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SOVERATO
Un fine Settimana ricco di Eventi
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Cosa verrete a vedere il 17 Luglio prossimo a Soverato Antica
POLIPORTO
(La leggenda di Eutimo e Caritea)
Dramma epico di Ulderico Nisticò; regia di Antonio Pittelli; scenografia di Franco Papini, Rocco Paparazzo, Nadia Abruzzo, Gianni Sangiuliano; coreografia e costumi di Carlos Aguero e Maria Grazia Sestito; coro il Mosaico di Ida Raynal; il gruppo di attori e collaboratori di Resurrexit 2009.
Area archeologica di Soverato Antica, 17 luglio 2010, ore 17,30; ingresso libero.
I Siculi celebrano un funerale sul colle; giungono gli Ateniesi del re Menesteo, già fondatore di Scillezio, per conquistare altre terre. Si scatena un violento conflitto, placato dagli dei Italo e Pallade Atena. Viene fondata una città che si chiamerà per mille anni Poliporto, poi Suberatum e Soverato. La gioia del nuovo popolo viene turbata dal risveglio del demone Polite, che, molti anni prima ucciso per l’offesa della giovane Albula, e rimasto insepolto, pretende il sacrificio di una fanciulla. Così vuole l’oracolo di Caramante, spiega Oplomaco, il banditore sacro. Si tenta invano di ingannare gli dei scegliendo la schiava Melicra; e bisogna offrire la più bella della città. Caritea, vincitrice della triste gara, sfida orgogliosamente ad ucciderla Polinoeto, Eustorgio, Filostrato, Veturio, Anactoria, Molone, Dictinna. La sorte designa l’arconte Aristomaco. Sopraggiunge Eutalia, madre di Caritea, lamentando con forza la sorte sua e della figlia. Il popolo, commosso, si rifiuta di uccidere la fanciulla. Plutarco, straniero di Locri, promette l’intervento dell’eroe Eutimo, e vengono inviati messaggeri a cavallo. Tre giovani guerrieri decidono di affrontare il demone. Li accompagna il vecchio Soterio. Quando questi torna da solo, narra la loro orribile morte all’invasata. L’arrivo di Eutimo restituisce speranza. L’eroe, illustre per aver vinto tre Olimpiadi e aver combattuto contro Crotoniati e Bruzi, chiede in premio Caritea, di cui, a vederla, si è innamorato: alla sua vita felice manca, infatti, l’amore. La gloria di Eutimo; il matrimonio; la discesa di Giove, Nettuno, Italo e Atena; la creazione dell’ippocampo; gli auspici per l’avvenire di Poliporto Soverato riempiono lietamente la scena. Abbiamo ritenuto, con bell’anticipo, di chiarire a tutti i concittadini e agli altri amici quanto sarà rappresentato il 17 prossimo, e quanto qui segue è il risultato di un ampia chiacchierata con l’autore, il quale si è dichiarato disponibile anche ad ulteriori commenti. Dopo il dramma sacro di Sabato Santo 2009, che ha interpretato originalmente la Passione e Resurrezione di Gesù, lo stesso gruppo umano e di lavoro ha deciso di mettere in scena le origini storiche e mitiche di Soverato. Ciò fa di POLIPORTO (La leggenda di Eutimo e Caritea) un dramma epico nel senso filologico del termine. L’autore ha fatto appello alla sua attività di storiografo anche di stora locale, (si può leggere, fra l’altro, il capitolo “Tre millenni” del volume Soverato della Rubbettino, dovuto allo stesso Ulderico Nisticò e ad Elisa Nisticò. Fu ipotesi di don Gnolfo che le grotticelle di località San Nicola attesterebbero la presenza del popolo dei Siculi, che, commenta Nisticò, secondo Tucidide esisteva ancora nell’attuale Calabria nel V secolo a. C. Di un insediamento di età grecoromana, che chiamiamo Poliporto, emergono a tratti dei resti nella stessa località. Questa è, con buona probabilità, la storia documentata. La creazione poetica del dramma chiama in causa il re e dio Italo, di cui parlano Tucidide, Aristotele e Dionigi di Alicarnasso, e che diede il nome all’Italia; e l’eroe ateniese Menesteo, cantato nell’Iliade e fondatore mitico di Scillezio (l’area archeologica di Roccelletta, Scolacio romana). Dalla guerra tra questi e i Siculi che nasce un nuovo popolo, e fonda Poliporto. La guerra, ricorda Nisticò, secondo Eraclito è madre di tutte le cose. Alla nuova città il dramma attribuisce istituzioni e costumanze ateniesi, donde un arconte re, un arconte eponimo e un arconte polemarco, e il culto della dea Atena; e costumanze e nomi siculi, che, in difetto di conoscenze su questo popolo, trae dalla storia romana arcaica: infatti, i Latini sono una diramazione dei Siculi nel loro scendere verso l’isola. Troviamo perciò nomi greci come Polinoeto (ve lo ricordate?), Melicra, Caritea, Eutalia... e nomi latini antichi come Malcolnia, Albula, Silvia, Mevio... Il mito di Eutimo, narrato da Strabone e Pausania, ha in verità luogo tra Locri e Temesa sul Tirreno. Una lettura errata di manoscritti di Plinio indusse gli storici calabresi rinascimentali ad intendere come Ancinale quel fiume Kaikìnos e Caecinus, di cui Eutimo era ritenuto figlio, e che in verità scorreva tra Locri e Reggio! Ma ormai da trent’anni Eutimo è stato assunto nel patrimonio popolare di Soverato, e, per usucapione, ce lo teniamo! Del resto, e ad onta di una pedantissima mentalità scolastica, la poesia è libera di inventare quello che le pare! Eutimo, che è una figura storica di pugile olimpionico, divenne già un eroe, battendosi contro il demone Polite o Alibante e salvando la fanciulla destinata al sacrificio. Nisticò le assegna il nome di Caritea. Il tema di Eutimo si intreccia dunque con la fondazione di Poliporto. L’autore approfitta dell’occasione per chiarire un punto cui tiene molto: la leggenda di Polite è l’unico accenno che degli autori classici fanno ad un passaggio di Ulisse dalle nostre parti, per altro con sue navi e senza fondare nulla, e tanto meno incontrare Feaci! POLIPORTO è opera di letteratura, e va intesa come tale. La poesia si giudica dalla capacità di commuovere o turbare, dunque dalla creazione di figure umane e dal loro linguaggio. Il dramma, essendo epico, sarà espresso con stile omerico: frasi sintetiche, ricche di immagini e con il minimo possibile di parole, e assenza assoluta di termini astratti. Il linguaggio è tuttavia sempre comprensibile a chiunque. Nisticò ci informa che, secondo una normale consuetudine dei poeti classici docti, ha disseminato l’opera di citazioni di poeti greci e latini; e sarebbe simpatico che qualche collega o studente si prendesse il divertimento di scoprirle! L’opera è resa possibile dalla collaborazione di quasi duecento persone, tra attori, coro, danzatrici, banda, quartieri e ogni altra forma di intervento. Ed è questo, al di là del valore poetico, il grande valore morale di POLIPORTO. In una Soverato molto disgregata, e in cui radicate realtà sono state deliberatamente dissolte, creare un gruppo di amici, questo è il grande merito del teatro, e di Tonino Pittelli soprattutto! Antonio Maria di San Luca |
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