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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

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SPIAGGE VUOTE E LE STATISTICHE DI MAB

  


 La fata regina Mab di Romeo e Giulietta vaga a spargere il sonno e i sogni, a ciascuno secondo quello che vuole sognare: alle fanciulle un bel marito, ai guerrieri glorie e feudi, agli abati prebende e benefici... A Soverato, sparge ogni estate il sogno che “c’è stato un aumento dei turisti”. Siccome io, purtroppo, con Mab ho pessimi rapporti, e, se è vero che sogno e metto per iscritto i miei sogni letterari, so distinguere la realtà dall’onirico. L’onirico è che i turisti sono venuti, anzi di più; la realtà è che a luglio e fino ai primi di agosto non c’era un’anima; a fine agosto e in questo desolato settembre, peggio. In quelle due settimane di confusione, beh, tra i paesani, i parenti, gli emigranti di ritorno (sempre più scarsi) e il flusso, qualcosa ci fu: il 10% della potenzialità.

 Alcuni alberghi possono vantare una buona stagione. Ma quanti alberghi ci sono a Soverato? Un totale ufficiale di meno di 400 posti letto, compreso quello di fatto chiuso, vista sul mare. Non hanno rilevanza statistica, anche se fossero pieni da Capodanno a San Silvestro!

 Insomma, il turismo è una risorsa sfruttata al minimo. Ora, statevene tranquilli: io non cadrò nella comoda trappola calabrese che più calabrese non si può, di cercare “di chi è la colpa”. Cerco la causa, la quale è, in tacitiana sintesi, la seguente: a Soverato l’idea di turismo è quella degli anni 1950, cioè il mare, il mare, il mare; e, per la sera, “una passeggiata sul Lungomare”; tutta roba superata, da museo del turismo, da film “I vitelloni”.

 Roba comoda, però, per chi la pratica: bastano un lido con ombrelloni datatissimi, una spiaggia, un mare senza alcuna attrezzatura (negli anni 1960, almeno, si facevano le gite in barca!), ristoranti e pizzerie senza grandi pretese, e un grammofono ad alto volume detto pomposamente discoteca.

 Più la rovina e peste del turismo soveratese, gli appartamenti fittati in nero e nelle condizioni approssimative che conosciamo; e liberi da ogni controllo di ordine pubblico, compresa la carta d’identità dei provvisori occupanti.

 Morale, bisogna cambiare. Inutile intervenire sui flussi balneari: quelli, per i quindici giorni suddetti, camminano da soli, o che la sera si svolga lo spettacolo più bello del mondo, o che non si faccia assolutamente nulla. Interveniamo sulle altre innumerevoli forme di turismo, a noi Perlacei dello Ionio rigorosamente ignote! Ovvero:

-          turismo della terza età, da offrire per le due mezze stagioni che qui da noi sono generalmente splendide;

-          turismo culturale: Soverato è al centro di ogni comodo itinerario, da Stilo Gerace Locri a Crotone S. Severina a Tiriolo Taverna a Serra Mongiana; e poco distante da Reggio, Cosenza, Altomonte, Rossano. Basta tappare la bocca con museruola a tutti quelli che campano sull’antimafia e mostrare della Calabria un’immagine nobile e allettante: e senza inventare Enea, Ulisse, Templari e altre bufale; ci basta e ci avanza la storia. Domanda: a quanti di passaggio è mai stata mostrata la Pietà del Gagini? Risposta, lacrime.

-          turismo religioso: devo ripetermi su Torre Ruggero e il miracolo avvenuto in contemporanea con Lourdes, e fatto passare sotto silenzio? Letteralmente, sotto silenzio!

-          turismo di salute e termale: siamo nei pressi di Antonimina, Galatro, Caronte; solo che la sera, via, Soverato qualcosa di meglio offrirebbe ai pazienti;

-          turismo congressuale, se adoperiamo intelligentemente l’ex Quarzo ex Comac.

 Così c’è da lavorare per molti, e rinsanguare il morente commercio. Chi deve adoperarsi? Tutti, anche le pubbliche autorità, ma in testa quelli che ne hanno maggiore interesse: gli operatori turistici. Quelli veri e professionali, non a tempo parziale!

 Ulderico Nisticò

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