|
|
SoveratoWeb.Com - Il Portale di Informazione del Soveratese |
SPECIALI PAGINA LIBERA |
Turbolenze emotive...
Bisogna partire da
un principio: chi usa l’ironia nelle sue considerazioni deve essere
in grado di accettarla quando, l’ironia, la subisce. In quest’ottica
accolgo simpaticamente lo sfottò di Michele Amadori su quelle che
sarebbero le mie reazioni quando sento nominare il mitologico
professore. Ed in questo senso lo rassicuro del fatto che non mi
sento offeso per quello che ha scritto, né sono sobbalzato quando
gli è sfuggito di nominarlo… . Francesco Raspa P.S. Non ho mai pensato che l’Amadori facesse parte dell’artiglieria… e comunque la cena sono dispostissimo ad offrirgliela. |
Risposta al sig. Amadori
Direi che il
commento da Roma di Michele Amadori è piuttosto riduttivo (Articolo
di Michele Amadori... n.d.r.). Fermo restando che
rispetto il diritto di tutti ad esprimersi non so la ragione che lo
spinge a credere che io “mi nasconda”. Non ho capito da cosa. Al
contrario mi sembra di essere estremamente esplicito. Non scrivo
l’esatto contrario di ciò che scrive qualcun altro. Scrivo ciò che
penso. L’esatto contrario è in questo. Volevo anche tranquillizzare
il simpatico Michele: io non mi sono mai sentito in difficoltà.
Proprio per niente. In difficoltà, semmai, si è trovato chi ha
dovuto ricorrere all’artiglieria. Ho le spalle larghe. Non mi serve
la “claque”. Chiedo, però, ad Amadori, di riflettere su alcune cose.
Ha letto l’ultimo scritto del mitologico professore? Ha osservato
quello che ha scritto su Soverato? Paese senza socialità
e senza politica, dormitorio di passacarte che se un qualche
interesse hanno al mondo a parte lo stipendio, ce l’hanno altrove.
Cosa ne pensa, signor Amadori? Non trova terribilmente offensivo
sostenere che i cittadini di Soverato non abbiano alcun interesse al
mondo? Lei ritiene che Soverato ed i cittadini di Soverato, con
tutti i limiti (e qualche virtù) meritino di essere continuamente
sbeffeggiati da questo signore? Lei pensa che nella nostra città
siamo tutti così stupidi e insignificanti e che l’unico sveglio e
intelligente, ricco di interessi, sia lui? Perché io conosco persone
interessanti, intelligenti, simpatiche, ricche di interessi che
devono passare per passacarte e ventisettisti solo ed unicamente
perché non vanno a battere le mai ai convegni del mitologico proff?
Le pongo una seconda questione. Che rapporto c’è tra il giudizio che
il mitologico proff esprime in continuazione su Soverato e i suoi
abitanti e le opere in cui il professore scrive di Soverato? My Land
è un film che parla della positività della nostra città o racconta
di passacarte, ventisettisti pigri che vivono senza socializzare e
non hanno altro interesse che lo stipendio? Perché se il mitologico
proff è coerente di questo dovrebbe raccontare in My Land. E pensi a
quello che ha scritto Paparazzo a proposito del libro L’Ospite.
L’ultima parola del romanzo è Soverato. Chi ha mai dedicato un
romanzo a Soverato? Chi ha mai pennellato una galleria di personaggi
umana, incisiva e profondamente popolare nella produzione culturale
della nostra cittadina? Ma l’ultima parola di cui parla
Paparazzo è Passacarte? O Ventisettisti? E’ questa la galleria umana
di personaggi che sono descritti nel libro? Francesco Raspa |
La gelosia della Signora
Sono d’accordo con la signora
Camobreco (Articolo di Vittoria
Camobreco... n.d.r.). Se Brakhage, Snow, Chodorov o Bill
Viola ci sentissero e ci leggessero… ci schiaffeggerebbero
solennemente. Infatti, suppongo farebbero partire sonori schiaffoni
in direzione di oratori del tipo: “I soldi dei soveratani non
vadano a forestieri”. Lo dice la stessa signora che ci sono “carovane
di attori e registi e produttori di ogni dove che su contratto si
spostano ora da Cosenza per scendere a Tropea, andare a Reggio,
tornare a Soverato…”. Infatti l’arte non ha confini e un
artista ha il diritto di esprimerla in ogni dove. Se poi ci sono
provinciali che temono i forestieri, giustamente, ciò fa ridere.
Sono d’accordo anche sul fatto che non è molto
carino attaccare e isolare, come fanno taluni intellettuali
di contrada calabresi, che temono di essere oscurati dai forestieri.
E sono d’accordo con la signora quando dice che il
buon Paparazzo non merita lo scherno di cui è stato oggetto…
perché neanche il buon Calabretta meritava di essere oggetto di
scherno. Francesco Raspa |
Le ragioni di una polemica
Il buon Maurizio Paparazzo dice di essere stato spinto a scrivere su Soveratoweb perché ho aspramente criticato Ulderico Nisticò. Ed è intervenuto a ricordare il ruolo culturale dell’illustre concittadino. Forse, a Paparazzo è sfuggita la ragione del mio intervento, nato perché il mitologico professore ha aspramente criticato l’ottimo Gregorio Calabretta, di cui ha detto:
Mi dica, il buon Paparazzo, questo è un delicato
intervento critico di un esperto di teatro? Non è forse un attacco
“aspro”, poco elegante, molto arrogante, e piuttosto acidulo? Mi
dica, il buon Paparazzo, forse un intellettuale affermerebbe mai che
i soldi dei soveratani non debbano andare a forestieri? Francesco Raspa |
My Land al Magna Grecia Film Festival?
Comincio col dire una cosa molto evidente. Il buon Paparazzo, solo adesso e solo su mia esplicita richiesta, ha espresso il suo parere sul tema del MGFF. Prima è stato in religioso silenzio. Poi, non bisogna cadere nell’errore di credere che se giro un film a Soverato e sono di Soverato ne consegue che ho prodotto un capolavoro. Non bisogna pensare che l’opera d’arte sia più bella se è prodotta da un indigeno o da un nostro amico. L’opera d’arte è bella o brutta in sé. Pertanto un buon film girato a Bolzano e presentato a Soverato resta un buon film. Se un brutto film girato a Soverato, viene presentato a Soverato, resta un brutto film. E viceversa, ovviamente. Solo una mentalità provinciale può pensare il contrario. Ed è sempre una mentalità provinciale quella che ritiene che una direzione artistica o un qualsivoglia progetto, se non è realizzato da un artista del luogo, o del comune, sia un furto ai danni dei cittadini, o sia una cattiva opera perché frutto dell’arte di un forestiero. Se il direttore artistico del Magna Grecia Film Festival non ha inserito le opere del buon Paparazzo nella sua manifestazione, sarà stato per due motivi: o erano brutte, o vi erano opere più belle delle sue. Tutto qui. Lo so che è indelicato dirlo, ma bisogna accettare l’idea che quello che facciamo non sia sempre bello come noi pensiamo. Anche se, mi rendo conto, dispiace. Non è un caso che molti attori, arrivati sconosciuti a Soverato, sono divenuti in seguito famosi (pensate a Ravello che ha interpretato Pantani). Non è un caso, che i film vincitori del festival, girano tutti su Sky. E non è certo meno importante che attori e registi famosi e bravi siano venuti a Soverato. Ma ciò che è veramente strabiliante
è leggere che My Land, diretto da Paparazzo e scritto dal
mitologico Ulderico è stato proposto come film fuori concorso. P.S. E’ inutile che il buon Paparazzo si scusi con i lettori per ragionare di cose di cui farebbe volentieri a meno. Se proprio crede, non ci ragioni. I lettori, liberamente, scelgono se leggere o meno. E’ un principio di democrazia e di libertà di espressione. Gli adulatori, riflettano. |
Il mitologico professore
Se il buon Maurizio Paparazzo vuole rendere
mitologica la figura del Nisticò, nessuno glielo può certo impedire.
Se ritiene che la “comunità” debba ringraziarlo… lo ringrazi. E la
“comunità” di “ventisettisti” e “passacarte” così
aristocraticamente disprezzata, gliene sarà, a sua volta, grata.. E
non ho certo coniato io tali, garbate definizioni. Le ha scritte
lui. E’ sufficiente leggere i suoi articoli. O ascoltarlo nella sua
trasmissione. E, se qualcuno volesse approfondire, potrebbe
rileggere quello che ha scritto a proposito dei parcheggi a
pagamento a Soverato, quando si dimostrava ben contento di eliminare
dalle spiagge di Soverato i turisti “mordi e fuggi”. Di tutti quei
forestieri dei paesi limitrofi a Soverato, che venivano ad
“invadere”, d’estate, la nostra comunità. Ricordate i commenti del
nostro mitologico professore? Rileggeteli. E siatene “riconoscenti”. Francesco Raspa |
Giornalismo intelligente e puntuale...
Giornalismo intelligente e puntuale. Quale? Quello di “Sport e turismo”. Perché? Perché dedica un servizio alla Super Pigghiata. Invece, Rai tre, no. Rai Tre non fa servizi intelligenti e puntuali. Si concentra sui fatti di Cosenza. Ed accenna soltanto ai fatti del nostro territorio. Questo è il metro di paragone di un servizio giornalistico intelligente e puntuale. E poi, scopro, che la Super Pigghiata compie gli anni. L’11 Aprile compie un anno. E che è? Una bambina? Non ho mai visto, né sentito una cosa del genere. Ci vuole un evento di straordinaria (o drammatica) importanza perché venga ricordato ogni anno. Lo sbarco del primo uomo sulla luna. L’elezione di un pontefice. Una scoperta scientifica. Un evento storico che cambia il mondo come la Rivoluzione francese, la caduta del nazifascismo, la Liberazione… . Questi eventi compiono degli anni. Hanno lasciato il segno. Uno spettacolo, sacro o profano che sia, o si ripete nel tempo, ed allora diciamo che è alla seconda, sesta, ottava edizione, oppure una volta accaduto, è accaduto e basta. A Petrizzi, qualora facciano la Pigghiata, diranno che è il ventesimo anno che la rappresentano, ma se non la rappresentano più, non stanno a dire che l’evento che non si fa compie gli anni. Insomma, la solita autocelebrazione. Col rischio di dover leggere l’11 Aprile del 2020 che la Super Pigghiata ha compiuto 11 anni. E chi non lo ricorderà e non ne scriverà, farà del giornalismo cretino e impreciso. Comunque, le celebrazioni sono celebrazioni. Omaggiamo, pertanto con un mazzo di fiori il luogo dove è avvenuto il dramma… Francesco Raspa |
Argomentazioni maldestre?
Io non uso argomentazioni maldestre. Infatti sono molto puntuali. Come è mio solito fare. E lo si può dimostrare in tanti modi, scegliendo solo alcune delle contraddizioni che nascono dalle “parole in libertà” del nostro nobile concittadino (il Nisticò) che ritiene le critiche nei suoi confronti un reato di lesa maestà. Ecco cosa non è maldestro:
Bene, mi auguro che il nostro colto e saggio e
pluridecorato concittadino soveratano non se la prenda troppo per
questa mia bravata. Se si fosse offeso gli chiedo subito scusa, non
c’erano cattive intenzioni, ho solo marcato un po’ dei suoi
comportamenti, ripetuti e continui. Ma è chiaro che una persona non
sempre si rende conto di come si comporta (neanche io, ovviamente) e
se poi, invece di avere amici critici ha una corte di adulatori, bè…
è impossibile che abbia coscienza delle continue scuffiate
(usando un termine velico). Francesco Raspa |
La seduzione degli adulatori
Il problema del Nisticò è quello di credere di avere un pubblico di adulatori pronto a battere le mani ed a fargli i complimenti qualunque cosa dica, qualunque cosa faccia. Quel pubblico che uscendo da teatro lo va a cercare per dirgli: “Ah… stasera, sapessi che strazio! La tua arte, quella sì che è di tutt’altra stoffa!”. In quest’ottica posso anche capire che una persona normale, si convinca di essere eccezionale. E’ dunque del tutto naturale l’irritazione profonda che gli deriva quando qualcuno prova a farlo scendere con i piedi per terra, sottolineando che può anche dire sciocchezze. Sciocchezze, peraltro, che elargisce di proprio pugno, senza neanche bisogno che qualcuno le riporti. Perché quando scrive determinate cose… le scrive lui, mica gli altri. Piuttosto curiosa è poi la tecnica di dire che, poverino, non lo capiscono. Ma l’italiano è l’italiano ed una serie di parole messe assieme formano una frase, un periodo, una affermazione chiaramente leggibile a tutti. Pertanto scrivere: “Farebbe bene a ricordarsi ( l’attuale amministrazione) che politica culturale non significa prendere i denari soveratani ed elargirli a qualche forestiero”…vuol dire esattamente questo. Cioè: La politica culturale di Soverato va assegnata a chi è di Soverato. E non vanno elargiti soldi a quelli di Montepaone, Satriano, Gasperina, Davoli, San Sostene, Sant’Andrea, Badolato, Guardavalle… . Mi auguro che i sindaci e gli assessori alla cultura di questi comuni, quando avranno in mente di fare una conferenza su un qualche evento storico del luogo, si ricordino di queste affermazioni e non invitino storici “forestieri”. Il Nisticò compreso. Che è di Soverato ed a lui non toccano i soldi dei davolesi, per esempio, ma solo quelli dei i soveratani. Lasci quelli di Davoli ai davolesi. Anche perché, non essendo egli un genio, cioè un uomo che lascia il segno per quello che dice e che fa, non gode neanche delle franchigie accordate agli uomini di intelletto fuori dal comune (quelli sì, dice lui, possono andare a prendere i soldi dei soveratani…). Se il Nisticò cerca di parare gli effetti delle “parole in libertà” con elucubrazioni successive agli articoli, è evidente a tutti che sta solo cercando di salvare la faccia. Sia chiaro, evidente alla platea di libero pensiero, non a quella degli adulatori di professione. A quelli che escono dal teatro o da una qualunque manifestazione in cui non c’è lui, per dirgli: “Ah… ci fossi stato tu!”. Suvvia Nisticò, lei è uomo colto, non si lasci sedurre da così poco. Francesco Raspa |
Gregorio Calabretta e i "forestieri"
Conosco Gregorio Calabretta, e di lui apprezzo la sobrietà, il buon senso, la passione nelle sue attività, la competenza, la qualità dei suoi lavori. Mi risulta che la stagione teatrale, a Soverato, sia un grande successo, ma anche a volere essere modesti, pare sia decisamente migliore di quella precedente. In quanto autore di teatro, Gregorio Calabretta, è scrittore di buon livello, e sebbene io non ami particolarmente la recitazione in dialetto, ho ancora impressa nella memoria una stupenda rappresentazione estiva nell’area del parco archeologico di Scolacium, in cui mise in scena un “Malato immaginario” divertentissimo nell’intreccio e gustosissimo nei dialoghi. Un pubblico straripante applaudì a scena aperta attori e regista. Calabretta interpreta il teatro anche in chiave pedagogica, in quanto occasione per raccontare le realtà locali o mezzo per valorizzare le persone. Qualche anno fa ci siamo ritrovati insieme a lavorare come insegnanti presso l’Istituto Penitenziario di Siano, a Catanzaro. Eravamo nella sezione definita “Alta sicurezza”. E fu proprio lui, che organizzò con i detenuti un piacevole spettacolo teatrale in cui recitavano oltre ai detenuti, gli insegnanti stessi. Ricordo ancora l’emozione che quella esperienza generò tra quelle persone, che, pur avendo alle spalle storie personali e giudiziarie molto pesanti, fecero qualcosa che nella loro vita non avevano mai fatto. Durante le prove tutti erano coinvolti dalla sensazione di fare qualcosa di molto importante. Ed io ho ammirato la forza e la determinazione di Gregorio Calabretta. Se è vero che il carcere ha anche una funzione rieducativa, evidentemente, lui l’aveva interpretata nel modo migliore. Io non ritengo che Gregorio sia uno dei massimi rappresentanti del teatro italiano. Né credo che abbia cambiato la storia del teatro in Italia. Ma è un autore che lavora con qualità e questo può avvenire senza passare dai libri di storia. A livello regionale è certo uno degli autori più proficui, apprezzati e, permettetemi, migliori. Riguardo le considerazioni del Nisticò (vai all'articolo ... n.d.r.) , è chiaro che ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni. Detto questo, però, non è possibile tacere di fronte alle conclusioni del suo articolo, quando dice: “Farebbe bene a ricordarsi (suppongo l’attuale amministrazione) che politica culturale non significa prendere i denari soveratani ed elargirli a qualche forestiero” . Roba da brividi. Vi rendete conto? Un uomo che si definisce autore di teatro, critico teatrale, scrittore e chissà cos’altro…(dimenticavo, insegnante) dice che i soldi dei soveratani vanno dati ai soveratani. Come a dire, Strehler, che non era di Milano, ha rubato i soldi ai milanesi perché ha diretto il “Piccolo” per anni e anni. Come a dire che se a Catanzaro qualcuno offrisse la direzione del teatro a Dario Fo, l’amministrazione comunale dovrebbe negargliela… perché non è di Catanzaro… . Come a dire che il maestro Riccardo Muti, che non è di Milano, non aveva diritto a dirigere l’orchestra de “La Scala”. Come a dire che tutti quelli che hanno lavorato e preso soldi alla “Super Pigghiata” (Resurrexit) e non erano di Soverato, hanno rubato i soldi o non avrebbero avuto diritto a partecipare all’evento. L’affermazione, oltre ad essere tragicamente deprimente, in verità, mette a nudo ben altre intenzioni ed interessi. I soldi dei soveratani dateli a qualcuno che è di Soverato. Un uomo di cultura non ragiona cosi. Gli Illuministi, nel Settecento, avevano creato il primo stato sovrannazionale di libera aggregazione che fosse stato mai realizzato nel mondo: gli uomini di cultura facevano parte di una unica nazione ideale per via del loro ruolo e dei loro interessi per la crescita della società europea. Si parlò di “cosmopolitismo”, cioè di “cittadini del mondo”. E invece? Arriva il Nisticò e dice: “I soldi dei soveratani ai soveratani”. Ma cosa sta succedendo? Qualcuno vuole pensare ad una epurazione etnica? Qualcuno vuole che i soveratani governino su tutto e gli altri stiano a guardare? Chi ama Soverato è soveratano. Chi fa qualcosa per Soverato è soveratano ed ha il diritto di affermare le proprie capacità come chi è anagraficamente di Soverato. Ma veramente si può affermare che una persona di Satriano, Chiaravalle, Badolato o Montauro sia da considerare forestiera? Siamo impazziti? E’ chiaro che c’è dietro, come direbbe Berlusconi, un “progetto”. E, a ragionare, si sta delineando con sempre maggiore chiarezza. Proprio sulle pagine virtuali di Soveratoweb. Provate a leggerle con attenzione ed a rifletterci. Francesco Raspa |
Soverato Web non è responsabile del contenuto degli Articoli Pubblicati |
SoveratoWeb.Com - Il Portale di Informazione del Soveratese
|