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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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TOTTI VUOLE FARE IL PORTIERE, E IL TEATRO
Se Gregorio Calabretta, per altro degnissima persona, mi avesse dato ascolto, stamani non avrei io dovuto sentire dei commenti esterrefatti da parte dei poveri spettatori che venerdì 12 sono usciti dal teatro senza un applauso (a parte la claque), e borbottando cose poco lusinghieri. Ma non mi ascolta nessuno, e quindi nemmeno lui. Cosa gli avevo consigliato, io? Semplice: acclarato che Gregorio Calabretta sa benino recitare ma non sa scrivere testi, sarebbe meglio che non scrivesse testi e si limitasse a recitare. Infatti i di lui testi sono scarsi di trama, privi di sorprese teatrali, inutilmente lenti; il suo dialetto è depurato da ogni energia espressiva; e l’italiano è scolastico e senza alcuna fantasia. Aggiungiamo il peggio: un tono moralistico, buonista, predicatorio. Ora, immaginate un allenatore che ragioni così; siccome Totti è un ottimo attaccante, lo mettiamo in porta. Che ne pensereste, voi? Che non sa fare il suo mestiere. Vi basta, l’esempio? Pertanto sarebbe il caso di evitare esibizioni di così modesto livello, contentandosi, il nostro ottimo ospite divenuto direttore artistico, ad organizzare il lavoro delle altre compagnie. O, volendo recitare, trovare testi di più esperti autori. Un corollario: quanto precede è critica letteraria e teatrale, della quale ho pienissimo diritto e come professore di lettere, e come autore di teatro (Il Giulivo, Premio Firenze Fiorino d’oro 2004; o Resurrexit...); e come amante del palcoscenico quando ne vale la pena; e come cittadino della Soverato che, alla fine, paga. E che farebbe bene a ricordarsi che politica culturale non significa prendere i denari soveratani ed elargirli a qualche forestiero. Ulderico Nisticò |
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