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Ludwig von Mises, uno scienziato e un uomo esemplare
Com’è universalmente riconosciuto, Mises non è stato solo un grande economista, che ha dimostrato, già nel 1922 con il suo monumentale “Socialismo”, l’impossibilità del calcolo economico in regime di economia pianificata, ma, soprattutto, uno degli scienziati sociali di maggior rilievo del XX secolo, la cui opera, come pure evidenziato in occasione della tavola rotonda al Mises’ Day, ha una articolazione assai estesa, che permanentemente interseca ogni campo delle scienze sociali. In particolare, lo scienziato austriaco si è confrontato con i grandi problemi del suo e del nostro tempo, riassumibili nella lotta tra società libera e i suoi nemici: socialismo, nazismo, fascismo, interventismo. E li ha affrontati col respiro del grande pensatore, con un passo più da Ottocento che da secolo breve. Mises è anche l’autore de “I fallimenti dello Stato interventista”, de “Lo Stato Onnipotente”, di “Liberalismo” e, last but not least, de “L’Azione Umana”. Gli insegnamenti di Mises estendono la loro validità anche nella decifrazione delle ragioni della crisi che stiamo vivendo, che non è affatto imputabile al mercato, come, del resto, abbiamo più volte sottolineato, con rigore scientifico, nella rivista Liber@mente. Murray Newton Rothbard, allievo di Mises, ha utilizzato (ne “La Grande Depressione”, recentemente pubblicato in Italia da Rubbettino) la teoria austriaca del ciclo economico, la cui compiuta formulazione si deve proprio allo scienziato austriaco, per spiegare la crisi del ’29, che è stata il prodotto di una prolungata “inflazione del credito”, associata a un’estesa gamma di misure interventistiche che, adottate nel presupposto di evitare la crisi o di uscire da essa, l’hanno invece resa più profonda. È stata allora alimentata una dinamica in larga parte identica a quella che stiamo vivendo. Ciò significa che la crisi del ’29 e quella attuale non sono il prodotto del “perverso” sistema capitalistico, ma delle manipolazioni e degli interventi che hanno impedito ed impediscono al mercato di correggere gli errori e di attivare le proprie potenzialità. Il pensiero di Mises, è pure risaputo, ha altresì influenzato intere generazioni di studiosi, tra i quali gli italiani Bruno Leoni e Luigi Einaudi, quest’ultimo poi diventato Presidente della Repubblica, e che in questa sede vorrei piuttosto ricordare come critico di Benedetto Croce. Einaudi, utilizzando gli strumenti teorici elaborati dalla tradizione austriaca, ha validamente confutato la tesi crociana, secondo cui è possibile realizzare il liberalismo politico senza il liberalismo economico; una tesi che è estranea alla tradizione liberale classica e del tutto forviante. Si tratta infatti di distinzione priva di supporti scientifici, che presume di poter rompere il legame indissolubile tra libertà economica e libertà politica. I mezzi economici servono tutti i fini e, pertanto, nessuna libertà di scelta da parte degli individui può realizzarsi laddove gli stessi mezzi siano detenuti monopolisticamente dalle autorità politiche. È evidente quindi che non si può avere libertà individuale senza la proprietà privata, che sta alla base della libertà economica. Quanto a Marx, si è occupato di ben altre cose. E non è il caso di perdere tempo con ferri molto arrugginiti. Né le tesi misesiane possono essere ritenute delle “risciacquature” di autori precedenti. Il socialista Oskar Lange ha dato più di ognuno merito a Mises della fondatezza dei problemi sollevati. E Friedrich von Hayek, premio Nobel per l’economia nel 1974, lo ha definito «il maestro di tutti noi». Anche la vita di Mises è stata esemplare. A causa del nazismo, e per sfuggire alle persecuzioni contro gli ebrei, egli è stato costretto, in quanto ebreo, a rifugiarsi in Svizzera, a Ginevra, nella primavera del 1933; e poi, all'inizio degli anni ‘40, ad oltre sessant’anni d’età, ha dovuto trasferirsi con la moglie, Margit Herzfeld, negli Stati Uniti d’America, ove ha dovuto affrontare periodi di gravi difficoltà. Basti pensare che per oltre due anni i coniugi Mises non hanno avuto una vera casa, e hanno dovuto spostarsi da un albergo all'altro, vivendo dei loro risparmi. Alla luce di quanto prodotto scientificamente e dell’esemplarità della vita, è indiscutibile che la figura di Ludwig von Mises meriti grande risalto e considerazione, ammirazione sincera, affrancata da preconcetti ideologici o politici. Il che si deve a tutti coloro che assurgono al rango di punto di riferimento per la vita altrui. Passando alla questione della presenza misesiana nella toponomastica di Soverato, dico subito di condividere le ragioni espresse dal Sindaco, non solo in questa sede ma anche in occasione dell’intitolazione della via, nonché quelle, veramente profonde, con le quali un’autorità come il professor Lorenzo Infantino ha salutato l’evento, pure richiamando le parole pronunciate da Pericle nella famosa orazione funebre riportata da Tucidide: «Atene è aperta al mondo; noi non cacciamo mai uno straniero...». Aggiungo solo che Soverato, anche intitolando una via a Ludwig von Mises, ha confermato ancora una volta di essere l’emblema di una città aperta, che da sempre accoglie persone provenienti da ogni luogo e dalle esperienze di vita, sociali e culturali più variegate. Ecco perché è stato del tutto naturale che la Fondazione “Vincenzo Scoppa”, da me presieduta, che ispira la propria attività ai principi del liberalismo classico ed è promotrice di numerosi eventi culturali, esprimesse pubblicamente la sua adesione all’iniziativa dell’Amministrazione Comunale di Soverato e decidesse, nello stesso tempo, di arricchire la circostanza con il Mises’ Day, una manifestazione culturale di rilievo, aperta a tutti, impreziosita dalla presenza di eminenti studiosi di fama internazionale e, anche, da una attinente piéce teatrale: cose queste che - è appena il caso di aggiungere - hanno ricevuto il plauso non solo dai partner, ma anche dai numerosi partecipanti, oltre che da media internazionali. Residua solo, in conclusione, un piccolo simpatico dubbio, originato dalle stesse parole del caro A. Pellegrino, nelle quali - ecco il dubbio - non riesco ancora a scorgere se i rilievi che ha inteso muovere abbiano riguardato l’intitolazione della via a Mises o piuttosto la manifestazione Mises’ day, promossa dalla Fondazione Scoppa. Mi perdonerà il predetto autore, ma è un dubbio spontaneo e legittimo, alimentato fondamentalmente da due motivi. Il primo riguarda il fatto che dell’intitolazione della via a Ludwig von Mises, già dai primi giorni del mese di settembre 2010, è stato dato grandissimo risalto sia a livello internazionale (v. ad esempio i contributi del Mises Institute o del Bastiat Institute), sia nazionale (v. gli articoli pubblicati su Il Giornale del 2 settembre 2010, a firma di Carlo Lottieri, e Il Riformista del 5 settembre 2010, a firma di Alberto Mingardi), sia regionale con i comunicati stampa della Rubbettino Editore, dei Giovani Imprenditori di Confcommercio, della rivista Liber@mente e della Fondazione “Vincenzo Scoppa”, e i numerosi articoli apparsi su La Gazzetta del Sud, Il Quotidiano, Calabria Ora e all’interno del social network Facebook e dei maggiori portali di informazione, tra cui SoveratoWeb, CatanzaroInforma, CentroCalabriaNews, USCatanzaro, CrotoneNotizie, e via dicendo. E, quando ciò è accaduto, non si è registrato alcun commento. Il secondo motivo nasce proprio dalle parole dello stesso A. Pellegrino, il quale più volte scrive di aver interpellato l’assessore alla cultura del Comune di Soverato, sul presupposto che si trattasse di manifestazione culturale mentre, se avesse inteso la mera intitolazione della via, avrebbe dovuto invece interpellare il Sindaco e/o, l’assessore alla viabilità, i quali hanno espresso l’atto deliberativo e preso parte al Mises’ Day, oltre alle altre manifestazioni culturali (per tutte: Liber@estate e il Premio Internazionale Liber@mente) realizzate dalla Fondazione “Vincenzo Scoppa” a Soverato. È un dubbio che comunque non sminuisce quanto è stato fatto per Soverato, assurta nell’occasione ai fasti della considerazione non solo nazionale. Né intacca in alcun modo il mio atteggiamento riguardo al promotore del dibattito su via Mises, il già citato A. Pellegrino, al quale esprimo il mio sincero rispetto, e che spero di avere gradito ospite già in occasione dell’inaugurazione della terza edizione della Scuola di Liberalismo di Catanzaro, il 21 gennaio 2011, con la lectio magistralis del prof. Lorenzo Infantino su: “Il liberalismo come limitazione del potere politico”. Sandro Scoppa Presidente Fondazione “Vincenzo Scoppa”
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