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Il mio articolo relativo all’ intitolazione di una via a Von Mises
mi dicono che abbia suscitato parecchie reazioni, ovviamente
negative, che sono legittime e che tuttavia mi pare si fondino su
una poco corretta interpretazione di quanto da me sostenuto nel
succitato articolo, nel quale non ho espresso alcun giudizio di
merito sul personaggio, anzi, ho confessato di non conoscerlo bene;
non ho citato il convegno organizzato sullo stesso, perché mi pare
non avesse alcuna attinenza con il ragionamento che ho tentato di
proporre. Un convegno relativo all’ economia è un’ iniziativa che
non può che arricchire la città, un momento di aggregazione
culturale che non mi sognerei mai di criticare ( e che infatti non
ho criticato). Per essere più chiaro, se invece di Von Mises , la
strada fosse intitolata a Von Moltke o a Walpole, avrei fatto lo
stesso ragionamento, che prescinde dal valore intrinseco del
personaggio. Walpole non ha alcuna attinenza con la nostra storia e
non reca meriti particolari per noi, tali da dovergli dedicare una
via. La stessa cosa vale per Von Mises, poi si può non essere d’
accordo con il mio ragionamento che , però, non va travisato o
volutamente interpretato in maniera errata. Nel mio articolo, ho
precisato che la scelta appare in contraddizione con un’ altra
scelta fatta dall’ amministrazione qualche anno addietro, quando si
volle intitolare una piazza che era Piazza Matteotti, a un noto
sacerdote che aveva operato in città contribuendo, con i suoi studi,
alla ricostruzione della storia della stessa, perché il sindaco
riteneva che bisognasse valorizzare i personaggi locali. Se il
sindaco ha cambiato idea va benissimo, libero di farlo, ma allora
istituiamo una via , un sentiero, una “ ruga” che rechi il nome di
Matteotti che – scusatemi se ho le mie idee – mi sta molto più a
cuore di Von Mises, che sarà stato un grande liberale, ma
purtroppo, io liberale non lo sono e , tendendo a sinistra , mi
ritrovo molto più con Matteotti, un uomo che ha pagato con la vita
il coraggio di essersi opposto alla dittatura, un esempio nobile di
antifascismo, lo stesso su cui si fonda la Repubblica italiana ! si
può dire che non mi piace l’ idea di intitolare una via a Von Mises
senza essere accusati di lesa Maestà e senza essere strumentalizzati
a fini politici ? poi , tanto di cappello per chi si adopera per
organizzare un convegno, per chi interviene, per Von Mises come
economista, ma non mi pare che meritasse la intitolazione di una via
nella mia città per i motivi che ho esposto. Mi sono permesso di
citare l’ assessore alla cultura perché l’ avevo contattata pensando
che fosse stata fra i promotori dell’ iniziativa, che è stata
propagandata come culturale; fosse stata assessore all’ ambiente non
l’ avrei citata, ma mi sembrava strano che un ‘iniziativa culturale
registrasse il mancato placet dell’ assessore alla cultura. La mia è
una polemica che si può definire culturale ( se mi passate tale
definizione), ma di certo non politica, per cui si può dissentire,
replicare, anche inveire contro la mia tesi , ma restando nell’
ambito della diatriba culturale, senza cercare di caricare di
significato politico le mie idee, magari contro qualcuno o pro
qualcuno. All’ interno dell’ attuale maggioranza siedono amici e
conoscenti che non ho mancato di elogiare pubblicamente quando hanno
fatto qualcosa che mi è sembrata degna, con lo stesso sindaco non ho
mai avuto problemi di sorta e ho anzi sempre sviluppato un dialogo
costruttivo, ma se ha potuto fare piacere alla maggioranza quando ho
elogiato alcuni suoi uomini o alcune sue iniziative, oggi , la
stessa, deve saper accettare una mia posizione critica rispetto a
un’ iniziativa che non condivido; senza il diritto di critica – in
genere - si scade nel conformismo e nel peggiore dei casi, nella
dittatura ; non mi esaltano né l’ uno , né l’ altra , per cui
critico quando lo ritengo opportuno, la destra e la sinistra ,
consapevole che esiste il diritto di replica e dunque prendano,
coloro che volessero esprimere la loro contrarietà alle mie tesi,
carta e penna e scrivano; il confronto, la diatriba e lo scontro
sono il segno che non tutto è morto, che non tutto si è appiattito,
che il pensiero è ancora vivo e che non esistono solo lacchè e
tirapiedi.
A. Pellegrino
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