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Siamo sempre alle solite, ci hanno provato più e
più volte e questa volta ci sono riusciti. Rimpiango sempre per quelle battaglie
quasi sempre vinte da Franco Nisticò che, fino ad un attimo prima della sua
morte, ha sempre fatto si che nel meridione fosse garantito un minimo di
servizio di trasporto pubblico, con i treni e i pullman, denunciando da sempre la
soppressione della linea jonica in cambio del trasporto su gomma, senza tener
conto degli inquinamenti e dei fior di milioni di euro da parte della comunità
europea per conto di ditte private a partecipazione pubblica di pullman che
potessero sostituire i famosi treni di lunga percorrenza.
Ah caro Franco ci vorresti tu in questi giorni se sapessi cosa i nostri
amministratori, anche politici hanno perpetrato ai danni di noi meridionali.
Hanno fatto si che ci fosse ancora una rapina, l'ennesima, che si consuma ai
danni del Popolo meridionale. Ciò che sta accadendo al nostro trasporto pubblico
è solo l'ultimo di una lunga serie di scippi perpetrati a nostro danno da quando
i "liberatori" in camicia rossa sono venuti a liberarci. (giusto per rimanere in
tema del 150 anni di soprusi)
Dopo averci infatti liberato del nostro oro, delle nostre banche, delle nostre
imprese, della nostra energia, del nostro paesaggio, della nostra identità, ma
soprattutto del diritto a un lavoro dignitoso e a una vita sana nella Nostra
Terra, questa volta ci tolgono perfino il diritto a quella parvenza di trasporto
pubblico che ci lesinano dal 1860!
Fino al primo luglio la situazione era questa: al nord un servizio pubblico
dignitoso con un prezzo X per il viaggiatore; al Sud un servizio di trasporto
pubblico da quarto mondo, quindi a un costo molto basso per Trenitalia, ma
sempre allo stesso prezzo X per il viaggiatore. Pertanto, se al Sud i costi per
Trenitalia sono inferiori ma gli introiti gli stessi che al nord, significa una
cosa sola: Trenitalia, ovvero lo Stato italiano, ottiene al Sud un profitto, un
surplus ricavato indebitamente sulle spalle dei viaggiatori meridionali.
Profitto che usa per garantire al Nord un servizio ferroviario di qualità.
Storia vecchia si dirà: la ricchezza del nord viene costruita da sempre
sfruttando ed espoliando il Sud (a tal proposito, leggasi articolo de L'Abate
Vella sulla "Monnezza" di Napoli).
Dal primo luglio la situazione diventa ancora peggiore. Trenitalia, con
l'appoggio della Regione Siciliana e quella Calabrese mette in atto
un'operazione camuffata dai soliti pretesti d'efficienza, ma che invece ha tutto
il sapore dello smantellamento d'un servizio essenziale per la vita del nostro
popolo.
Cosa ti combinano questa volta i nipotini di Cavour ? Qualcosa che ha
dell'incredibile. Qualcosa che solo una nazione assediata e piegata da uno Stato
straniero potrebbe lasciarsi fare senza battere ciglio. E cioè, in una terra
bisognosa di trasporti - come del pane - per potere sviluppare il proprio
turismo e la propria economia, lo Stato italiano, anziché darci più treni,
riduce il numero di quelli già esistenti, cancellando con un colpo di spugna i
treni a lunga percorrenza sulla tratta tirrenica dell'Italia,vendendoli per
aumentare il proprio fatturato ai paesi dell'est Europa e lasciandoci a noi
meridionali letteralmente col sedere per terra!
E come la compie questa rapina? Elementare Watson: come ha compiuto tutte le
altre, e cioè con la complicità della Regione Siciliana e quella Calabrese,delle
penne di giornalisti compiacenti che vorrebbero far passare per
"razionalizzazione dei trasporti" quella che invece si profila come l'ennesima
spoliazione ai danni di tutto il sud d'Italia
Cosa comporta nella pratica questo ladrocinio organizzato da un manipolo di
burocrati romani con stipendi d'oro e il cuore razzista? Ebbene, persi i treni
che portano direttamente a Milano, Torino, Venezia, Bolzano una buona parte dei
meridionali dovrà ora cambiare treno per forza di cosa a Roma per poi proseguire
il viaggio verso nord con i Frecciarossa che non sono per tutte le tasche.
Per la serie: Siciliani,Calabresi dove credete di volere andare? Non c'è posto
per voi tra le nazioni sviluppate; tornate indietro di qualche anno nella scala
evolutiva!
Ma non è finita qui. Lo sviluppo, si diceva, in meridione passa senz'altro per
il turismo...oserei dire a tuo carico perchè se vuoi venire a trovarci devi
prendere la tua macchina,intanto le strade sono ottime giù in
Calabria.....evitiamo il discorso della A3 e della statale Jonica, quello è un
capitolo a parte …
Ci si chiede: basterà questo per placare la voracità dei tosco-padani? Sembra
proprio di no; sembra proprio che ci vogliano spezzare le ossa. E allora oltre
al danno, la beffa: ti danno un servizio scadente, ti cancellano le corse, ti
costringono a prendere la macchina, ti obbligano a chiudere bottega se vivi di
turismo - quando già non ci abbia pensato la mafia portata dai liberatori a
fartela chiudere - e in più, siccome sei uno schiavo negro, ti aumentano anche
il prezzo del biglietto del 7%, adducendo che ciò servirà a fare la manutenzione
e a comprare nuovi treni (ovviamente sfruttabili da Roma in su!). E tutto ciò,
quando al nord la manutenzione e i treni funzionanti sono da sempre garantiti a
prescindere e con i soldi delle tasse pagate da tutti, quindi anche dai
Siciliani e dai Calabresi.
Se la matematica non è un'opinione, con questa operazione Trenitalia, quindi lo
Stato italiano, ci guadagna ben tre volte a scapito nostro: sopprimendo i treni
a lunga percorrenza; sopprimendo le stazioni; aumentando il prezzo del
biglietto.
Dove finisce questo immenso surplus? Se è vero come è vero che non rimangono in
Calabria e in Sicilia, questi soldi "meridionali" continueranno a finanziare le
ferrovie di altre parti del paese, prima fa tutte il vorace nord.
Vergogna!
È venuta l'ora che si prenda coscienza di popolo di tutto il mondo si uniscano e
denuncino a gran voce lo stato di sfruttamento e asservimento del meridione
all'Italia. Le più alte cariche e rappresentanze del Popolo meridionale sparso
per il mondo devono unirsi e urlare il loro dissenso, facendo vedere una volta e
per tutte che noi non siamo muli da soma e che non abbiamo più niente da
sacrificare sull'altare della patria.
Vogliamo che ci venga riconosciuto il DIRITTO DI ESISTERE e di ESSERE
CONSIDERATI ALMENO ALLA STESSA STREGUA DEGLI ALTRI ITALIANI D'ITALIA, né più né
meno,altrimenti saremo noi meridionali a chiedere la secessione con le teste di
questi mentecatti della politica ed al ritorno alla grande nazione gloriosa che
eravamo prima della venuta del barbone con la camicia rossa e dei suoi 1000 ....
avanzi di galera.
Luca Branca
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