A
Ferdinando Procopio dobbiamo l’invenzione della “Perla dello Ionio”,
perche così chiamò il suo stabilimento balneare.
Da qui il magnifico epiteto passò alla Città di
Soverato.
Non aveva però
esagerato.
Il suo Lido, interamente in legno, era una
sciccheria, una autentica perla affacciata sullo Ionio.
Sorgeva più o meno al posto dell'attuale
Sombrero, lontanissimo, sulla battigia, perchè allora non c’era il
Lungomare, la via Marina tagliava dritto dal Miramare al Quarzo e la
spiaggia sembrava infinita.
Una lunga passerella ti prendeva dalla strada e
ti accompagnava, come un tappeto d’onore, nel cuore dello
stabilimento, la Rotonda, sospesa su una palafitta protesa sul mare,
con una veranda coperta ed una balconata avanzata.
A destra e a sinistra si stendevano le due
braccia di cabine dipinte di giallo con in mezzo un rombo di colore
rosso.
Sembrava S. Pietro ed il colonnato del Bernini.
Qui appoggiati alla staccionata,con in faccia il
golfo si beveva e si parlava dolcemente d'amore, mentre il rumore
della risacca ci trasportava lontano da tutti.
Da Ferdinando, che non ci perdeva mai di vista, e
dalle mamme, che invece fingevano una diplomatica distrazione.
Dopo la piazzetta Gregoraci, sede storica della
prima Miss Soverato, e prima del Miramare, la Perla di Ferdinando
era il locale delle feste sul mare e dei concorsi di bellezza.
Qui sono stati eletti i campioni di bellezza
dell’epoca, non solo tra le ragazze, ma anche tra i bambini e le
bambine.
Ricordarvi i loro nomi è inutile perché sono
ancora i più belli Over 60 della città.
Erano feste seguitissime e vi partecipava tanta
gente che una sera per poco non finì in un bagno collettivo per il
cedimento della palafitta.
Sulla terrazza addobbata suonava la romantica
Orchestra Azzurra, con i suoi maestri di musica: Vincenzino di
Chiaravalle al basso, Nicola e micciu al sax, Peppino
di Gagliato alla chitarra, Maria alla fisarmonica e Cecè Destito
alla batteria.
Cecè Destito, una forza irresistibile di simpatia
chiusa in un papillon.
Poi all'alba, quando tutti se ne erano andati,
ai suonatori senza fiato che gli chiedevano la paga ed il consenso
per tornarsene a casa, Ferdinando seraficamente rispondeva: "
E chi! Aviti prescia? "
Perchè per Lui il tempo aveva un valore
relativo, tutto era lento, tutto era addolcito, tutto era
differibile.
Singolare personaggio Ferdinando Procopio,
difficile incontrarlo a piedi, girava sempre in bicicletta con la
borsa di paglia della spesa attaccata al manubrio e con il cappello
in testa, sempre flemmatico, ma autentico pioniere del turismo a
Soverato.
Dotato di un intuito eccezionale e di una
sensibilità operativa non comune a Lui si deve la geniale idea della
Pizza-Minuto-per-Minuto.
Dal suo altoparlante, che provava con un soffio,
ci avvertiva che:
FFUUFFUU “ sono nel forno le vere pizze
napoletane” poi altro soffio e ci aggiornava:
FFUUFFUU “mancano pochi minuti alla uscita
delle vere pizze napoletane” infine, altro soffio,
FFUUFFUU “sono uscite le vere pizze
napoletane".
E qui credetemi diventa difficile descrivervi
l’attesa, la corsa ed il sapore di quelle pizze bollenti dalla
mozzarella filante che ti si attaccava al naso.
Chi stava nelle vicinanze arrivava in tempo, gli
altri aspettavano il secondo annuncio e così via fino all'ultima
sfornata della serata, tutto rigorosamente annunciato da questo
imperterrito speaker.
Per questo, per la sua travolgente semplicità a
Ferdinando si perdonava tutto, anche quando gli dicevi che il caffè
era amaro e lui ti rispondeva infilando il dito nella tazzina,
"A mia mi para che è bonu."
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