SOVERATO WEB - HOME PAGE MISCELLANEA GIORNALISTICA

La prolifica penna del giornalista, scrittore e autore S.I.A.E. per la parte letteraria Vincenzo Pitaro. Leggi la sua biografia, i suoi articoli culturali, la sua narrativa, le poesie dialettali, satirico-dialettali e non, le sue pubblicazioni, la rassegna stampa, ecc.

Numero 16 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it


 

Quell’ingiusta polemica con lo scrittore Antonio Altomonte

di Vincenzo Pitaro

Il tempo, si sa, nel suo perenne fluire, trascina ogni cosa nell’oblio; sbiadisce certi ricordi e poi lentamente li cancella. Il ricordo che a tutt’oggi la Calabria intera conserva di Antonio Altomonte, giornalista e scrittore calabrese, tuttavia è ancora vivo e fresco.

Personalmente, ebbi modo d'incontrarlo (ch’ero ancora, pensate un po’, diciannovenne) per un motivo ben preciso nel lontano 1977 a Roma, nella storica sede di piazza Colonna del quotidiano «II Tempo». Lui era già uno scrittore piuttosto affermato. Aveva esordito nel 1964 con il romanzo «II feudo» (a cui avevano fatto seguito altri libri di successo) e si accingeva a pubblicare «II Magnifico - Vita di Lorenzo de’ Medici», al quale peraltro aveva dedicato un elzeviro sulla pagina letteraria del suo giornale. Fu proprio in quella occasione che gli telefonai per chiedergli un’intervista, facendogli notare che alcuni critici letterari calabresi (e fra questi un nostro caro amico, il grande Pasquino Crupi) lo accusavano di snobbare la Calabria. A dire il vero, Altomonte rimase male nell’apprendere quella notizia e dopo un po’ ci congedammo con la promessa, da parte sua, che appena avrebbe trovato una mattinata completamente libera, si sarebbe messo a disposizione. «Ci tengo molto anch’io» - disse - «a chiarire una buona volta questa vicenda!».

Nacque così, con una punta di polemica, l'intervista che pubblicai nel 1977 sul quotidiano «Avanti!» diretto da Paolo Vittorelli. Intervista che, fra l’altro, conservo come un prezioso cimelio nel mio website personale: www.vincenzopitaro.it

Quell'ingiusta polemica , dunque, m’induce ora a tornare sull’argomento. Nella piena consapevolezza che questo grande autore, nonostante si fosse occupato poco della Calabria, merita ugualmente oggigiorno un doveroso tributo di riconoscenza e di essere ricordato e annoverato tra le antologie di letteratura alla pari di ogni altro illustre figlio di questa Terra.

Nella premessa di quell'intervista, facevo notare che tutti gli scrittori calabresi, che avevano lasciato la Calabria per andare a vivere ed operare altrove, avevano sempre mantenuto vivo il loro legame, non solo affettivo, con la terra che aveva dato loro i natali. È il caso, tanto per fare un esempio, di Corrado Alvaro, Leonida Répaci, Saverio Strati, i quali hanno espresso grandi capolavori della letteratura italiana, grandi romanzi improntati sulla problematica meridionale e, segnatamente, calabrese.

Antonio Altomonte, che allora aveva 46 anni e prestava servizio presso il quotidiano romano «Il Tempo», sembrava invece costituire un caso a parte. Nel senso che - per aver egli, almeno fino ad allora, eluso quelle problematiche nelle sue opere - alcuni autorevoli studiosi calabresi gli avevano tirato addosso delle critiche a volte inclementi. L’accusa maggiore che gli veniva mossa era infatti quella di continuare a snobbare la Calabria e di aver, volutamente, tagliato ogni legame culturale con essa.

«Intanto, devo dire», si difese Altomonte, «che i miei primi lavori "Il Feudo" e "Adolescenza", sono due romanzi ambientati in Calabria. Non solo, ma questi due romanzi appartengono al 1964 e al 1965 che sono le date mie iniziali. Successivamente, nel 1969, quando ero già a Roma, assieme a Leonida Répaci, ho scritto per la Mursia un’antologia dei narratori calabresi. Nel 1979, poi, ho fatto un libro, "Mafia, briganti, camorra e letteratura" che è ambientato nel Sud. È un saggio su quanto la criminalità storica italiana ha interessato, appunto, gli scrittori del Mezzogiorno. Quindi, ci tengo molto a sottolinearlo, non è vero che io non mi occupi della mia terra. È chiaro che essendo un uomo che ha anche altri interessi... questi altri interessi, forse a causa dei miei libri di maggiore successo, alla fine sono diventati connotativi. Ma non ho affatto rinnegato le origini! Io torno in Calabria col desiderio e con l’affetto con cui ogni emigrante torna alla sua terra. Solo che la Calabria è ormai diventata il mio paese dell’anima; una terra che io amo, ma che, forse, non ha più riscontro nella realtà, sia politica che sociale. Tutta questa storia, lo so, è venuta fuori soprattutto per la mia biografia su Lorenzo il Magnifico»!

Non aveva alcun torto, dunque, Altomonte. Bisogna prenderne atto. Nella sua narrativa, infatti, oggi viene fuori - da un'attenta rilettura - la grande propensione che aveva per la metafora, per la mitizzazione. E tutto questo si può  ricondurre proprio alla sua origine calabrese, a quel senso del mito che è tipico di noi calabresi e in quale vive, in molta parte, anche la letteratura di Corrado Alvaro. 

© Vincenzo Pitaro


L’intervista rilasciata nel 1977 al giornalista Vincenzo Pitaro (pubblicata sul quotidiano Avanti!, pagina Cultura, del 7 giugno  sotto il titolo «Lo scrittore Altomonte risponde ai critici – Non rinnego la mia Terra») si trova sul website www.vincenzopitaro.it

A beneficio degli studiosi che intendessero effettuare eventuali ricerche sullo scrittore calabrese Antonio Altomonte presso le emeroteche o le biblioteche, facciamo qui menzione di altri interessanti articoli:

1) Vincenzo Pitaro: «Quell’ingiusta polemica con Antonio Altomonte», Gazzetta del Sud, pagina Arte Cultura Spettacolo in Calabria, di domenica 1 Febbraio 2009

2) Vincenzo Pitaro: «Incontro con lo scrittore Antonio Altomonte – La Calabria è diventata il mio paese dell’anima», Giornale di Calabria, pagina Cultura & Società, di venerdì 4 ottobre 1985

3) Vincenzo Pitaro: «Un modo per ricordare un amico», Parallelo 38, pag. 3, Maggio-Giugno 2001

 Condividi su Facebook

 

Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it


ARCHIVIO

NUMERO 15: Ernestino Schinella divo a 12 anni
NUMERO 14: Dalida, una stella che brilla in eterno
NUMERO 13:
La Calabria, il cambiamento e il Gattopardo
NUMERO 12:
Quell'instancabile direttore di Calabria Letteraria

NUMERO 11: Quel carneade di Giangurgolo
NUMERO 10:
La Calabria, dalla narrativa alla realtà
NUMERO 09:
La politica al tempo d’oggi
NUMERO 08:
Filadelfia e ricerca della «forma perfetta»
NUMERO 07:
La cerca del Graal affascina la Calabria
NUMERO 06: Il dialetto, questa nobile lingua da conservare
NUMERO 05: Su Natuzza Evolo, ora parla il dossier
NUMERO 04:
Calabria, il presidente Berlusconi riaccende la speranza
NUMERO 03:
Calabria e Massoneria, un antico legame
NUMERO 02:
Incontro con il famoso Avvocato calabrese Nino Marazzita
NUMERO 01:
Le piante officinali, tra scienza e tradizione

Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it


SoveratoWeb.Com - Il Portale di Informazione del Soveratese