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COME ERAVAMO - Anni '50 e '60 a Soverato di Franco Cervadoro |
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Si studiava ai
Salesiani
(seconda parte)
di Franco Cervadoro
Era una Scuola Salesiana e la religione non era un optional. Si andava a Messa tutte le mattine, facevamo spesso la Comunione, particolarmente i primi Nove Venerdì del mese come raccomandava Don Bosco, ed era una gara a servire all’altare con preferenza a destra perché si suonava il campanello. Per la Comunione non si doveva mangiare dalla sera prima e se a qualcuno girava la testa e si sentiva svenire, non lo portavano in infermeria, ma direttamente in refettorio a fare colazione. Per le confessioni, prendevamo qualche precauzione. Aspettavamo il monaco che veniva di tanto in tanto dalla Certosa di Serra e dicevamo i peccati in apnea soffocati dall’acre odore del suo saio di panno del casentino. Era un sacrificio calcolato, perché se andavi dal nostro confessore quotidiano, don Caramaschi, essendo un po’ duro d’orecchio, correvi il rischio che i tuoi peccati li sapeva tutta la chiesa. Don Voci si inventò un tesserino per le messe domenicali con tanto di timbro di presenza e se ti trovavi fuori, dopo la funzione, dovevi andare in sacrestia dal celebrante per fartelo firmare. Era chiaramente una limitazione di libertà ed oggi se ne sarebbe parlato a Bruxelles. Ma a Falerna, a me ed allo sbalordito Parroco di mia nonna, che me lo firmò compiaciuto, sembrò una patente nobiliare: studiavo ai Salesiani a Soverato. Tre giorni all’anno facevamo gli Esercizi Spirituali, mattina e sera chiusi all’Istituto senza lezioni, ma con prediche sui temi: Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso e meditazioni a seguire. Si incominciava il mercoledì pomeriggio con il primo argomento e la conseguenza era che, malgrado tutti i possibili scongiuri, la notte non riuscivamo a dormire per gli incubi. Le meditazioni si facevano nello Studio ed erano ammessi solo libri e riviste a tema religioso. Preferivamo le riviste perché dentro era più facile nascondere il cruciverba. La ricreazione era in rigoroso silenzio e quella moltitudine normalmente in tumulto, diventava per incanto una maggioranza silenziosa che si muoveva felpata, scalciando scatole di cromatina in una atmosfera surreale da cinema muto. Il venerdì si seguiva la Via Crucis cantando in latino le struggenti strofe di Jacopone da Todi e la sera si recitava a velocità supersonica il Rosario passeggiando a gruppi di classi. Il Direttore, due Consiglieri-Presidi, uno per la Media ed uno per il Liceo,il Prefetto, il Segretario ed il Direttore dell’Oratorio erano il braccio operativo di una organizzazione perfetta. La giornata incominciava con la messa quotidiana delle 7,45 e finiva all’ultima ora, intervallata da adunanze generali per il Buon Giorno del Direttore o del Preside e dalla ricreazione delle 11,00. Tutto era regolato dai rintocchi della campana sotto il portico, suonata in esclusiva da un campanaro incorruttibile e dotato di un orologio di precisione che non coincideva mai con il nostro. Se ti andava bene alle 13,30 tornavi a casa, se eri in punizione restavi sotto la campana a sentire rumori di piatti e posate fino all’uscita dal refettorio. Verso le 15,00 ti liberavano e finalmente potevi andartene. Ma da solo con la cartella, spiegando l’accaduto agli altri che erano già fuori a giocare e cercando lungo la strada di trovare una scusa decente per i tuoi genitori che ti stavano aspettando. (continua) |
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