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Rubrica di Salute & Benessere a cura di Filippo Apostoliti |
Numero 13 - Per eventuali Richieste e Consigli scrivere a: info@soveratoweb.it |
E’ cominciata la campagna di vaccinazione antinfluenzale che nel periodo novembre-dicembre porterà alla somministrazione di un vaccino in una consistente fascia di popolazione. Lo sforzo della Sanità pubblica è giustificato dai costi in termini di vita ed economici che ogni Paese deve affrontare. Si calcola che ogni anno l’influenza causa, per via diretta e conseguenze indirette, circa 8.000 decessi tra le due fasce d’età più colpite: i bambini fino a 14 anni e gli adulti sopra i 65 anni. Ed è inoltre responsabile di un drammatico impatto economico e sociale con costi elevati per le cure pubbliche e soldi persi a causa dell’assenza dal posti di lavoro. Si pensi che negli Stati Uniti l’influenza ha prodotto l’anno scorso circa 10 miliardi di dollari di costi per la salute e 16 miliardi di perdite per l’assenza dal posto di lavoro. Chi segnala la presenza del virus nel nostro territorio? L’andamento dell’influenza nel nostro paese e la stima dei malati è condotta da una rete di medici sentinella, tra medici generali, ospedalieri e pediatri che ogni settimana inviano al Ministero i dati rilevati durante l’attività professionale. Come si trasmette? La trasmissione da uomo a uomo si verifica per via aerea attraverso le micro-gocce di saliva di chi tossisce o starnutisce, ma anche per via indiretta attraverso il contatto con mani ed oggetti contaminati dalle secrezioni respiratorie dei malati. Secondo alcune ricerche, si presume che una volta che il malato ha diffuso il virus all'esterno (con un colpo di tosse, uno starnuto, o perché ha toccato un oggetto con le mani contaminate), il virus può sopravvivere sugli oggetti e sulle superfici (comodino, tavolo, maniglia della porta, libro…) per un periodo di tempo che va da 2 a 8 ore. Per questo una buona igiene delle mani ed una maggiore accortezza nel non diffondere l'infezione (per es. coprendo bocca e naso non con le mani, ma con un fazzoletto in caso di starnuti e colpi di tosse) è essenziale nel limitare la diffusione dell'influenza. Occorre ribadire che il fazzoletto va buttato, una volta usato. In un fazzoletto possono ritrovarsi batteri che riescono a sopravvivere delle ore e al prossimo soffio possono riprovare a ritornare nell’organismo. Va anche ricordato che una persona adulta può trasmettere il virus dal giorno prima dell'inizio dei sintomi fino a tre/sette giorni dopo l'inizio della malattia. Quanti virus ci sono? Ci sono tre tipi di virus influenzali: A B e C. L’ A e la B hanno in comune una parte della loro struttura e sono responsabili della maggior parte dei danni al nostro organismo. Spesso nel riprodursi possono subire dei cambiamenti (deriva antigenica), al punto da non essere più riconosciuti dagli anticorpi prodotti dal vaccino. In tal caso, pur vaccinati rischiamo comunque di prendere l’influenza e dovremmo ammettere che la campagna vaccinazione non ha sortito l’effetto sperato. Negli ultimi dieci anni è successo gia 5 volte. Quando accade, però, i sintomi si presentano comunque in forma più lieve. Esiste solo l’influenza stagionale? A volte, potremmo sentir parlare di influenza improvvisa. Si verifica quando un virus di tipo A si unisce ad un virus influenzale animale oppure quando un virus aviario viene trasmesso direttamente all’uomo. Un esempio è stata l’influenza suina. L'appellativo "suina" deriva dall'origine del virus: è frutto dell'incrocio tra due ceppi di virus influenzali che infettano i maiali, due virus da tempo diffusi negli allevamenti. A loro volta questi due ceppi hanno avuto origine dall'incrocio di virus influenzali umani, aviari (degli uccelli) e suini. Grazie a questi mescolamenti genetici, del tutto naturali, si è originato questo nuovo virus, senza parentele strette con i virus influenzali stagionali circolanti, con l'abilità di infettare e diffondersi con efficienza nella specie umana, portando al rischio pandemia. Il fenomeno però non è nuovo: nell'uomo infezioni da virus influenzali suini sono state riscontrate occasionalmente fin dagli anni '50 e sono legate a contatti ravvicinati con suini, come avviene negli enormi allevamenti industriali, dove migliaia di maiali sono assiepati in spazi ristretti e in scarse condizioni igieniche (condizioni favorevoli per la propagazione delle infezioni). Non dimentichiamo poi l’aviaria (H5N1)che rischiava di diffondersi nelle zone in cui gli uccelli migratori sostavano di solito per una tappa e contagiavano gli uccelli stanziali, con il rischio di un passaggio all’uomo. Come sono fatti i vaccini? La maggior parte dei vaccini è di tipo inattivato, ovvero i ceppi vengono fatti crescere nell’uovo di gallina, poi uccisi (inattivati) e quindi vengono iniettati nell’uomo. Si usa anche il vaccino vivo attenuato, che si differenzia per il metodo di produzione e perchè il virus è vivo, anche se indebolito. Di che tipo sono in Italia? In Italia i vaccini sono tutti di tipo inattivato e si distinguono in: split contenente frammenti di virus. a subunità e virosomiale, che contengono proporzioni maggiori di virus. adiuvato, in quanto contiene anche una sostanza che stimola maggiormente la risposta immunitaria dell’uomo. Un esempio di sostanza adiuvante è il famigerato e temutissimo Squalene. In rete se ne parla in diversi blog, si disquisisce sulle sue peculiarità e molto spesso lo si considera come responsabile di moltissimi effetti collaterali. Alcuni lo hanno considerato determinante per gli effetti collaterali del vaccino all’antrace che veniva somministrato ai soldati americani nella Guerra del golfo. Alcuni scienziati sostengono che sia responsabile di malattie come la sindrome di Alzheimer. Altri riferiscono di immunodeficienze di vario tipo. L’idea di fondo è che introdurre una sostanza estranea nel nostro corpo, per una via diversa che non sia quella inalatoria o quella orale, ma tramite l’iniezione, possa produrre una reazione spropositata o peggio “far impazzire” il nostro organismo. A tale idea possiamo ribattere ammettendo che l’uomo è assolutamente in grado di metabolizzare molte più cose di quanto noi stessi non pensiamo. Lo Squalene, in particolare, è già stato utilizzato e non ha mai mostrato essere il diretto responsabile di alcuna malattia. Nella vaccinazione per H1N1 le società farmaceutiche lo hanno adoperato e la serie di effetti collaterali che alcuni pazienti hanno mostrato era dovuta alla vaccinazione in se, ma non all’adiuvante in particolare. Ma i vaccini sono sicuri? I vaccini sono sicuri. Solo in casi particolari non vanno somministrati. Ad esempio, sono controindicati nei soggetti allergici alle uova, perchè i vaccini inattivati sono realizzati all’interno delle uova di pollo, e nei soggetti adolescenti che assumono l’acido acetilsalicilico(aspirina) per una sorta di associazione tra la Sindrome di Reye con l’acido acetilsalicilico e l’infezione di alcuni tipi di influenza. Dobbiamo poi considerare la sensibilità di alcuni pazienti, che possono mostrare una risposta immunitaria anomala. In alcuni casi la risposta può essere lieve e i sintomi sono irritazione nel punto in cui è stato fatto il vaccino, naso gocciolante e febbre intorno ai 37. Ma sono comunque di breve durate e scompaiono da soli. A volte può capitare che l’organismo dopo la vaccinazione possa credere di subire un vero e proprio attacco e decide una risposta così violenta da costringere il paziente a ricorrere a cure mediche, se non addirittura al Pronto Soccorso. Di solito, si tratta di pazienti che hanno già la consapevolezza di una loro estrema sensibilità e questo riguarda però ogni tipo di farmaco. Cosa è successo con l’H1N1? Parecchie sono state le perplessità del mondo medico di fronte alla campagna contro l’H1N1. Erano dovute alla rapidità con cui era stato necessario produrre su larga scala le dosi necessarie per la popolazione interessata, senza gli opportuni controlli e senza avere la possibilità di conoscere prima eventuali nuovi effetti collaterali del vaccino. A distanza di tempo, possiamo trarre le dovute conclusioni? L’Istituto Superiore della Sanità ha avuto modo di verificare che solo il 5% della popolazione trattata ha mostrato effetti collaterali. E di questo 5% solo l’1% ha evidenziato effetti seri. Ma si tratta della stessa percentuale ottenuta nelle campagne di vaccinazioni precedenti, quando il vaccino era stato prodotto per tempo. Allora, era tutta una montatura? Era necessario vaccinare l’intera popolazione? Quando parliamo di una pandemia, cioè della diffusione su larga scala del virus, dobbiamo tenere presente che le caratteristiche dell’H1N1 non erano note e soprattutto che dal punto di vista economico l’impatto poteva essere devastante. Siamo così arrivati alla domanda più importante: Vale la pena fare il vaccino? Cominciamo a considerare chi deve farla sicuramente: Soggetti sopra i 65 anni Bambini sopra i 6 mesi, ragazzi ed adulti affetti da: Malattie dell’apparato respiratorio Malattie dell’apparato cardiocircolatorio. Diabete Malattie renali Tumori Malattie che riducono in generale il sistema immunitario Donne che si trovano al secondo e terzo trimestre di gravidanza Familiari di soggetto ad alto rischio Medici e personale sanitario Allevatori di animali ad uso umano. Per bambini sotto i 6 mesi l’autorità italiana ha recentemente ribadito che non è opportuno farlo, a meno che non vi siano condizioni patologiche ad alto rischio e comunque vagliate caso per caso. E gli altri? L’autorità sanitaria competente sostiene che vista l’incidenza economica sulla nostra società, sarebbe opportuna la vaccinazione anche di chi non è a rischio. Io preferisco sostenere che chi si può permettere il lusso di ammalarsi senza avere problemi di lavoro può rinunciare a farla ed aspettare che l’influenzi arrivi, lo colpisca e faccia il suo corso. Una volta fatto, quanto dura l’efficacia del vaccino? Sopra i 60 anni c’è una indubbia riduzione dell’efficacia perchè il sistema immunitario è più debole. Da molto tempo, infatti, si tende a sostenere il sistema immunitario del paziente con terapie che lo rafforzino. Curioso è che nel confronto tra un soggetto vaccinato ed uno che ha contratto l’influenza normalmente si sia dimostrato che il secondo avrà una protezione più lunga: l’uomo batte i laboratori farmaceutici! Qual è il periodo per la vaccinazione? La campagna inizia ai primi di novembre, poiché la risposta al vaccino è breve sarebbe meglio però attendere dicembre. Quindi sotto a chi tocca con la puntura!
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ARCHIVIO NUMERO 12:
Cosa bolle in
pentola? di Dott.ssa J. Maiuolo
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