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La prolifica penna del giornalista, scrittore e autore S.I.A.E. per la parte letteraria Vincenzo Pitaro. Leggi la sua biografia, i suoi articoli culturali, la sua narrativa, le poesie dialettali, satirico-dialettali e non, le sue pubblicazioni, la rassegna stampa, ecc. |
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MTM - Medical Team Magazine L’Oms e il suo impegno a difesa della salute Anni fa, quando lo scrittore e giornalista americano Paul Johnson scrisse che entro il Duemila sarebbe cominciata l’invasione dell’Europa da parte di migranti provenienti soprattutto dal Medio Oriente, Africa, Asia e dai paesi balcanici, pochissimi in Italia ci credettero. «Fantastoria», disse addirittura - con stile lapidario - un ministro al Tg1. Oggi, guarda caso, non solo tutti riconoscono che Johnson aveva ragione, ma ammettono finanche che il flusso degli immigrati è destinato ad aumentare e che è assolutamente irrealistico aspettarsi una tregua o una diminuzione degli arrivi. I grandi sociologi, i diplomatici, gli esperti delle Nazioni Unite sostengono che il fenomeno migratorio intercontinentale è in forte crescita, sebbene l’Europa sia ancora ben lontana dall’avere una società multirazziale, più o meno come quella degli Stati Uniti. Ogni giorno, a centinaia, entrano in Europa. Ogni giorno incontriamo gli sguardi disperati di bambini albanesi, curdi, kossoviani reduci dalla traversata in mare con gli ormai noti mezzi di fortuna. Ogni giorno decine e decine di algerini e di famiglie provenienti dalla Guinea, Costa d’Avorio, Togo, Sierra Leone giungono in Italia. E questo è poco se teniamo conto del fatto che non è dato di sapere il numero preciso dei rumeni, polacchi, bulgari, eccetera, che quotidianamente intraprendono viaggi avventurosi per poi spargersi in Italia e in Europa. Sarebbero numerosi anche gli ucraini e i bielorussi che - percorsa la Polonia e, attraversate Slovacchia o Repubblica Ceca - sconfinano in Occidente. Le nostre coste, insomma, continuano a confermarsi – quando per un motivo, quando per un altro - in buona parte incontrollabili. E non ha tutti i torti la Stampa estera quando sostiene che l’Italia era e rimane il «colabrodo dell’Europa», l’anello più debole della Comunità. Al momento non v’è dubbio che l’Italia è sempre uno dei paesi più accessibili per gli immigrati, ma – per amor del vero – sarebbe il caso di aggiungere (al resoconto di alcuni mass media inglesi) che nemmeno gli altri Paesi ci scherzano sopra. In Inghilterra, in un solo in un anno, una volta entrarono circa trecentomila mila emigranti. Oggi, su una popolazione che si aggira sulla sessantina di milioni, vivono un milione e duecentomila indiani, altrettanti fra africani e pakistani, più un imprecisato numero di cinesi. La loro entità non cresce per via delle severe leggi e le disposizioni adottate dal governo. In Germania (82 milioni di abitanti) vi sono oggi 7 milioni di stranieri di cui 2 milioni e 200 mila sono turchi, 500 mila curdi, a cui vanno aggiunti piccole quote di pakistani arabi, algerini e indiani. In Francia i gruppi etnici hanno una certa consistenza. Sono il sei per cento della popolazione e solo gli arabi il 2,9% . In Belgio gli extracomunitari sono il 4% (per lo più turchi, marocchini, ecc.). In Danimarca sono l’uno per cento (turchi da soli lo 0,7%). Tutte percentuali eloquenti che dicono come l’Europa sia ancora ben lontana dall’essere una società interazziale. Lo sarà forse più in avanti se continueranno ad arrivare emigranti, contro cui i governi della Comunità Europea mai prenderanno comuni misure veramente restrittive. Per quale motivo? Per ragioni di civiltà, per solidarietà cristiana e umana o perché non si può dire no a gente che chiede asilo politico, a coloro che fuggono da zone di guerra e a quelli che lasciano la fame, gli stenti, le carestie e le miserie che affliggono i loro paesi d’origine. Insomma è difficile, oggi come oggi, prevedere una politica di rigore, come ad esempio vorrebbero i britannici. Uno dei tanti motivi per cui l’Inghilterra non è entrata da subito nel sistema monetario dell’euro potrebbe essere – stando a qualche loro indiscrezione - anche questo. Gli inglesi, in pratica, non vedrebbero «chiara» la linea politica europea adottata (o da adottare) nei confronti degli immigrati. Su un punto solo i Paesi dell’Europa Unita continuerebbero a tutt’oggi, all’unisono, a fare la voce grossa e i «duri» con gli immigrati: sul piano sanitario. L’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) non si stanca mai infatti di invitare tutte le autorità dei paesi - presi d’assalto - a controllare con attenzione lo stato di salute degli immigrati e a non transigere nei centri di prima accoglienza sui problemi igienici. Nonostante sia accusato di «razzismo» da tanti governi d’Asia e d’Africa, l’Oms non deflette da questa politica di rigore. Controllare lo stato di salute, d’altronde, non significa affatto essere razzisti. Anzi. Ci ricorda la storia che, tra la fine dell’Ottocento e i
primi decenni del Novecento, milioni di europei, tra cui tanti italiani,
emigrarono negli Stati Uniti. Ciò
che L’Oms nel Terzo millennio teme di più con gli stranieri sono pur sempre le
epidemie. Gli immigrati che bussano alle porte dell’Europa – stando a quanto
sostiene - «possono essere portatori di malattie e virus». I virus, si sa, non
arrivano solo con le carni importate o con le fragole provenienti dal Guatemala.
Potrebbero arrivano anche con gli immigrati e, se affetti da malattie,
un’epidemia farebbe presto a svilupparsi. Terribili calamità vengono ricordate
anche dalla Letteratura italiana. Il «Decamerone» del Boccaccio è il
frutto dei racconti di «donzelle e gentiluomini» rifugiatisi in una villa per
evitare il contagio. Famosa anche la pestilenza che colpì Milano nel 1600,
ricordata dal Manzoni nei Promessi Sposi, con i suoi «untori» e
«lazzaretti». Ci è capitato recentemente di leggere che Tbc, otiti o infezioni di salmonella sarebbero per l’Oms considerati potenzialmente ancora incurabili sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli industrialmente avanzati. Per di più, con la malaria che spadroneggia in Africa Centrale, nell’America del Sud, in Medio Oriente, nel Sud Est asiatico e che fa, ogni anno, milioni di morti, anche fra turisti occidentali, è un «male» che l’Oms continui ad esortare le autorità dei Paesi presi d’assalto dagli immigrati a controllare rigorosamente il loro stato di salute? No, di certo! Fa bene ad invitare tutti a non transigere. Neanche sul più piccolo, e apparentemente innocuo, problema igienico. --- Vincenzo Pitaro - «MTM Medical Team Magazine», Rivista d’Informazione per Medici, Servizi Sociali e Volontariato, n.1/2010. Archivio: www.mtmweb.it - www.vincenzopitaro.it (Nota della Redazione) Sullo stesso numero di «MTM Medical Team Magazine», articoli del direttore Prof. Eugenio Raimondo, di Nicoletta Alborino (Giornalista), Salvatore Scotto Di Clemente (Chirurgo Maxillo-Facciale), Mihaela Soricu (Chirurga), Maria Immacolata Macisti (Docente di Sociologia presso l’Università «La Sapienza» di Roma), Giovanni Pellettieri (Professore Associato Diritto del Lavoro presso l’Università di Camerino), Daniela Concolino (Ricercatrice della Cattedra di Pediatria presso l’Università Magna Græcia di Catanzaro, Angelo Bianco (Medico specialista in Scienza dell’Alimentazione, Termalista ad Abano Terme), ecc. |
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