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La prolifica penna del giornalista, scrittore e autore S.I.A.E. per la parte letteraria Vincenzo Pitaro. Leggi la sua biografia, i suoi articoli culturali, la sua narrativa, le poesie dialettali, satirico-dialettali e non, le sue pubblicazioni, la rassegna stampa, ecc. |
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San Nicola, la «manna» e il sindaco assente Le vicende di guareschiana memoria (quelle, per intenderci, tra don Camillo e Peppone) in questo caso - meglio chiarirlo subito - non c’entrano proprio per niente. Questa è una storia davvero senza precedenti. Del tutto inedita, prettamente gagliatese. Non era infatti mai capitato, fino ad oggi a Gagliato, per nessun motivo al mondo, che tra parroco e sindaco - come si suol dire - non corresse «buon sangue». Fra l’altro, non si era neppure mai visto (in nessuna epoca) che l’amministrazione comunale organizzasse per conto suo degli spettacoli sotto il nome di San Nicola in una data diversa da quella prevista per i festeggiamenti del Santo Patrono, slittata al 7 e 8 agosto per consentire la partecipazione di tutti gli emigrati. Una «stranezza» del genere, purtroppo, è accaduta in questo altrettanto strano 2010 (per Gagliato) contribuendo a creare un vero e proprio malcontento generale e a disgregare ulteriormente un paese già di per sé frazionato in almeno quattro parti. Le funzioni religiose peraltro quest’anno hanno riservato una grande novità: l’arrivo in paese direttamente dalla basilica di Bari - che custodisce le spoglie di San Nicola Vescovo - di un’ampolla contenente un prodigioso liquido (chiamato «manna») ottenuto per mezzo della trasudazione dei resti del Santo, al quale vengono attribuite, da secoli, proprietà taumaturgiche. L’evento, fortemente voluto dall’intraprendente parroco don Giovanni Signorello, è stato accolto con vivissima partecipazione da parte dei fedeli, non solo locali ma di tutto il comprensorio. Gli unici assenti, che non potevano certo passare inosservati, sono stati il sindaco e gli altri amministratori locali. «Siamo veramente delusi dal comportamento del sindaco Franco Fodaro», dichiara la signora Caterina Marra. «Da chi, in un modo o nell’altro, gestisce la cosa pubblica nel nostro paese, sinceramente, ci saremmo aspettati qualcosa di buono, quantomeno una piccola mano d’aiuto. E invece niente! Assenza totale! Come se il dispetto lo si facesse al parroco, a noi della Comunità parrocchiale, e non al Santo o meglio ancora a se stesso». Un caso davvero anomalo, quello di quest’anno, che a quanto pare la dice piuttosto lunga sui rapporti tutt’altro che idilliaci che ancora intercorrono tra Comune e Chiesa parrocchiale, nel piccolissimo borgo di appena 500 anime ricadente nel territorio della Provincia di Catanzaro. I motivi della diatriba, da più parti definiti «assurdi», tra il sindaco Francesco Fodaro (Pd) e il parroco don Giovanni Signorello (cappellano militare, pronto per rientrare in servizio col grado di capitano, dopo un periodo di convalescenza) sono più o meno noti a tutti, sia in paese che altrove, anche perché in varie occasioni nei mesi scorsi hanno trovato modo di occuparsene le cronache giornalistiche. Sui fatti, passati e recenti, don Giovanni ovviamente non ha inteso rilasciare alla Stampa alcuna dichiarazione. Si è limitato soltanto a proferire due parole: «Sono un religioso e la mia unica arma è quella del perdono». I festeggiamenti, comunque, sono pienamente riusciti, grazie al sostegno dell’ente Provincia, nella persona della presidente Wanda Ferro, che ha offerto in extremis un concerto di Leda Battisti e uno spettacolo folcloristico, entrambi risultati graditissimi. Per di più, per le vie del paese, quest’anno, hanno fatto la loro comparsa finanche due ultramillenarie figure: il gigante Grifone e la gigantessa Mata. I due storici e significativi personaggi, che in Calabria affondano le loro radici intorno all’anno 1000 e 1500 (trovando addirittura origine anche nella storia delle scorrerie saracene), sono stati animati e fatti danzare a ritmo di tamburi, dai loro «portatori» provenienti da Vibo Valentia, alcune ore prima che iniziasse la consueta processione del Santo. Ci vien fatto di chiederci: ma quanti avranno capito il vero significato, non solo antropologico, di quelle gigantesche figure? Chissà! Se qualcuno si fosse preso la briga di stare lì a spiegare cosa volessero rappresentare quei due giganti (da secoli peraltro inseriti nella tradizione biblico-cristiana, arrivando a volte ad impersonare Sansone, altre volte San Pietro e in taluni casi finanche uno dei dodici apostoli) a nostro avviso la loro esibizione non sarebbe stata interpretata (o confusa) come uno spettacolo ludico, unicamente a scopo ricreativo. Peccato. Peccato che nessuno abbia inteso assumere l’impegno di spiegare cosa essi, in effetti, volessero rappresentare. Anche gli assenti, in questo caso, avrebbero di certo imparato qualcosa. --- Vincenzo
Pitaro |
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