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Rubrica di Salute & Benessere a cura di Filippo Apostoliti |
Numero 24 - Per eventuali Richieste e Consigli scrivere a: info@soveratoweb.it |
Continuiamo a scorrere le voci sul referto delle analisi del sangue e analizziamo i parametri più comuni. Il “GRASSO” Per valutare la quantità di grasso circolante ed utilizzato dal nostro corpo prendiamo in esame il Colesterolo adoperato da tutte le nostre cellule e i così detti Colesterolo buono e cattivo. Colesterolo Totale ( 50-200 mg/dL) È un elemento fondamentale per la struttura di tutte le cellule, oltre che necessario per la formazione dei sali biliari, vitamina D e di vari ormoni. Per un terzo proviene dagli alimenti e per i restanti due terzi è prodotto dal fegato. Viene trasportato nel sangue grazie a delle proteine (LDL e HDL) e quel che non viene utilizzato verrà eliminato dalla bile, dalla pelle (che in casi eccessivi può apparire più grassa e lucida) e dall’intestino. Ma quando è in quantità veramente eccessive si accumula nel tessuto grasso del nostro corpo, nella bile dove non smaltito si trasforma in calcoli biliari e nei vasi sanguigni sotto forma di placche (aterosclerosi) attaccate alla parete, andando così a restringere i vasi stessi. Secondo la SEA (Società Europea Arteriosclerosi) i valori corretti sono:
Dopo una serie di controlli clinici si è dimostrato che la donna in menopausa ha tassi di colesterolo più elevati proprio a causa dello scompenso ormonale, ma che non sembrano affatto preoccupanti. Viceversa l’uomo deve sempre mantenersi sotto i 200.
Il Colesterolo può aumentare a causa di alimenti grassi, cibi pieni di zuccheri semplici, stile di vita sedentario, fumo, stress, carenza di sostanze antiossidanti come vitamina C ed E. HDL ( 45-50 mg/dL) È detto colesterolo buono. Sono le proteine che prendono il colesterolo in eccesso e lo portano al fegato, contribuendo così a ripulire le pareti dei vasi sanguigni in cui il colesterolo si può depositare. Più i valori sono alti e più si riduce la possibilità di avere delle patologie cardiache e vascolari. Aumenta con l’attività fisica, una dieta ricca di grassi polinsaturi (ad esempio, nel pesce) e con farmaci come l’insulina ed i contraccettivi. Diversi studi condotti da alcuni centri di endocrinologia, come la Clinica presso l’Università degli studi di Ancona, hanno chiarito i meccanismi grazie al quale il colesterolo buono aumenta nelle donne che assumono i contraccettivi orali. Se l’azione sull’ HDL era però positiva, rimanevano alterazioni metaboliche di vario tipo e negative. Grazie a questi chiarimenti, sono state così formulati nuovi contraccettivi che non presentano tali alterazioni, ma che non aumentano purtroppo l’HDL. L’HDL può diminuire con l’alimentazione ipercalorica, ipertensione e patologie epatiche e renali. LDL ( inferiore a 130 mg/dL) È detto colesterolo cattivo. Sono le proteine che trasportano il colesterolo e hanno la tendenza a depositarsi sulle pareti dei vasi creando le cosiddette placche aterosclerotiche. La SEA ha diramato delle linee guida generali utili per chi ha livelli elevati di colesterolo e vuole modificare il rapporto tra HDL e LDL. Sono le seguenti:
Anche un basso livello di colesterolo è considerata una patologia. Diversi studi hanno dimostrato che il colesterolo basso è presente in soggetti con forte depressione, pare perchè legata alla riduzione della serotonina che ha un effetto antidepressivo nell’uomo. Ma livelli bassi sono presenti anche in condizioni di insufficienza renale e ipertiroidismo. Trigliceridi ( 50-200 mg/dL) Sono un tipo di grassi che l’organismo accumula partendo dagli zuccheri in eccesso, come dolci, pasta e pane. Il rapporto tra Trigliceridi a digiuno e il colesterolo HDL è un buon indicatore del rischio di malattie cardiovascolari, del processo di invecchiamento più veloce o lento del nostro corpo rispetto all’età anagrafica, ed è pure un indicatore indiretto dell’insulina prodotta a digiuno. Se il rapporto è superiore a 4 significa che stiamo invecchiando troppo precocemente ed è elevato il rischio di patologie cardiovascolari. Infatti un rapporto elevato implica un aumento eccessivo dell’insulina che è responsabile di meccanismi di invecchiamento delle nostre cellule. Se il rapporto è inferiore a due o meglio ad 1 significa che il processo di invecchiamento è molto rallentato. In base al tipo di aumento che considera colesterolo e trigliceridi, nel 1965, Fredrickson classificò le alterazioni dei grassi(dislipidemie) in 5 tipi: Iperlipoproteinemia di tipo I: cioè aumento dei trigliceridi provenienti dalla dieta. Iperlipoproteinemia di tipo II a: aumento delle LDL, quindi del colesterolo. Iperlipoproteinemia di tipo II b: aumento del colesterolo e dei trigliceridi. Iperlipidemia di tipo III: aumento del colesterolo e dei trigliceridi totali. Iperlipoproteinemia di tipo IV: aumento dei trigliceridi, provenienti dal metabolismo dei carboidrati. Iperlipoprotidemia di tipo V: aumento dei trigliceridi provenienti dalla dieta e da quelli sintetizzati a partire dai carboidrati a livello del fegato. Passiamo a valutare l’efficienza dei reni. I RENI Creatinina( 0,5-1,3 mg/Dl) È una sostanza prodotto durante l’attività dei muscoli. Si misura per valutare l’efficienza dei reni, infatti un aumento indica un difetto della funzione renale. Una diminuzione può esserci in caso di gravidanza, carcinoma prostatico e riduzione dell’attività muscolare. Creatinina Urinaria ( 1000-1500 mg/24 ORE) Valuta la capacità di lavoro dei muscoli. Un aumento è dovuto a diabete, ipotiroidismo, iperattività muscolare. Una diminuzione è dovuta a patologie muscolari, anemie e ipertiroidismo. Uricemia ( 3,5-7 mg/dL) Misura la concentrazione di acido urico nel sangue, che poi viene smaltito dal rene, e come tale può essere un indice della efficienza del rene stesso. Un aumento può essere dovuto da un aumento di produzione, a causa di una errata alimentazione ricca di carne e formaggi, e da una inefficace eliminazione da parte del rene, in entrambi i casi ci troviamo a rischio gotta o calcoli. In pratica, l’acido urico in alta concentrazione può cristallizzare e incunearsi nelle articolazioni o in alcuni tessuti particolari e quindi si parla di gotta. Ma se i cristalli si formano in prossimità del rene allora si ha la formazione dei calcoli renali. Ora tocca al fegato IL FEGATO Got(Ast)- Gpt(Alt) (valore inferiore a 40 U/L) Sono gli enzimi epatici che misurano la funzionalità del fegato. Un aumento può essere dovuto a patologie del miocardio, infarto, lupus e problemi di vario tipo relativi al fegato. Una nota particolare merita l’aumento degli enzimi a causa dell’abuso di antinfiammatori. La nostra società altamente tecnologica non concepisce quasi più il dolore. Da qui la necessità al primo sintomo di ricorrere ad antinfiammatori di vario tipo ed intensità. Pur riconoscendo la capacità di questi farmaci di alleviare in certo momenti la nostra giornata, dobbiamo sottolineare che l’uso prolungato può dare grosse difficoltà al fegato. Tutti pensano ai rischi dello stomaco e dimenticano che è il fegato a doversi occupare dello smaltimento di qualunque cosa ingurgitiamo, compresi gli antinfiammatori. Una diminuzione degli enzimi è dovuta alla acidosi diabetica e alla emodialisi, ma può presentarsi anche in gravidanza. GammaGT (per gli uomini 1-30 UI/l, per le donne 1-20 UI/l) È un altro enzima contenuto nel fegato, ma anche nell’intestino tenue, milza, pancreas e reni. Può aumentare a causa dell'alcolismo, la cirrosi, e altre patologie del fegato. La sua misurazione è spesso adottata quando volgiamo comprendere il grado di alcolismo dei pazienti. I valori alti nel sangue si riscontrano proprio perchè il fegato in presenza di alcool va in sofferenza, non riesce a metabolizzare bene le varie sostanze che arrivano e la GammaGT defluisce inutilizzata nel sangue. Fosfatasi alcalina. È un enzima prodotta da ossa, fegato, intestino, rene, placenta, ghiandole salivari e mammella. Ma quella che si trova nel sangue è per lo più derivata da ossa e fegato, per questo si usa per valutare eventuali condizioni patologiche delle ossa ma soprattutto del fegato. Nelle ossa si trova perchè favorisce la formazione delle stesse e quindi il valore per i bambini che sono in crescita sarà naturalmente alta, rispetto ad un adulto. Bambini fino a 1 anno: 160-1050 U/L Bambini da 1 a 10 anni: 160-840 U/L Adolescenti da 10 a 15 anni: 190-1050 U/L Adulti: 70-270 U/L Un aumento può essere dovuto da patologie ossee o fratture. Nel fegato la Fosfatasi lavora alla formazione della bile, per cui un suo aumento nel sangue implica un cattivo funzionamento del fegato stesso. Un aumento può avvenire nella cirrosi biliare, nell’ittero, nelle epatiti e in caso di tumori al fegato. Una diminuzione, abbastanza rara, può avvenire in carenza di magnesio e peggio in cachessia, cioè quello stato di deperimento generale che può avvenire per diversi motivi. Una regola prevede che se nel sangue risultano aumentati Fosfatasi e GammaGT siamo in presenza di una malattia del fegato, se in vece i valori di gammaGT sono normali allora siamo in presenza di una malattia delle ossa. Sotto col pancreas. IL PANCREAS Amilasi (20-70 U/L) È un enzima prodotto nel pancreas e nelle ghiandole che producono la saliva. Un aumento può essere dovuto a patologie legate direttamente al pancreas come la pancreatite acuta e cronica o peggio al carcinoma del pancreas. Ma può essere collegato a patologie che indirettamente possono interessare il pancreas, come la colecistite, ulcera gastroduodenale, peritonite. Ed ancora a patologie che apparentemente sembrano lontane dal pancreas, ma così non sono, come alcune occlusioni intestinali e l’insufficienza renale acuta. La diminuzione può avvenire per la gestosi, ustioni e perfino in caso di pleurite. In effetti in alcuni casi la pleurite è secondaria a patologie del pancreas e quindi l’analisi dell’amilasi in un paziente affetto da pleurite ci potrebbe far scoprire che la causa principale è proprio una affezione pancreatica. la prostata Psa (inferiore a 4 ng/mL) È una proteina che rende più fluido lo sperma e quindi più scorrevole. Dobbiamo distinguere il Psa totale, cioè quello rilevabile nel siero, che è costituito dal Psa libero più quello legato alle proteine. Il Psa Totale deve essere inferiore a 4 (ng/mL). Può aumentare in condizioni di diverse patologie relative alla prostata. Il rapporto tra il Psa libero e il Psa totale deve essere superiore al 15%. L’analisi del Psa è considerato il test di screening più specifico per la diagnosi di carcinoma prostatico, ma c’è un ma. Secondo gli ultimi studi condotti dall’ American Cancer Society, ci sono diverse evidenze che gettano dubbi sulla validità di questo esame per uno screening di massa. Vediamone alcune. Ad esempio non tutto il Psa Totale è attivo e funzionale. Inoltre esso può aumentare in diversi casi e per diverso tempo senza per questo essere sintomatico di un carcinoma. E può essere alto anche in corso di infiammazioni della prostata (prostatite acuta e cronica) e non solo in caso di carcinoma benigno o maligno. Tuttavia viene considerato un parametro da valutare dopo i 50 anni a scopo preventivo e nel caso di un rapporto Psa libero/Psa totale inferiore al 15% si eseguirà anche una ecografia per valutare il volume stesso della prostata, per scongiurare la presenza di un carcinoma.
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