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Don Giovanni Signorello, il «prete della legalità», ha lasciato Gagliato

Don Giovanni Signorello, il «prete della legalità», ha lasciato Gagliato. Per sua volontà, non per altro. Nessuno infatti lo ha trasferito. È stata solo ed esclusivamente una sua decisione, intrapresa dopo che l’Arcivescovo di Catanzaro-Squillace gli ha prospettato due possibilità: quella di scegliere se restare a Gagliato come sacerdote, oppure di andare a sorreggere una parrocchia capitolina (sull’Aurelia) con la possibilità di riprendere anche l’attività che a lui sta tanto a cuore, ovvero quella di cappellano militare.

Sono stati alcuni componenti del Comitato pastorale a dare questa notizia, all’indomani di un loro incontro avuto a Catanzaro con mons. Antonio Ciliberti.

«È bene che queste cose si sappiano», sostengono all’unisono i fedeli gagliatesi, «dal momento che qualcuno va dicendo in paese che è stato lui a farlo trasferire, alimentando menzogne di ogni genere (alcune delle quali persino impronunciabili) con l’intenzione di fuorviare, ingannare con fini malvagi o utilaristici e quindi cercare di trarre profitto, se non addirittura giovamento personale. “Voci maligne” e di comodo che contribuiscono ad apportare solo effetti negativi sulla collettività di Gagliato. Bugie tutte facili da smontare, in quanto la verità alla fine trionfa sempre sulla menzogna».

Questo è quanto sinteticamente il Comitato pastorale ha inteso dichiarare in modo unanime alla Stampa, alla vigilia della cerimonia di commiato. A spiegare più approfonditamente i motivi della sua decisione, comunque, è stato poi lo stesso don Giovanni, in chiesa, al termine di un’apposita messa pomeridiana. La sua omelia è stata piuttosto moralistica nei confronti degli attuali amministratori comunali. Un discorso non del tutto inaspettato anche se, per certi aspetti, sorprendente.

Don Giovanni Signorello, dunque, ha preferito accomiatarsi così da Gagliato e, checché se ne dica, lascerà un ricordo indelebile. Passerà senza dubbio alla storia di questo comune per una infinita serie di motivi. In primo luogo, «per essere riuscito a conoscere le persone più dal loro interiore che dall’esteriore, più dal loro animo che dall’apparenza». Sarà  poi ricordato per aver portato anche una ventata di novità, per aver tentato di fare qualcosa a favore della crescita socio-culturale, in un piccolissimo centro del Catanzarese, dove la Cultura (quella vera) viene spesso e volentieri calpestata dai più e dove purtroppo quel «Margaritas ante porcos» dei latini, da lui spesso ricordato, si direbbe proprio che ci calzi a pennello.

Dal giorno in cui, questo sacerdote cappellano militare, ha messo piede in Gagliato, erano infatti cominciate a fiorire varie iniziative culturali di un certo spessore. Nella sua parrocchia, ha dato vita a un convegno sulla legalità con mons. Antonio Riboldi, famoso vescovo emerito di Acerra, e tanti altri oratori di spicco, tra cui il procuratore aggiunto della Repubblica di Reggio Calabria, Nicola Gratteri. Successivamente ha trovato modo di organizzare anche un incontro con l’attrice Claudia Koll  per parlare del dono della fede e in particolar modo della sua personale conversione. Sua è stata anche l’idea di erigere un monumento, nel piazzale del municipio, dedicato ai martiri di Kabul, che nel giorno della «svelatura» ha visto la partecipazione di varie autorità militari e del generale di brigata Pasquale Martinello.

Sempre a don Giovanni Signorello si deve un’altra novità, molto apprezzata dai fedeli: l’approdo a Gagliato dell’ampolla contenente la prodigiosa «manna» di San Nicola, in occasione della festa patronale 2010.

Tante valide iniziative, insomma. Tutte meritevoli di lode. Poi, man mano che don Giovanni Signorello si ambientava sempre più nella realtà locale, qualcosa evidentemente non ha più funzionato per il verso giusto. Per motivi a tutt’oggi ancora poco chiari, è quindi iniziata una vera e propria diatriba, un duro braccio di ferro, col sindaco Francesco Fodaro, al quale più volte don Giovanni - a torto o a ragione - ha rivolto l’invito di lasciare la gestione della cosa pubblica. Da quel giorno, tra chiesa parrocchiale e Comune, si è definitivamente rotto quel poco di equilibrio che sembrava animare all’inizio le due istituzioni locali. Questo parroco, tra l’altro, è stato pure fatto oggetto di qualche aggressione e persino di tentativi intimidatori.

Nonostante tutto, don Giovanni  Signorello ha continuato imperterrito per la sua strada fino a poco tempo addietro, portando avanti il discorso della legalità. «L’impegno di don Giovanni», dice qualche componente del Comitato pastorale, «era finalizzato ad avvicinare realmente molte persone a Dio e a guarire un paese per buona parte malato».

A chi, confidenzialmente, durante la cerimonia di commiato, ha pensato di chiedergli un parere sul futuro di questo comune (se Gagliato, cioè, a suo avviso, possa avere un domani qualche spiraglio di crescita culturale e qualche seria prospettiva di sviluppo), don Giovanni ha risposto col silenzio, ha risposto mimando un punto interrogativo.

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Il Quotidiano della Calabria, pag. 36, di Sabato 11 settembre 2010

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