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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
Numero 32 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it |
CARI RAGAZZI...
Cari ragazzi di Soverato, e, per estensione, d’Italia, quando io avevo la vostra età, nel mitico 1968, noi giovani combattevamo, e sul serio, per cambiare le cose, e ciascuno a suo modo, con un suo pensiero; voi, figli della società dei consumi, belate per lasciarle come sono: vergogna. A vantaggio di chi?
Di una scuola che tutti gli osservatori nazionali e internazionali giudicano del tutto inadeguata; che spende il 95% del suo bilancio in stipendi, del resto magri; che è fatta, per almeno nove decimi, di professori magari tecnicamente preparati (come sono buono, oggi!), ma culturalmente e socialmente assenti anche dal campionato di calcio; che ha come finalità un pezzo di carta che non vi dà alcuna speranza di lavoro, idem per la laurea, che non aggiorna contenuti e metodi dal 1939, riforma Bottai.
Di un’università la quale, con i concorsi locali, ha sistemato i figli dei rettori e presidi, inventando per loro lauree dalle denominazioni più ridicole, e trovando lo stupido di turno disposto ad iscriversi e a pagare.
Di partiti e sindacati che non hanno mai alzato un dito quando i ministri erano di sinistra o centrosinistra, e le loro miniriforme hanno cambiato persino lo stato giuridico degli insegnanti senza che quei polli nemmeno lo venissero a sapere: ma sindaci e partiti sorridevano muti e mici. E siccome il 65% degli Italiani ha votato Berlusca, come è possibile che il 100% degli studenti sia contrario? A proposito, lo sapete che molti politicanti mandano i figli in scuole e università private? Ma guarda un po’!
A vantaggio dunque del solito scemo dell’istituto e della classe, quello che ai miei tempi nemmeno gli lasciavamo proporre dove mangiare una pizza, e oggi se ne arriva, ordina “Non si entra”, e tutti dietro come pecoroni.
Perciò, ragazzi, coraggio, cambiamo. Come? Come capita, tanto se le cose restano così, è comunque un disastro. Da cosa dobbiamo iniziare? Ma dai professori, soprattutto da quelli che è grasso se in classe leggono in libro di testo. Urge una bella botta di prepensionamento, e via a casa. E i nuovi, e pochi, facciano 35 ore come i medici ospedalieri, pagati bene. La scuola non è un ufficio di collocamento e un ammortizzatore sociale per le regioni dove non ci sono industrie: la scuola serve a trasmettere cultura, nozioni, esperienze.
E tante, e valide scuole professionali. Di licei ne basterebbero una decina in tutta la Calabria, ma tali che se ne esca sapendo e greco e latino e matematica davvero. La Calabria non avverte scarsezza di avvocati e professori e medici, ce n’è a migliaia: ci mancano i tecnici.
Ecco, ragazzi, di cosa dovreste parlare, e, se si verifica il miracolo, sentir parlare dai vostri sonnacchiosi professori.
Ulderico Nisticò
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