Rubrica di Opinioni di Francesco Raspa

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I compiti per le vacanze

  


Ieri mi ha chiamato al telefono un caro amico e con voce sconsolata mi ha chiesto se fosse abitudine di noi insegnanti dare compiti per le vacanze estive agli studenti. Gli ho risposto che io non ne assegno né per le vacanze natalizie, né per quelle pasquali, figuriamoci per quelle estive. Il consiglio più vivo, riguardo la mia materia di insegnamento, è quello di leggere.

Ancora più sconsolato, il mio amico ha chiesto se avevo la pazienza di ascoltare i compiti di italiano e storia del figlio per le vacanze. Con un pizzico di ironia mi ha anche invitato a “mettermi comodo”… .

L’elenco è risultato decisamente impegnativo. Faccio presente che lo studente ha frequentato con successo una prima classe superiore.

1.    Una marea di esercizi di grammatica. Dal verbo agli aggettivi, dall’individuazione del predicato nominale da quello verbale, dai complementi di specificazione, di tempo, di luogo e similari. L’amico mi assicurava che durante l’anno scolastico l’insegnante non correggeva quasi mai gli esercizi assegnati. La domanda che si poneva era del tutto semplice e ovvia: correggerà mai, a Settembre, quelli assegnati per l’estate?

2.     Letture tratte dall’antologia con esecuzione dei relativi esercizi. In pratica, tutta una serie di letture, parte di moduli letterari non svolti durante l’anno per mancanza di tempo. Va bene leggere, sosteneva l’amico, ma gli esercizi? Correggerà l’insegnante gli esercizi delle letture a Settembre? Naturalmente non solo quelli del figlio, ma dei suoi 25 compagni di classe promossi in seconda… .

3.     Esecuzione di tre temi. Gli studenti dovranno scrivere tre temi e consegnarli al rientro delle lezioni a Settembre. In pratica la mia collega, ad inizio anno andrà a correggere 75 temi. Di quella classe. Se consideriamo che un insegnante di Lettere in un biennio ha tre classi, ad una media di 25 per classe, all’inizio dell’anno correggerebbe 225 temi… mah!

4.     Lettura di un libro con compilazione di una scheda di comprensione. Il libro è assegnato, non a scelta dello studente.

5.     Storia (e qui la collega si è veramente superata): studio individuale dei capitoli che non si è riusciti a concludere durante l’anno. In pratica si tratta di una cinquantina di pagine.

Il mio amico, nel concludere questo elenco, mi ha detto: “E questo solo per italiano e storia… Cosa devo fare?”

Bella domanda. Cosa deve fare?

Mi riesce del tutto incomprensibile la frenesia che prende alcuni miei colleghi alla conclusione dell’anno scolastico nell’assegnare i  “compiti per le vacanza”. Una cosa è tenere in esercizio la mente, altra è ammorbarla con esercizi sul predicato nominale e verbale. Gli studenti poi hanno eccellenti doti di sopravvivenza per cui si dividono questa miniera di attività, cioè ognuno svolge qualcosa e poi due, tre giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico si danno ad una eccezionale attività di copiatura. Non di rado lo fanno durante l’anno, figuriamoci durante l’estate.

Un’altra cosa mi riesce incomprensibile. L’idea che all’inizio di un nuovo anno scolastico un insegnante di sobbarchi un enorme lavoro di correzione di compiti, quasi tutti, come dicevo, copiati e quindi del tutto inutili alla valutazione. C’è un pizzico di cinismo in questi colleghi, se non addirittura un velato senso di colpa per non avere “finito il programma”. Nella mia carriera di insegnante… non ho mai finito il programma. E’ del tutto impossibile finire un programma se si guarda alla qualità del lavoro e non alla quantità.

Tornando al mio amico ed alla sua domanda: “Cosa devo fare?”. Bè, ho proprio peccato di presunzione. Gli ho risposto: “Se fosse mio figlio gli direi di godersi le meritate vacanze”. A Settembre che cosa potrà mai fargli l’insegnante? Gli metterà un due sul registro?

Francesco Raspa

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