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Rubrica di Opinioni di Francesco Raspa |
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Hitler inginocchiato nel ghetto di Varsavia
E’ la volontà dell’uomo civile che costringe l’incivile ad un gesto praticamente e simbolicamente forte. E’ la civiltà che prende la rivincita sulla barbarie. Talvolta la realtà supera l’immaginazione e l’arte. Mussolini appeso in piazzale Loreto è un gesto eticamente inumano, storicamente logico. L’impiccagione cruda di Saddam Hussein, il linciaggio violento, persino blasfemo sul corpo di Gheddafi sono inammissibili nella civiltà del diritto, ma emotivamente coerenti con il dolore e l’odio provocato da questi personaggi. L’esecuzione sbrigativa di Ceasusecu e della moglie ed i loro corpi stesi a terra privi di vita, sono orridi, ma paradossalmente liberatori. Le statue distrutte dei dittatori, quando gli stessi sono fuggiti o sono deceduti, hanno il valore di una riconquista della dignità. La statua di Hitler inginocchiato nel ghetto non ha in sé alcuna violenza, ma evoca la sofferenza degli ebrei, la loro dolorosa storia, al quale il tiranno, a posteriori, s’inchina. Come se qualcuno, dall’aldilà, gli avesse concesso un permesso nel mondo terreno per fare i conti con se stesso e la storia. L’opera si intitola: “Lui”.Francesco Raspa
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