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Rubrica di Opinioni di Francesco Raspa |
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NON TUTTI QUELLI CHE HANNO VOTATO GRILLO SONO GRILLINI
C’è una significativa differenza tra la presenza nel territorio dei grillini ed il successo elettorale ottenuto. Ciò dovrebbe responsabilizzarli rispetto al fatto che molti elettori, compreso lo scrivente per il Senato, provengono da esperienze politiche diverse e che, stanchi di certe pratiche del potere hanno deciso di “sfiduciare” i partiti di tradizionale riferimento per puntare al cambiamento. La conseguente fiducia data ai grillini si traduce nel convincimento che essi possano praticamente cambiare modi e concezioni del fare la politica nelle sedi parlamentari. E di governo. Un patrimonio così ingente e influente di deputati non dovrebbe essere congelato e usato di volta in volta a favore o contro le attività di un governo. Ciò lo può fare chi ha 20 deputati e non chi ne ha molti di più. Soprattutto guardando all’elettorato che li ha posti in così grande visibilità. Chi ha ottenuto un così grande successo deve accettare la sfida di governare e indurre i partiti tradizionali a confrontarsi sull’onestà e l’autentico spirito di rappresentanza che gli eletti dovrebbero avere in sede parlamentare. A mio avviso, i grillini dovrebbero assumere incarichi di governo e indirizzare le politiche dello stesso verso le autentiche esigenze della popolazione. Devono cioè essere “influenti”. Sono stati votati per questo, senza considerare i singoli candidati, del tutto sconosciuti, ma avendo fiducia nella loro onestà e nel loto disinteresse verso il potere inteso come affermazione solo personale. E non è poco in tempi come questi. Grillo non può dire: “Se si appoggia il PD lascio la politica”. Cosa direbbe, allora se un suo deputato dicesse: “Lascio il Movimento se non appoggiamo un governo che accoglie buona parte delle nostre richieste”. Grillo non deve comportarsi come quel bambino che porta sotto casa il pallone e dice: “Il pallone è mio e gioca chi dico io”. Per quanto egli sia il fondatore del Movimento, suppongo che il Movimento non sia una cosa “sua”, diciamo di “proprietà”. E’ un bene cui partecipano non solo gli attivisti, ma in qualche modo gli elettori (che sono molti di più degli attivisti). Non intendo parlare di gerarchie perché chi si impegna in prima persona ha diritto ad avere più voce in capitolo di altri. Ma essendo stato un elettore di “Grillo”, anche se non sono “grillino” credo di avere diritto di esprimere il mio totale dissenso verso questo atteggiamento di un corpo di deputati eletti pure da me. Mi auguro ci sia una certa dialettica tra i deputati neo eletti e che siano in grado di spingere verso soluzioni di governo capaci di “cambiare”. Se così non fosse, prendo atto di avere buttato un voto e che alle prossime elezioni non andrò a votare proprio. D’altronde questa era la mia intenzione iniziale, ma ho deciso di presentarmi al seggio e immaginare il “nuovo”. Alla camera ho votato per il Partito Comunista dei Lavoratori (idealmente l’amico Rinaldo Schiavone) che non è esattamente il “nuovo che avanza”, ma almeno è un vecchio che tiene in piedi, in modo puramente teorico, una bella idea. A mio avviso, ovviamente. A meno che, alle prossime elezioni qualcuno non mi candidi. Perché non mi spiacerebbe, un domani, avere una pensione supplementare occupandomi del “bene del paese…”. Francesco Raspa
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