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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

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RESURREXIT, RISORGIAMO

 Forse qualche neogiansenista laico o ecclesiastico (non è necessario ritenere sappiano chi fu Giansenio, sono giansenisti lo stesso, inconsapevoli ma incalliti!) c’è rimasto male, che la nostra tragedia pasquale si sia conclusa nella gloria della Resurrezione, invece di fermarsi alla Morte; e, peggio ancora, con la proclamazione che il mondo romano, greco e il nostro, sarà cattolico, cioè universale, e non una conventicola di quattro gatti di depressi autoconvintisi di essere niente di meno che santi perché non parlano con nessuno!

 No, ragazzi, è finita in trionfo, con la visione di Cristo che avanza possente verso la storia. Era esattamente questo il messaggio che volevamo mandare. Bene, bravi, sani, capaci, e ce ne siamo andati anche noi contenti di noi stessi e di vivere in questo bel mondo di Dio. Il quale, il mondo, dico, magari avrà qualche inconveniente e qualche problemino, ma non è affatto quella specie di condanna ai lavori forzati che si legge nei lamenti biliosi di don Milani e delle antologie di Scuola Media in genere a colpi di più o meno sedicenti poeti, purché solipsisti, malati e magari suicidi. Alla larga, iettatori! Resurrexit, risorgiamo.

 Deve risorgere anche Soverato, la nostra amata città che, quando contava sì e no tremila anime, era tra le più ricche località del Meridione, con industrie e artigianato e grandi commerci e cultura, e oggi che ne conta ufficialmente diecimila, e tantissimi abitano abusivi, l’80% campa di stipendiucci. Campa, si fa per dire. Il mensile che, ai tempi della lira basticchiava, in tempi di euro non arriva a fine mese; donde il pullulare di banche atte a prestare.

 Alla faccia del progresso. E non parliamo della disgraziatissima espansione edilizia, che ha fatto spuntare i dormitori senza un bar dove prendere un caffè, e tanto meno una piazzetta dove incontrarsi.

 Perciò Soverato non è più una comunità, ma un accostamento di forestieri, che dormono qui e vivono con la mente altrove. Basta guardarsi intorno durante una manifestazione sociale qualsiasi, compresa Resurrexit. Magari ci sono seimila persone, però mancano i professori, i presidi, i medici, i funzionari regionali... E uno mi ha detto che non lo sapeva, giustificandosi con il fatto che non legge i giornali e non vede le televisioni locali. E che nessuno dei suoi amici gliene ha parlato. Sarebbe grave, se mentisse: il fosco dramma è che era in perfettissima buona fede.

 Bisogna prendere urgenti provvedimenti. Dobbiamo, chi? Tutti: sindaco, maggioranza, opposizione, parroci, uomini di cultura, lavoratori... tutti.

 Fermi là: non ve ne venite nessuno con i pistolotti del tipo “bisogna recuperare i valori”. Plumas y palabras el viento las lleva! Non è con le parole, che risolveremo qualcosa. È impellente restituire a Soverato la sua antica vitalità economica e produttiva, e il rapporto con il territorio, e la centralità come luogo di servizi di qualità, e un turismo che non siano ragazzotti in cerca di birra a basso costo, e la cultura. La cultura, quella vera, quella che sa dibattere, litigare, sostenere tesi, contaminarsi con la realtà. Ne abbiamo da regalare ai quattro venti, senza bisogno di importarne da fuori, e l’abbiamo stradimostrato.

 Per risorgere, ci vuole la voglia di farlo, l’entusiasmo di chi ama la vita non perché sia comoda, ma proprio perché più è scomoda più è divertente. Coraggio, finitela con i musi lunghi e la faccia di chi dice che campo a fare. Sapeste quanto ci siamo divertiti, tre mesi, preparando Resurrexit. Alla prossima cena, venite anche voi.

Ulderico Nisticò

 

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