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Rubrica di Salute & Benessere a cura di Filippo Apostoliti |
Numero 41 - Per eventuali Richieste e Consigli scrivere a: info@soveratoweb.it |
Il Vaccino per il cancro all’utero Dal marzo 2008 si pratica in Italia e gratuitamente la vaccinazione per le ragazze dagli undici ai dodici anni per ridurre il rischio di cancro al collo dell’utero. La vaccinazione e lo screening sono considerati ormai necessari per combattere questo carcinoma, considerato il secondo tumore maligno della donna a livello mondiale e il primo cancro ad essere riconosciuto come totalmente riconducibile ad un’infezione. È causato dall’infezione genitale da virus (Papilloma umano virus, HPV) definiti di alto rischio per distinguerli da quelli a basso rischio che possono provocare solo lesioni benigne come i condilomi. L’infezione da HPV è frequente, al punto da stimare che oltre il 75% delle donne sessualmente attive si infetti almeno una volta nel corso della vita. Ma questo non implica necessariamente un decorso a malattia. Esiste, infatti, una sorta di equilibrio tra il paziente e il virus, che può condizionare l’evoluzione dell’infezione dalla sua regressione alla persistenza fino alla progressione. La regressione si ha quando il virus è eliminato normalmente dal sistema immunitario prima che sviluppi una malattia e di solito riguarda quelli a basso rischio. La persistenza è tipica dei virus ad alto rischio. In questo caso si possono sviluppare delle lesioni che in progressione portano al cancro del collo dell’utero. La probabilità di una progressione è legata anche ad altri fattori, come la sigaretta, l’uso a lungo termine di contraccettivi orali e il contatto con partner già infetti. Generalmente il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza delle lesioni è di circa cinque anni, mentre per il tumore possono passare decenni. Da qui la necessità di screening che consentano di identificare le lesioni, di distinguerle nei tipi di basso rischio e di alto rischio, e di intervenire su queste ultime prima che evolvano in carcinomi. Come si trasmette l’HPV. L’infezione da HPV è una delle più comuni malattie sessualmente trasmesse, tramite rapporti con partner portatori del virus, e il preservativo non sempre protegge al massimo. Spesso è difficile stabilire da chi si è contratta l’infezione perché può essere trasmessa dal proprio partner attuale o da partners precedenti. L’incubazione può, infatti, andare da poche settimane a qualche anno. Ma esiste anche una via non sessuale. Il virus si può trasmettere anche in quei luoghi ad alta densità come piscine o palestre e perfino in spiaggia. Ed è frequente la possibilità che la trasmissione sia favorita dal contatto con biancheria tipo asciugamani che siano venuti in contatto con persone infette. I sintomi. In genere l’HPV non provoca disturbi. I sintomi accusati dalle pazienti sono di solito dovuti ad altre infezioni che si sovrappongono come infezioni fungine e infiammazioni delle parti intime. Quando poi si dovesse sviluppare il tumore cervicale avremmo sanguinamento anomalo, abbondanti perdite vaginali (spesso maleodoranti), dolori al basso ventre o alla schiena, sangue nelle urine e dolore nell'atto di urinare. La prevenzione. Ogni cosa che peggiori il sistema immunitario può contribuire alla comparsa dell’HPV. Occorre quindi: · Ridurre il fumo, che addirittura aumenta la possibilità di far progredire le lesioni. · Fare esercizio fisico, che rafforza il sistema immunitario. · Eliminare alcool e droghe, che distruggono il sistema immunitario. · Fare sesso sicuro, perché il preservativo riduce la possibilità d’infezione, e avvicinarsi a partners affidabili. · Finiamo col solito stress, causa di tutti i mali del prossimo millennio.
Precedentemente abbiamo indicato lo screening e la vaccinazione come necessari per la prevenzione. Lo screening. Co regolarità occorre effettuare il Pap Test ed eventualmente anche la Colposcopia. Il Pap Test. Il medico tramite uno strumento chiamato speculum osserva la vagina ed il collo dell’utero. Quindi raccoglie alcune cellule, le deposita su un vetrino e le invia al laboratorio perché siano esaminate. Il Pap Test è raccomandato entro tre anni dal primo rapporto sessuale o comunque dai ventuno anni in poi e ripetuto ogni 2-3 anni. Se il risultato è positivo, si può procedere con la Colposcopia. La Colposcopia. Il medico utilizza un microscopio ad alta qualità che consente di esaminare le parti colpite ed individuare il probabile HPV. La Vaccinazione. L’Italia è il primo Paese europeo a pianificare una strategia di vaccinazione pubblica contro il Papilloma virus (HPV), che causa ogni anno circa mille morti. I vaccini anti-HPV si sono dimostrati un’arma preziosa contro la maggior parte dei tumori al collo dell’utero, soprattutto in giovane età. Anche le donne con età superiore possono con l’aiuto del loro ginecologo prendere in considerazione la possibilità di fare la vaccinazione (non gratuita), anche se ultime ricerche sembrano mostrare che l’efficacia si riduce con l’aumentare dell’età. Sono i due tipi: quadrivalente e bivalente. Il vaccino quadrivalente fornisce una copertura del 70% dei carcinomi cervicali e del 90% dei condilomi e si somministra in tre dosi (0 - 2 - 6 mesi). È destinato soprattutto alle donne tra i nove e ventisei anni. Il vaccino bivalente non copre i condilomi ma solo i carcinomi, e sempre con le stesse percentuali. Si somministra in tre dosi (0 - 1 - 6 mesi). Poiché il grado di copertura non è totale è ovvio che lo screening col Pap Test rimanga essenziale nella prevenzione, anche di chi è stato vaccinato. Ma i vaccini sono sicuri? Dopo una lunga sperimentazione si è osservato che sono sicuri e perfettamente tollerati, a parte un leggero prurito nella zona punta dall’ago. Come sempre, per ogni campagna di vaccinazione, c’è sempre qualche oppositore. Ma la vaccinazione oggi sulle bambine, accompagnata alla prevenzione col Pap Test sulle donne di domani, sarà l’unica via per ridurre in modo incisivo un vero cancro per il corpo femminile. Chi volesse saperne di più potrà indirizzarsi al seguente Link dell’Osservatorio nazionale Screening http://www.gisci.it/documenti/documenti_gisci/100d_hpv_2011.pdf Unica nota stonata. Ho chiesto all’Osservatorio di avere dati sulla vaccinazione della Calabria, ma non sono ancora disponibili come del resto per le altre regioni italiane. Peccato.
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