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Rubrica di Salute & Benessere a cura di Filippo Apostoliti |
Numero 44 - Per eventuali Richieste e Consigli scrivere a: info@soveratoweb.it |
TERAPIE ALTERNATIVE PER LA SALUTE? Perché escludere altre cure per le nostre malattie? In giro per il mondo si trovano tante diverse possibilità. D’accordo, non tutte hanno un fondamento scientifico ma hanno in comune una idea di fondo che pian pianino si sta facendo largo tra le terapie tradizionali. L’idea è che non si debba curare solo la patologia, ma l’intero organismo, di cui la malattia è solo uno squilibrio, che occorra prestare attenzione al benessere in generale e non aspettare l’arrivo di una malattia. Ho scelto di parlarvi di quelle più famose. La Cristalloterapia. La cristalloterapia nasce dal’idea che il nostro corpo possegga dell’energia che può essere risvegliata ed utilizzata grazie al contatto con alcune pietre, che siano cristalli o minerali. Le pietre possono esser disposte nella stanza in cui si trascorre del tempo, possono essere indossate o possono essere bevute sottoforma di soluzione in acqua. Il trattamento più comune è quello per contatto. La persona viene fatta stendere su un lettino e l’operatore conduce un’analisi energetica in cui valuta i centri di energia e lo squilibrio energetico nel corpo. Quindi, inizia a porre i cristalli sui punti in cui lo squilibrio è presente. Durante la seduta, che di solito dura un’ora, possono essere abbinate altre pratiche quali massaggi e aromaterapia. Esiste un percorso che prevede quattro fasi da attraversare per raggiungere il benessere psicofisico e sono: Fisico, emotivo, mentale e spirituale. Quali evidenze scientifiche? La cristalloterapia si basa su due pilastri. Il primo pilastro è la filosofia orientale che abbraccia la possibilità di distinguere il nostro corpo su piani diversi, cioè appunto fisico, emotivo, mentale e spirituale. Ed è facile pensare che l’equilibrio si raggiunga solo quando questi piani siano in perfetta comunicazione tra di loro e l’energia scorra fluida nel passaggio da un piano all’altro. Suggerisco di osservare il quadro di Munch (l’Urlo) in cui l’autore stesso vuol mostrare come nella depressione ogni sua percezione, perfino quella spaziale, sembri distorta. Il secondo pilastro, più scientifico, si basa sugli oligoelementi, di cui i francesi sono i massimi esperti. La teoria degli oligoelementi è ormai prassi nella medicina perché gli strumenti scientifici hanno consentito di verificarla. Secondo questa teoria ogni reazione che faccia funzionare il nostro corpo avviene anche grazie all’aiuto di metalli presenti in piccole tracce, come rame zinco nichel e cadmio. Perfino l’oro è presente! Secondo gli esperti francesi, la mancanza delle giuste concentrazioni di questi metalli potrebbe portare a patologie. Ad esempio, per combattere le allergie di stagione usano ampolle di nichel e cadmio da bere tre volte al giorno. Ma se gli oligoelementi sono ormai utilizzati nella terapia medica, difficile capire e verificare se veramente una pietra possa trasmettere questo influsso al nostro corpo da un semplice contatto. L’Aromaterapia. Alla base rimane l’idea che l’energia del nostro corpo debba raggiungere un equilibrio duraturo nel tempo e stabile alle avversità della vita. Per arrivare alla meta si utilizzano degli oli essenziali estratti dalle piante più disparate, che vengono somministrati in vari modi diversi. Possono essere semplicemente odorati in una stanza, massaggiati sul corpo o ingoiati assieme ad una miscela di altre sostanze. Il tempo necessario per fare effetto, secondo chi esercita questa pratica, è di circa una settimana e ogni ciclo dura tre mesi. Come nella cristalloterapia anche nell’aromaterapia si parla di tre piani e sono: energetico, mentale e fisico. Quali evidenze scientifiche? L’aromaterapia ha mostrato nel tempo una solida supposizione scientifica, che non è ancora diventata evidenza perché difficile da misurare. L’idea è che ogni cosa che stimoli i nostri sensi abbia ripercussioni sul nostro corpo. In particolare, ogni aroma che scateni sensazioni piacevoli produce endorfine, cioè le sostanze deputate a farci sentire “piacevolmente felici”. Questa banale assunzione è facilmente riscontrabile da ognuno di noi quando ci ritroviamo a odorare i nostri piatti in cucina. Se l’odore è gradevole avremo subito l’acquolina in bocca, che altro non è che una reazione del nostro corpo ad un odore ben preciso. Inoltre, è facile anche dimostrare che spesso alcuni profumi e odori sono ben radicati nei nostri ricordi e producono sensazioni ben precise. A chi da bambino trascorreva ogni estate al mare potrebbe capitare, ad esempio, che l’odore del mare visto dopo tanto tempo possa richiamare alla memoria i bei tempi passati e suscitare commozione. È più complicato spiegare cosa ci sia alla base della Floriterapia, nella quale gli oli essenziali vengano bevuti. Si tratta dei fiori di Bach e i meno conosciuti fiori Californiani. Si suppone che ogni fiore abbia la necessità di produrre un profumo gradevole se deve attirare insetti e sgradevole se deve respingerli. In pratica, estendendo il concetto, ogni profumo potrebbe suscitare una reazione conciliante (positiva) o respingente (negativa). E i nostri stati d’animo potrebbero essere distinti, in fondo, allo stesso modo. Da qui l’idea di utilizzare l’essenze dei fiori per influenzare il nostro stato d’animo. La floriterapia, inventata da Bach nel 1937, agisce proprio a livello emotivo e mentale delle persone, concentrandosi quindi sulle patologie ad esse connesse, come la depressione e l’ansia. È facile poi estendere questa idea al benessere in generale, perché se una persona è serena sarà anche più difficile che lo stress la faccia star male. La scienza ufficiale non riesce a misurare l’efficacia dei fiori di Bach, ma non si può discutere che un fondamento scientifico ci sia. La cromoterapia Come l’aromaterapia, si basa sugli stimoli ai nostri sensi. Sin dall’antichità si apprezzava la possibilità di influenzare lo stato d’animo e la salute di una persona con i colori. Addirittura, i greci applicarono ai malati la elioterapia, cioè l’esposizione alla luce solare diretta. Ancora oggi, mi capita di osservare una sana abitudine dei nostri anziani, che amano posarsi dietro un vetro a prendere il sole anche di inverno, ricevendo così notevole sollievo. I colori vengono utilizzati attraverso fasci di luce, con gli alimenti, con bagni in acque colorate e massaggi con fanghi colorati. In particolare, il cromoterapeuta analizza lo stato d’animo e l’eventuale squilibrio ( e ci risiamo!) energetico e decide di conseguenza il trattamento più adatto e il colore che meglio può stimolare i sensi, i nervi e gli organi. In alcuni casi, il colore può essere praticato con più metodi contemporaneamente. Ricordo in uno studio privato di Roma che il terapeuta faceva lavare il paziente in un bagno colorato, poi lo massaggiava con un colore diluito in essenze e in ultimo lo cibava con una poltiglia di tre colori mescolati assieme. Confesso che io stesso, da osservatore, avevo raggiunto una certa serenità. Infatti quel paziente era stato trattato per un problema di stress psicosomatico. Quali evidenze scientifiche? Attualmente la cromoterapia comincia ad essere molto apprezzata a livello scientifico, in parte perché è facilmente misurabile la sua capacità di influenzare l’equilibrio psicofisico di una persona, ma anche perché è intuibile ciò che succede. I nostri organi di senso e in particolare la vista sono molto recettivi agli stimoli esterni. È facile comprendere che il verde ci ricordi un prato, così come l’essenza di basilico si usi nei profumi per ricordare l’erba tagliata. Il passaggio successivo è comprendere che come per gli odori abbiamo memoria così per la vista le sensazioni sono immediate e scavano nel subconscio. Quando guardiamo il rosso, pensiamo all’amore e alla passione. Ma il rosso è anche il primo colore che un neonato impara a riconoscere. E indovinate chi è la persona accanto che ci si ritrova quando s’impara il rosso? Sempre o quasi la mamma, cioè la persona che cii vuole più bene. Il blu ha un effetto calmante. Anche il verde da un senso di rilassatezza. Sembra sia dovuto alla capacità dell’occhio di riconoscerlo più rapidamente degli altri, che quindi ci mette meno “fatica”. Il giallo da grande energia, perché pare che sin da piccoli impariamo che l’unica fonte di energia con la quale dobbiamo sempre convivere sia proprio quella solare. Ogni cromoterapeuta adotta un test (Luscher) per valutare lo squilibrio energetico e decidere a quale colore sottoporre la persona. La Haloterapia. Su richiesta di Stefano, un nostro lettore che ringrazio per la domanda, concludiamo con la Haloterapia. Si basa sull’assunto che l’aria satura di sale possa avere effetti benefici sulle vie respiratorie. Il paziente viene fatto allocare in una stanza (Grotta di sale) dove rimane circa trenta minuti e respira aria satura di sale, micronizzato in dimensioni tale da raggiungere le vie aeree più profonde. Nasce nel Nord Europa, dove i monaci, a cui dobbiamo molte nostre terapie moderne, facevano sostare gli infermi in prossimità di stalattiti e stalagmiti per una buona giornata. Attualmente, viene consigliata a pazienti che hanno patologie respiratorie leggere, come sinusiti croniche, o più gravi come l’asma e le broncopatie croniche. Vista la moda, molto spesso viene associata alla cromoterapia e al’aromaterapia, inondando la stanza anche di effluvi e colori sgargianti. Quali evidenze scientifiche? Al contrario delle terapie alternative precedenti, l’Haloterapia è sostenuta da una certa bibliografia scientifica. Diverse sono le ricerche condotte negli ultimi venti anni. Da qui nasce la prassi di usare acqua di mare sterilizzata per il nasino umidiccio dei bambini, o magari acque ricche di bromo e iodio e arricchite con acqua di mare per i pazienti che presentano patologie più serie. La particolarità del sale micronizzato è che si dimostra capace di spaccare alcuni legami chimici presenti nel muco e renderlo più fluido. Il muco è essenziale per il nostro organismo perché capace di disinfettare le vie aeree, tranne quando si accumula in grande quantità e/o il paziente non riesce più ad eliminarlo. Il rischio non è più la classica sinusite, ma anche la possibilità che possa infettarsi e causare infezione nelle vie aeree. Per quanto possa apparire strano, un vero passo avanti nell’Haloterapia lo si deve ad un gruppo di ricerca italiano (Università di Pisa e di Parma) che ha condotto studi sui pazienti asmatici, racchiusi nelle grotte apuane del lucchese (Grotta del Vento). In questo caso, venivano “abbandonati” nelle grotte per tre mesi e monitorati ogni giorno. La ricerca ha dimostrato che l’ambiente (probabilmente meno inquinato) favoriva la riduzione dell’asma, ma solo nelle stanze vive, cioè in quelle in cui l’acqua scorreva sulle pareti e l’aria era più satura di sale. Se, una volta, il medico consigliava di trascorrere del tempo a mare per le patologie a carico dell’apparato respiratorio, oggi potrebbe in qualche modo suggerire la Haloterapia. Ma c’è un ma. Non dobbiamo dimenticare che se i sostenitori della terapia del sale vantano le stesse possibilità di cura che ci sono al mare, è pur vero che negli ambienti marini ci sono altre sostanze come lo iodio che non possono essere adoperate nella stanza del sale. Si comprende quindi che le capacità disinfettanti dell’aria di mare non possono essere del tutto riproposte. E allora? Le grotte di sale possono sostituirsi al mare d’inverno e facilitare la vita di chi si trova ad affrontare patologie croniche che prevedono cure più impegnative. Appunto, alla ricerca di quel benessere generale che potrebbe ridurre in seguito l’uso di farmaci più forti.
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