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Rubrica di Salute & Benessere a cura di Filippo Apostoliti |
Numero 49 - Per eventuali Richieste e Consigli scrivere a: info@soveratoweb.it |
I fermenti per lo stress? Negli ultimi anni l’attenzione verso i fermenti lattici è aumentata assieme alla preoccupazione dei pazienti per un intestino troppo pigro o magari troppo attivo. Il carico di stress sembra essere il solito imputato perché come si sente dire ogni persona ha due cervelli e uno è tra lo stomaco e l’intestino. Sono nate così tante reclame, di cui la Marcuzzi è la protagonista principale, sulle miracolose capacità dei fermenti lattici utili per “il benessere di una vita in cui non si sa dove si va, ma si spera di fermarsi una volta almeno in bagno”. L’attenzione ai fermenti nasce anche dalla constatazione scientifica che l’intestino è di gran lunga l’apparato più colonizzato di batteri, che ora cominceremo a chiamare flora, e che questi risentono di più dell’ambiente circostante alla persona, come se fossero sempre alla ricerca di un equilibrio tra il “dentro e fuori” ogni persona. Questo equilibrio è minacciato in particolare dalla cattiva alimentazione e dallo stress. Se sull’alimentazione possiamo però agire certo non possiamo farlo facilmente sullo stress, che ne dicano i psicologi. Da qui nasce l’idea di somministrare continuamente fermenti lattici a tutta la popolazione e per sempre, a garanzia di una prevenzione alla vita del cavolo che conduciamo. È bene chiarire però cosa intendiamo quando parliamo genericamente di fermenti lattici per la flora intestinale. Abbandoniamo la definizione di fermenti e impariamo ad usare i termini probiotici e prebiotici I probiotici. Sono batteri e lieviti (Lactobacillus, Bifidobacterium e Saccharomyces) presenti in vari preparati. Hanno la capacità di aumentare il muco intestinale utile come barriera protettiva, di bloccare la proliferazione di batteri nocivi e di esercitare una azione antinfiammatoria. Recentemente si è anche scoperto che sono capaci di regolare la vita della cellula al’interno dell’intestino. Mi spiego. Le cellule di un tessuto proliferano e poi degenerano. Normalmente questo processo si svolge con un certo equilibrio. Nel caso di tumori, ad esempio, accade che le cellule comincino a proliferare in misura abnorme. Bene, i probiotici in qualche misura intervengono nel normale ciclo di vita cellulare. Attenzione. Non vuol dire che assumere i probiotici scongiuri la possibilità di formazione del cancro intestinale, ma solo che possono avere un effetto benefico sul naturale svolgimento dell’attività intestinale. I prebiotici. È roba che marcisce, nel senso che sono alimenti (Inulina, Fruttoligosaccaridi (FOS) e Galattoligosaccaridi (GOS)), capaci di attraversare l’intestino senza essere digeriti e raggiungere il colon dove vengono fermentati dai batteri naturalmente presenti nell’intestino. Non tutti i batteri presenti riescono a fermentare i prebiotici e solo quelli capaci si attiveranno per la fermentazione, proliferando più facilmente a scapito di altri. Si realizzerà una sorta di selezione specifica in cui alcuni batteri scompariranno. La ricerca scientifica ha dimostrato che i batteri capaci di fermentare i prebiotici sono soprattutto i Bifido batteri, fortunatamente molto utili perché migliorano la qualità delle feci, riducono il rischio di infezioni e i casi di allergie cutanee, favoriscono l’assorbimento di calcio nelle donne in menopausa e danno un senso di sazietà utile nelle diete alimentari per la riduzione del peso. Insomma, una buona specie da allevare nel nostro intestino! Le ricerche si sono focalizzate molti sulla qualità dei nostri batteri, addirittura ci sono circa trenta studi sulle capacità dei bifido batteri, rispetto ai Lactobacilli, a ridurre le tensioni e i dolori addominali, il meteorismo e ad aumentare la velocità con cui si espellano le feci. Analoghi studi sono stati condotti sui prebiotici, con avverse fortune. Se da un lato miglioravano la qualità delle feci dall’altro pochi pazienti avevano altri effetti collaterali fastidiosi come il gonfiore addominale. Vi risparmio il resoconto sulla mole di pagine scritte sul confronto tra probiotici e prebiotici, perché la conclusione di molti studi è sempre la stessa. Ogni paziente ha una flora intestinale con una composizione ben precisa, che regola l’intestino secondo le proprie caratteristiche, e se in linea di massima alcuni ceppi possono aiutare a regolare il nostro secondo cervello questo non vale sempre e per tutti. Un confronto col medico è necessario per riuscire a conoscere adeguatamente la propria flora intestinale e quali fermenti possano aiutare significativamente. Vi faccio un esempio. Esiste un prebiotico particolare che molti medici prescrivono per i pazienti affetti da patologie croniche come la colite ulcerosa, ottenendo buoni risultati, ma lo stesso ad un paziente con una banale stitichezza darebbe solo problemi. Viceversa, esiste un fermento prescritto per rafforzare il sistema immunitario dei soggetti allergici che al paziente con la colite ulcerosa creerebbe altri danni. Lasciate perdere le reclame e affidatevi alle cure di un buon medico.
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