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Rubrica di Salute & Benessere a cura di Filippo Apostoliti |
Numero 59 - Per eventuali Richieste e Consigli scrivere a: info@soveratoweb.it |
La Sanità sullo Ionio si è esaurita? Alzi la mano chi si è accorto che sulla costa ionica la Sanità è in affanno. Cosa succede ai nostri ospedali? Avremo ancora una Sanità pubblica? Per capire cosa ci aspetta è opportuno chiarire cosa rappresenta la Sanità e cosa significa offrire delle prestazioni sanitarie. Immaginiamo di essere al mercato del venerdì a Soverato. Ci sono un venditore, che è lo Stato, e una bancarella, che è la Sanità. In bella mostra troviamo una serie di prodotti di prima necessità. Si va dalle ecografie alla sostituzione di una vena, passando per la ricostruzione del viso sfigurato e le lezioni della logopedista. Dall’altra parte, sulla strada, ci sono i malati che, guidati dai medici, devono scegliere cosa sia adatto per le loro esigenze. Una volta deciso, alzano il dito, mostrano una carta rossa (la ricetta) e ordinano. A quel punto lo Stato dovrà scegliere cosa fare. Due sono le possibilità: offrire il prodotto e guadagnarci oppure consigliare una seconda scelta, accontentandosi di qualche soldino. Nel primo caso la Sanità sarà di eccellenza e converrà a tutti, nel secondo la convenienza a piazzare il prodotto peggiore sarà solo di qualcuno. Va da sé che se il prodotto è di alta qualità e viene offerto celermente, altri lo richiederanno, ma se malauguratamente dovesse rivelarsi di scarsa utilità, il malato non ci penserà su due volte a rivolgersi altrove (il privato) la seconda volta e lo Stato ci perderà. Di fronte a questa scelta si delinea quella che è la strategia di uno Stato e, in seconda battuta, di una Regione. Con la Sanità si può guadagnare, mente chi dice che un buon servizio porta in perdita le casse della Regione. Qualche esempio? In Abruzzo, proprio quell’Abruzzo terremotato, le Tac si eseguono fino a mezzanotte e l’unica fila da fare è alla macchinetta del caffè. In Emilia Romagna l’ospedale è l’ultima ratio, si lavora molto sulla prevenzione e il risparmio è elevato. Nel Lazio la Sanità è abbandonata ai baroni universitari e il bilancio è talmente gravato dai debiti che già siamo alla cartolarizzazione delle passività alle banche. E da noi? Cosa succede? La situazione è pressappoco questa. Le guardie mediche chiudono. Prima erano troppe, poi sono diventate poche e senza mezzi e in ultimo si è deciso che è meglio chiuderle, tanto ci sono ospedali in ogni dove. È vero: gli ospedali sono tanti, cresciuti come funghi, ma funzionano male e costano molto a noi tutti, soprattutto all’infartuato che raminga da un Pronto Soccorso all’altro mendicando un posto dove trascorrere la notte. Quando i soldi hanno cominciato a scarseggiare, si è creduto che fossero troppi per sostenerli e quindi hanno cominciato a chiuderli, senza pensare ad una alternativa valida. Morale: tutti corrono all’unico Pronto Soccorso, che subito va in tilt. La spesa farmaceutica va anche peggio. Va ridotta e, siccome la prevenzione manca, come si fa a ridurre il numero di farmaci che ognuno è costretto ad assumere? Alternative? L’acqua benedetta pare abbia ottenuto ottimi risultati nei secoli di sperimentazione… Quindi che faremo? Quel che facciamo già. Chi ha fretta si rivolge ad un'altra bancarella, il privato, che ha tutti i motivi per offrire un ottimo servizio. Chi ha i soldi fa la valigia e va al nord. E chi non ha né l’uno né l’altro continua a cercare un posto dove curarsi. Sullo Ionio poi è anche peggio. L’ospedale di Chiaravalle non si trova, quello di Soverato ogni tanto chiude un reparto e le eccellenze sono altrove. Non dimentico chi lavora in questi ospedali, ma senza mezzi è dura anche per un genio. Non c’è una strategia, non c’è una alternativa pubblica …. tanto c’è il “Pugliese” e il resto può andare in malora! Alla faccia di chi dice che la tempestività nella medicina sia tutto! Non so se la Sanità sullo Ionio si esaurirà … ma a cercare un letto per un parente sicuramente impazziremo prima noi...
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