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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

Numero 87 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it

AUGURI

Cosa c’è di più banale degli auguri di inizio d’anno? Ma, d’altra parte, cosa c’è di più riposante delle cose banali? E dunque, facciamo gli auguri.

 A chi? Secondo l’ordine naturale delle cose, a me stesso, alla mia famiglia, al mio paese, alla mia regione, alla mia patria, al mondo. Diffidate di chi dice di amare il mondo, e poi non ama né il paese né la famiglia né, soprattutto, se stesso; e, odiandosi, diventa insopportabile per gli altri.

 A me stesso, di continuare a fare esattamente quello che sto facendo: insegnare, scrivere libri, coltivare il campo, tenere conferenze, portare a spasso il cane, partecipare a feste e raduni, eccetera eccetera. Alla mia famiglia, serenità.

 Al paese di Soverato, auguri di prendere coscienza che non è più perla di un bel niente, e, trovandosi in decadenza (vedi negozi chiusi e turismo di gg. 10!), deve prendere seri provvedimenti, a cominciare dal tappare la bocca a tutti quelli che parlano di perle, e illudono.

 Alla Calabria, di trovare nelle urne elettorali una classe dirigente rinnovata. Tempo che sia come augurarsi che ci spuntino le ali! A marzo, sempre i soliti.

 All’Italia, di non cascare nella trappola consociativistica delle “riforme condivise”, cioè nessuna riforma e tante cene tutti assieme. La verità è che quasi nessuno vuole riformare niente, a cominciare dalla scuola.

 Al mondo, la pace. Ma se proprio qualcuno deve fare una guerra, che almeno la sappia vincere presto e bene. Le guerre chiamate paci non sono né paci né guerre, perciò possono durare secoli.

 Qualche ingenuo domanderà: ma, niente auguri all’Europa? No, a chi non esiste non si possono formulare gli auguri.

 Auguri in ordine sparso: a chi mi vuol bene, che sono tanti, chi più chi meno chi molto chi troppo; a chi mi vuole male, tanto mi fa un mezzo baffo; ai litigiosi, auguri di camomilla a fiumi; agli intellettuali, di non affaticarsi a partecipare ai convegni e cose simili; alle strade in costruzione, che le finiscano presto.

 Ai giovani calabresi, che trovino lavoro, possibilmente in Calabria.

Ulderico Nisticò

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