Il Fantasma del Fabbro - Una via a Craxi?

IL FANTASMA DEL FABBRO

Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

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Una via soveratese a Bettino Craxi? E perché no? A parità di tangentista con tutti i partiti del fu arco costituzionale, PCI compreso, e, dopo la fine del MSI, anche di molti ex mie camerati passati ad AN, è stato l’uomo di Sigonella. Bravo!

Ma non è Craxi che vi voglio parlare, ma delle vie. A Soverato ci sono strade e vie intitolate, con lottizzazione da Prima repubblica, ai peggiori sconosciuti politicanti, in spregio dell’evidenza e della legge dei dieci anni dopo il trapasso. Offro un caffè a chi si ricorda chi era Nenni (forse, però, qualcuno... ),e una vacanza ai Caraibi a chi sa chi era Amendola e per quale strano motivo è ricordato da un’arteria cittadina. Un certo Guarasci, non meno anonimo, ha fatto il bis: una scuola e una via per essere stato presidente della Regione, una cosa di cui, se mai, uno si dovrebbe vergognare, attesi i risultati. Soverato Superiore ha onorato con vie degli illustri cittadini che non solo ora che sono defunti, bensì anche in vita nessuno si accorse mai essi esistessero. E non parliamo delle intitolazioni a parenti, comprese quelle autogestite, nel senso che hanno affisso lapidi o scritto sulle pareti quello che è sembrato a loro. Imperversano poi le strade floreali.

La toponomastica cittadina, studiata con gli occhi dello storico, è divertente. Va al potere l’allora Fronte popolare socialcomunista scomunicato, ed ecco una via a Giordano Bruno icona degli anticlericali. Arrivano i democristiani, ed ecco la più lunga strada di Soverato dedicata ad un sant’uomo che, ammesso sia nato a Soverato, comunque da genitori napoletani, se ne andò subito e a Soverato non mandò mai una cartolina illustrata. Invece, restando nel clero, fra Giacomo, che resta il nato tra noi più famoso della storia, ha un vicolo; e lo stesso lo Zumpano, che non nacque, però fondò il suo Ordine a Soverato, e vi morì.

La vicenda della mancata intitolazione di una piazza a Mimì Caminiti andò incontro ad un fallimento annunciato: io le dico, le cose, ma tutti fanno finta di ascoltarmi e pensano di essere più volponi invece dei polli che sono. A don Gnolfo ci siamo riusciti, a parte che l’intitolazione solenne è stata impedita da un invidioso; e che non lo sa nessuno che quella piazzetta si chiama Gnolfo, e non senza buffi equivoci.

Un giorno il sindaco Gianni Calabretta decise di riunire, informalmente, una commissione per la toponomastica. Credetemi, sto ancora ridendo: uno propose di intitolare vie al giudice Cordova, che era, ed è ancora vivissimo; una distinta signora, ad una tizia messicana del XIX secolo, dichiarata, per sentito dire, prima femminista. Va da sé che la commissione morì e fu sepolta, e la Babele sui muri continua... Insomma, un bel disastro, le intitolazioni di Soverato.