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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

Numero 118 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it


TURISMO E PASSANTI

 Turista, dal francese tour, donde tornare e torneo, è uno che “gira”, viaggia, per curiosità, cultura o svago. Perciò per me turista è uno che si chiama Brambilla Ambrogio, nasce e vive a Milano, entra in un’agenzia meneghina, dice di voler passare due settimane in un bel posto, e gli rispondono Soverato, senza minimamente avere da queste parti un parente o amico. Viene, si trova a suo agio, si diverte, paga il giusto, lascia la mancia, e riviene l’anno dopo, oppure lui cambia meta, però suggerisce Soverato ai vicini. Questi è un turista. Questo tipo umano fino al 1980 veniva davvero, e ne abbiamo conosciuti tanti, noi che a Soverato c’eravamo.

 Oggidì non se ne vedono. Del resto, che verrebbero a fare? E qui occorre una parola di spiegazione. Fino agli anni 1960, la stragrande maggioranza degli Italiani, vivendo nell’interno, avevano visto il mare solo nelle colonie estive del Fascio. Quando capitò loro di andarci in vacanza, fu la grande novità del secolo: ed ecco film sul mare, canzonette sul mare, e gabbiani, tanti gabbiani. Ricordo una canzone di successo che riuscì a mettere assieme le due ideologie popolari degli anni 1970: il terzomondismo e il gabbianismo, inventandosi che il pacioso e casalingo volatile se ne andasse niente di meno che in Africa! Bastava poco, allora: un ombrellone, una crema abbronzante alla buona, le palette per i bimbi... e, i più trasgressivi, la sera due salti in famiglia. Ma nel 2010, con quattro soldi uno vola alle Maldive e si svaga sul serio, come pretendete che paghi per fare il bagno in una Soverato che solo il bagno offre? Bisognava aggiornarsi quando mutò la moda; non l’abbiamo fatto, anzi, con l’affittanza in nero di squallidi appartamenti, siamo regrediti da località turistica a ricettacolo di bagnanti. E l’abbondanza di cartelli “affittasi” che fanno di sé triste mostra anche ad agosto prova che ormai manco gli appartamenti interessano a nessuno. Sfido, io, se dovessi trascorrere un mese intero a non far nulla a parte pigliare il sole, mi dispererei già il secondo giorno. Lo fa ogni soveratese medio, mi direte... certo, ma almeno non paga!

 Non è un mio problema: io la mattina ho da fare; al mare arrivo al mezzogiorno; scambio due chiacchiere con vicini che hanno da fare; un bagno; una nuotata, e via. I miei vicini, nel lido più frequentato o già di lì, sono tutti rigorosamente di qui: il più lontano è di Serra, ma ha casa a Soverato. Il lido è pieno, ma di paesani. Chiamare ciò turismo è come dire che una 500 è uguale alla Ferrari perché vantano entrambe quattro ruote.

 Sport, escursioni, gite, animazioni... non sappiamo manco cosa siano. Un concerto, uno spettacolo teatrale decente... mai. Mai che un cane organizzi, che so, un’escursione a Roccelletta, città romana; manco alla Pietà del Gagini! Del resto, sui libri di testo non c’è né l’una né l’altra, e si sa che certi secchioni leggono solo libri di testo, omaggio. Alla faccia della cultura! Figuratevi a Gerace o Santa Severina! Lo sapete che alcuni illustri personaggi, che passano per dotti, mi hanno confessato che a Roccelletta, km. 17, non ci sono stati mai? Colonia Minervia Nervia Augusta Scolacium! Uomini di cultura...

 Oppure, che so, facciamo turismo di massa. Va be’, sarebbe una scelta... ebbene, una massa comincia da due o trecentomila in su; e richiede, che so, discoteche da diecimila posti... mica un grammofono ad alto volume con qualche decina di avventori che hanno bevuto al camioncino di fronte; dopo aver cenato a casa propria!

 Insomma, un vero spreco di risorse per Soverato e territorio. Il turismo potrebbe essere lavoro per molti, e creare indotto per tutto il territorio, se durasse sei mesi, se fosse di qualità, se... se, ma non c’è niente di tutto questo.

 Però ai nostri stimati concittadini affetti da ottimismo infantile e buonismo veltroniano sta bene così; dieci giorni di chiasso, e il resto dell’anno a ripetere la frase scema “quanta gente sul Lungomare”: il Lungomare è l’oppio dei popoli! Più gente passeggia, meno consuma, a parte le mattonelle nostre e le scarpe sue. Passanti, non turisti.

PS: Giusto per non dar l’impressione che me le tengo. Se querelassi Raspa per le infondatissime insinuazioni, obbligandolo a dimostrarle con un minimo di prova, lo condannerebbe anche un giudice in pensione. AD OGNI BUON FINE, LO ACCUSO QUI PUBBLICAMENTE DI AVER SCRITTO AL MIO PROPOSITO COSE FALSE E INVENTATE DI SANISSIMA PIANTA. E non si dicono le bugie, se no cresce il naso. Altrimenti, fuori i documenti o le testimonianze.

 Ulderico Nisticò

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