Mi giunge notizia che Soverato è brulicante di
storici di Soverato e dei dintorni. Per carità, esiste la libertà di
espressione, e anche di stampa, perciò non posso impedire a nessuno
di pubblicare libri e articoli, o pronunziare alate parole. Oso solo
eccepire che la storiografia è una cosa seria e ha le sue regole
come qualsiasi altra attività umana. Andreste voi da un medico a
dirli che medicine vi deve ordinare, o da un meccanico a insegnarli
a riparare la vostra auto? No, spero. Ad ognuno l’arte sua, dunque.
Mi permetto dunque di informare i lettori di alcune di quelle
regole:
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La storiografia locale deve obbedire agli stessi criteri di quella universale:
documentazione; attendibilità delle fonti letterarie, documentarie e materiali;
spirito critico.
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L’evento locale dev’essere inquadrato in quelli generali,
evitandosi ogni municipalistica sopravvalutazione. Non è che ci fu il terremoto
di Soverato, ma nel 1783 venne devastata l’intera Calabria.
-
Bisogna conoscere e
citare la bibliografia già esistente: si chiama status
quaestionis, e non bisogna fare come quel tizio che tenne,
di fronte a due parenti, una si fa per dire conferenza su
Vincenzo Chiefari e non ricordò Le voci del silenzio,
unico libro sul medesimo Chiefari; ignoranza, dal verbo
ignorare. Così, prima di scrivere qualcosa, bisogna leggere e
studiare i testi già scritti su Soverato e dintorni, e che qui
citiamo in ordine alfabetico: AA.VV., Soverato,
Rubbettino, Collana Città della Calabria, Soveria Mannelli,
2009; AAVV, Il Comprensorio di Soverato, edito
dall’Amministrazione Comunale, 1960; Caminiti Domenico, La
chiesa del SS. Rosario, Soverato, 1985; Caminiti Domenico,
Soverato nei secoli, Catanzaro, 1984; Cirillo Domenico,
Soverato 1577, Chiaravalle C., 1982; De Riso Augusto,
Soverato, Catanzaro, s.d.; Drosi Giusy, La Festa
Patronale di Maria SS. Addolorata in Soverato tra tradizione e
innovazione, Castrovillari, 2006; Fiorita Tonino,
Suveratana due, Davoli Marina, 2006; Fiorita Tonino,
Suveratana, Davoli Marina, 1997; Gnolfo Giovanni, La
Città di Soverato, Catanzaro, 1976; Gnolfo Giovanni,
Paliporto, Catanzaro, 1978; Nisticò Ulderico e AA.VV., Le
Valli del re Italo, a cura del GAL, Davoli Marina, 2005;
Nisticò Ulderico, Et animas et cetera. Cento anni di don
Bosco a Soverato, Davoli M., 2003; Nisticò Ulderico, Fiorita
Tonino, Cento anni della banda musicale di Soverato,
Davoli M., 2006; Nisticò Ulderico, Fiorita Tonino, La Festa
di san Rocco a Soverato Superiore nel centenario della sua
istituzione, Squillace, 2008; Nisticò Ulderico, Fiorita
Tonino, La festa di san Rocco in Soverato Superiore,
Squillace, 2008; Nisticò Ulderico, Fiorita Tonino, Pasquale
Italo Sammarro, La fede tenace. Nel centenario della
ricostruzione della chiesa del Rosario, Davoli M., 2004;
Nisticò Ulderico, Fiorita Tonino, Santa Maria di Soverato. La
storia e le cronache della festa della Madonna a Mare,
Davoli M., 2002; Nisticò Ulderico, Fiorita Tonino, Soverato
nel pallone. Cronache antiche del calcio soveratese, Davoli
M., 2003; Nisticò Ulderico, Le Muse sul mare. Storia della
cultura soveratese, Squillace, 2000; Nisticò Ulderico, Le
voci del silenzio. Vita ed opera letteraria di Vincenzo Chiefari,
Davoli, 1999; Nisticò Ulderico, Le voci del silenzio.
Vita ed opera letteraria di Vincenzo Chiefari, Davoli,
seconda edizione riveduta, 2005; Nisticò Ulderico, Suberatum,
Davoli M., 1998; Pascolo Giorgio, La Pietà, Soverato,
1982; Pascolo Giorgio, Monumenti artistici di Soverato,
Soverato, 1983; Pisani Domenico, La Pietà di Antonello Gagini,
Soveria Mannelli, 1995; Repaci Lentini Michele, Soverato
Vecchia. La riconquista di una terra sconosciuta, Soveria
Mannelli, 2006.
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Le fonti classiche vanno
lette direttamente, se no uno si becca le traduzioni altrui. Gli
autori latini vanno letti in latino, quelli greci in greco. Chi
non lo sa fare, si scelga un altro mestiere.
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E va usata una
metodologia filologica e diacronica. Che saranno mai?
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Gli storici e letterati
calabresi del XVI e XVII secolo leggevano spesso testi
scorretti, e ne ricavavano informazioni sbagliate. Così
Carcinus diventò Caecinus, e ne seguì una lunga serie
di errori.
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Satriano non significa
fiume Sagra; il Cecìno di Tucidide e altri non è l’Ancinale, ma
un fiume tra Locri e Reggio; Stalettì non sono le stalle di
Annibale; Catanzaro non fu fondata da Cata e Zaro; Chiaravalle
non vide mai una principessa Chiara; Soverato non è Castra
Hannibalis; l’area archeologica di Roccelletta è la romana
Scolacium: la greca Scillezio da qualche parte ci dev’essere,
ma finora non è venuta alla luce manco una pietra. Chi non sa
questo, continua a ripetere cose infondate: e, peggio, i lettori
ci credono.
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Ulisse, a parte che non
è esistito, non sbarcò mai a Lamezia e non ripartì da Catanzaro
qualmente sostiene Wolf; e meno ancora, come Gatti, da Copanello.
Nessun autore antico accenna ad un passaggio dell’eroe dalle
nostre parti ioniche, tranne Cassiodoro, grande uomo politico e
grande teologo ma di nessuna autorità in fatto di studi omerici,
e in una lettera in cui si cura di sgravi fiscali e non del VI
dell’Odissea. Il mondo è pieno di città fondate da Ulisse
e di spiagge dove incontrò Nausicaa: Gaeta, Malta,
l’Inghilterra... Tacito dice che una la fondò persino in
Germania! Più o meno come l’Italia mostra centinaia di case dove
“dormì Garibaldi”. Tutte bufale senza nessuna eccezione.
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Eutimo era di Locri e prese a pugni il demone
di Temesa che stava verso Amantea. Soverato non c’entra niente.
Però io ho scritto il dramma di Eutimo come se fosse di qua:
trattasi di licenza poetica! Tranquilli, manco è vero che
Astolfo è andato sulla Luna a bordo di un cavallo alato. Una
cosa è la poesia, un’altra è la storia. Capito?
Ulderico Nisticò
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