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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

Numero 130 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it


AUTOSTRADE DEL MARE E SOVERATO

 Da Corigliano alla Sicilia funzionerà l’autostrada del mare, cioè il collegamento navale. Se ne parlava da anni, e finalmente una cosa esce dal fumo delle chiacchiere e diventa realtà. L’Italia ha 8.500 km di coste, e solo la miopia e pochezza dei politicanti della Prima repubblica, nonché gli interessi della FIAT e relativi sindacati, poterono farlo dimenticare per mezzo secolo; e la Penisola si riempì di asfalto, automobili, TIR, inquinamento, incidenti, morti; e divenimmo sempre più dipendenti dal petrolio. Grazie a Dio che s’inverte la tendenza, almeno nelle intenzioni. Già, la più scalcinata delle imbarcazioni porta più merce di dieci e venti autocarri con rimorchio, e a costi infinitamente più bassi; e con rischi e danni mille volte minori.

 Così facevano gli antichi, commerciando per mare. Holkàs chiamavano i Greci la nave da carico: quella che è così piena da lasciare dietro di sé una scia quasi un “solco”. I Romani misuravano le navi ad anfore, quante ne potevano portare cariche di vino, di olio, di cereali... E le anfore erano fatte a punta per essere collocate negli appositi incavi; e “a due orecchie” per essere trasportate. Nel Medioevo, le Repubbliche marinare, la prima delle quali fu la meridionale Amalfi. Il Regno delle Due Sicilie, finché l’insidia garibaldesca e piemontese e la dabbenaggine di Francesco II non posero fine alla sua vita, vantava, con 5.000 navi, la terza marineria del mondo dopo Gran Bretagna e Francia.

 Così nacque Soverato Marina quando ancora, piccolo villaggio di Soverato, si chiamava Santa Maria di Poliporto, poche case attorno ai resti del castello e ad una chiesetta. Non sto qui a ripetere quel che potete trovare in Soverato nei secoli, in La fede tenace... e in Soverato della Rubbettino. A proposito: non state a sentire nessun altro, di quelli che volano nelle nuvole della fantasia!

 Almeno nel XVII secolo, il villaggio era meta di bastimenti. Alla metà dell’Ottocento si svilupparono i traffici, e vennero da Villa San Giovanni, dalla Costiera Amalfitana, dal Reggino, dalla Puglia... Nel 1881 la Marina era così attiva e ricca che la sede comunale vi fu trasferita, e invalse la denominazione di Soverato Marina e Soverato Superiore.

 Tutto questo, con l’ausilio della ferrovia giunta nel 1875, lo si dovette al mare. Non c c‘era un porto, come non ci fu mai lungo lo Ionio che già i Greci chiamavano a-limenos, non portuoso. I bastimenti attraccavano al largo e al riparo da minacce di ponente (vent’e terra) e di maestrale; e i barconi (varcazzi) facevano la spola. Li conducevano i marinari, venuti quasi tutti da Acireale e centri vicini, come ben mostrano i cognomi dei loro discendenti.

 Negli anni 1930 (qualcuno diceva allora “Il destino dell’Italia è sul mare”: indovinate chi!) si aprì a Soverato una Scuola marinara.

 Vennero dunque tracciati dei moli, finiti poi interrati: uno alla Punta, di pali; l’altro, di cemento, per servire il Quarzo. Al largo campeggiava la possente boa, che la mareggiata del 1972 portò irrimediabilmente via. Ci andavamo a nuoto ogni giorno, arrampicandoci, a rischio di escoriazioni, tra cozze e telline.

 Poi la navigazione finì, come sono finiti i grandi commerci. Possiamo ripensarci, ora che lo Ionio dovrebbe tornare naviger, portatore di navi? Se il nostro mare sarà un’autostrada, può Soverato tornare ad essere una sosta ambita: per commercio, per diporto, per turismo. Siamo esattamente a metà del tratto Corigliano – Sicilia.

 Occorrono un’intenzione politica e amministrativa, e occorre gente di mare di quella vera, all’antica.

 Occorre un porto? Una darsena, forse, per le barche da pesca: quelle genuine e che peschino sul serio, non parcheggiate in attesa di putrefazione. Un porto? Vorrei sentire non il parere di Pincopalla qualsiasi, ma di qualificati professionisti: se serve, se dura... o non è più conveniente tornare al sistema degli attracchi al largo.  

 Intanto sarei felice se qualcuno aprisse una discussione sull’argomento. Ci posso sperare? Discussione, non sproloqui e sogni di transatlantici di miliardari: mi basterebbero navi da trasporto, traghetti e qualche coraggiosa barca a vela.

 Ulderico Nisticò

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