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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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TURISMO RELIGIOSO
Ho ascoltato per tv la Messa del papa da Fatima. Musica per le mie orecchie professionali, era in latino. Armonia celestiale per il mio rude animo reazionario, era all’antica, con tanto di “pro multis” invece della traduzione politicamente corretta e consolatoria, comunque arbitraria, “per tutti”. Che bello, mi parve di tornare a quando ero bambino, e la Messa la servivo, sempre in latino: “Introibo ad altare Dei”, e io rispondevo “Ad Deum qui laetificat iuventutem meam”. C’erano cinquecentomila persone, di quelle vere, non inventate dall’assessore all’immagine quando disse centodiecimila sul Lungomare, che sarebbero cento per metro lineare! 500.000 a numero. E qui perdonatemi se scendo dagli aerei regni della teologia a quelli terra terra del vil denaro. Immaginate, a Fatima, 500.000 panini, 500.000 bicchieri di qualcosa; e alberghi, ristoranti, negozietti di ricordini... Niente di blasfemo, niente di nuovo: era così nei secoli in cui la Fede era sentita sul serio, e il vecchierel canuto e bianco del Petrarca partiva da solo a vedere il Volto Santo; e a migliaia percorrevano el camino verso San Jacopo de Compostela; o quei pellegrinaggi armati che furono le Crociate. Però i pellegrini dovevano pur mangiare e dormire, e sorsero però alberghi e locande, e hospitalia per gli ammalati. Il turismo religioso precede dunque storicamente ogni forma di turismo diciamo così laico e divertaiolo; ed è anche una colossale occasione di economia e lavoro. Noi, in Calabria, non ci sappiamo fare neanche con i pellegrinaggi. Passò senza effetti il quinto centenario del dies natalis di san Francesco di Paola (2 aprile 1507); e, a parte una celebrazione liturgica (e volevo vedere che non facevano nemmeno quella!), zero assoluto, mascherato da piccolissime cose qua e là; e da annunzi colossali: verrà il Santo Padre; gireremo dei film... e, né film né papa! Sono ormai tre anni, e, come è noto, passata la festa, gabbato il santo! Alla lettera. Nel 2008, si contavano centocinquant’anni dall’apparizione della Madonna a Torre Ruggero; esattamente nello stesso periodo dell’apparizione di Lourdes. A Lourdes ci vanno a milioni, a Torre silenzio totale. Ma no, hanno girato niente di meno che un video. Sì, certo! un esempio di soldi sprecati: povero di soggetto, povero di senso storico, povero di sceneggiatura, lento, noioso, depresso. Siamo alle solite: chi sa recitare ma non sa scrivere, perché ci prova? Sono ormai due anni, a Torre è tardi per qualsiasi recupero. Del resto, la Calabria è quella che si fece scappare il secondo centenario delle Masse del cardinale Ruffo nel 1999; e della rivolta antifrancese del 1806-12; e san Nilo; e Luigi Giglio. Degli specialisti stanno studiando Telesio, ma per addetti ai lavori. PS: Io ho messo in piedi, con altri volenterosi amici, un convegno a Catanzaro per il 1799; uno a Maida e uno a Mileto, e uno a Catanzaro per il 1806, eccetera. Ma gli intellettualoni, l’università di Cosenza dove, mi dicono, c’è una Facoltà di storia... Assenti arbitrari! Torniamo al turismo religioso. Offro un caffè a chi giura di aver saputo anche prima quanto sto per dire: che a Montauro non una, bensì due volte l’anno avviene la liquefazione del sangue di san Pantaleone. Secondo me, non lo sanno manco a Montepaone e Gasperina. Immaginate, altrove, che avrebbero fatto per un po’ di buona fama dell’evento miracoloso; e pellegrini; e studiosi; e scettici... Invece, radicale mutismo. Siamo l’ultima regione d’Europa anche per questa nostra incapacità di conoscere la nostra terra, vero? E di darci da fare. Sono in arrivo gli anniversari dell’unità, e di Mattia Preti e del cardinale Sirleto: scommettete che in Calabria non si farà quasi niente?Ulderico Nisticò |
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