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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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A DANIELE RONDINELLI
(Articolo di D. Rondinelli n.d.r.)
...che mi chiede di commentare il suo pensiero, rispondo che scrive cose molto sensate. Tutto ciò che noi facciamo collettivamente, e un po’ anche da soli, è un fatto “politico”, se “polis” significa comunità; e se l’Aristotele che Rondinelli richiama insegna che ànthropos zoon politikòn physei, l’essere umano è un vivente comunitario per natura; malamente tradotto di solito animale politico, e si dimentica il “per natura”. Perciò chi mette assieme alcune persone intenzionate a curarsi di affari pubblici, compie un’operazione squisitamente politica, che si ispiri o aderisca a partiti, o ne sia fuori. E qui è tempo di dir qualcosa sulla favola che, anche nel resto d’Italia, ma a Soverato con ciclico ritorno, vaga ad ogni elezione: che ci sia da qualche parte una cosa magica detta la società civile, che, dopo aver dormito cinquant’anni come Endimione, si sveglia una bella mattina e affaccia meravigliose idee e mostra eroica capacità di attuarle. Dejà vu, mes enfants. Ne abbiamo viste e sentite, di elucubrazioni mirabolanti, di invenzioni dall’alba al tramonto per raddrizzare le gambe ai cani! I risultati sono stati o che i candidati al miracolo, non eletti, sono spariti come Callipo; o sono stati adoperati per rappresentanza come Lombardi Satriani, Di Bella, Corasaniti, usa e getta; o si sono resi autori di spaventosi disastri come Pino Nisticò o Peppino Chiaravalloti. Non faccio nomi soveratesi per amor di patria. La politica è un’arte, e, per dirla sempre con i Greci, in ogni arte c’è un daimon, l’ispirazione, e una tekhne, il mestiere. Chi ha solo il demone, magari una volta nella vita la indovina meglio degli altri, ma poi è come Paganini, non ripete; chi la solo la tecnica, deve solo eseguire, come insegna Platone. E come si fa a sapere che uno può fare politica con qualche successo? Beh, come si è sempre fatto. Ci si presenta nell’agorà (piazza, giornali, tv... ), e si diventa rhetor, capace di parlare in pubblico, e di mostrare esperienza e conoscenza delle cose, e affidabilità nel trattarle. Onesto, se è possibile: ma dovrebbero esserlo tutti. E qui vi devo raccontare una storia del lontano IV secolo a.C. Curio Dentato era valorosissimo generale e onesto fino all’esagerazione. Un giorno, in presenza di una guerra, bisognava eleggere i consoli, e c’erano candidati molti bravi cittadini senza esperienza militare, e un vecchio soldato in fama di tangentista. Curio appoggiò questo e non quelli, spiegandosi così: “Meglio essere derubati da un cittadino che saccheggiati dal nemico”. Nella feccia di Romolo, cioè nella realtà effettuale, funziona così. Cosa manca a Soverato? Proprio i rhètores, quelli che parlano. Ridotta a periferie dormitori, la città non ha luoghi naturali di incontro; e la gran parte dei cittadini in genere, e in specie degli intellettuali, evita accuratamente di incontrarsi, e perciò di frequentare convegni e riunioni e spettacoli di ogni genere. È anzi mia esperienza che fior di professionisti confessano di non sapere questo o quello, omicidi compresi; in quanto, chiosano, non lettori di giornali locali e tv. Se manco sanno che succede, come potrebbero mai esprimere un parere? Conclusione: fra dieci mesi si vota; levate l’estate e le feste, ci siamo arrivati. Sarebbe ora di parlarne, o no? Ulderico Nisticò |
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