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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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ÉCRASEZ L’INFÂME E IL VOLTAIRE DELLA DOMENICA
Si diffuse allora la massoneria, associazione segreta di adoratori di una cosa non meglio definita, triangoluta, compassosa e in grembiulino e cappuccio, detta l’Ente Supremo, che nulla ha a che vedere con Dio Uno e Trino, e tanto meno con la Fede, anzi ne è il contrario. Sicché la Chiesa la condannò reiteratamente, culminando con l’Enciclica Inimica vis del 1892 di papa Leone XIII: la massoneria è “violenza nemica” della Chiesa, e, in poche parole, uno non può essere massone e cattolico. Decidersi! Nel Settecento illuministico e massonico, però, compravano chiese e conventi per ridurli a latrine e stalle; saccheggiavano e bruciavano; decapitarono e fucilarono sacerdoti e monaci; arrestarono due papi, Pio VI e VII: ma un bel giorno del 1799 il cardinale Fabrizio Ruffo, alla testa delle Masse di Santa Fede del popolo calabrese, cacciò a pedatoni francesi e giacobini dal Reame di Napoli. Tra i giacobini e massoni c’erano anche degli ecclesiastici fedifraghi. Uno dei sistemi consigliati da Voltaire... a proposito, Voltaire, dopo averne dette a fatte di ogni genere, compreso un incontro ravvicinato del quarto tipo con re Federico II di Prussia noto omosessuale attivo, in punto di morte chiamò un sacerdote e dichiarò la celebre frase: “Muoio nella nostra Santa Fede Cattolica... ”. Eh, la paura... Quando non era ancora con i piedi freddi e la fifa di scaldarseli nel focolare di Belzebub, Voltaire consigliava di usare contro la Fede l’arma del sarcasmo e della dissacrazione. Ed ecco che, nella penna di Cervadoro (Vai all'Articolo n.d.r.), Voltaire della domenica, la Madonna a mare, la Madre di Dio, diventa un personaggio buffo da barzelletta mal congegnata, adoperato per sfogare non so quale livore o suo o su commissione. Vergogna, bisognerebbe cacciarlo dal Comitato, uno che di Maria Santissima fa così scempio: si affaccia il fondato sospetto che non ci crede; eh, il Grande Architetto dell’universo mica ha una madre! Corollari. Evidentemente dissuaso dalla pioggia dallo starsene comodo e muto al balcone, ovvero loggia, il Cervadoro sproloquia ad altri propositi, su cui quanto segue: - le mie conferenze hanno avuto argomenti un po’ più seri della pepata, per altro ottima, tra cui i libri di storia locale che, forse, conosce: almeno la copertina. Se Cervadoro al mio dire non era presente o non ha capito, peggio per lui. L’unica volta che, durante una serata della Madonna a mare, ha preso la parola lui, è stato per raccontare di un demente che infilava un dito nella tazzina di caffè della clientela. Non conosciamo apporti culturali di diverso spessore attribuibili al nostro; - riusciranno a vendere i biglietti? lo vedremo in rendiconto. So che l’anno scorso io con le mie mani ho consegnato 2.078 euro, un quinto del totale dell’incasso della lotteria. Conteremo quanto raccoglie Cervadoro. Glielo prometto, l’unico biglietto che comprerò, sarà da lui. - “Stiamo preparando... ” è volgarissimo millantato credito. Il testo di “Poliporto (La leggenda di Eutimo e Caritea)”, l’ho scritto io e lo ha ottimamente assunto e messo in scena Tonino Pittelli, il quale, da regista, assegna a suo giudizio le parti. Cervadoro, che ne recita una, non ha contribuito nemmeno alla stesura di una virgola, ma gli è stato detto solo: “Impara a memoria e ripeti”. Perciò “stiamo... ” è una bufala da mosca cocchiera. A me Tonino ha assegnato una parte di re defunto e divenuto dio, esattamente come l’anno scorso a Resurrexit (altro testo interamente scritto da me) quella di un mercante greco di modeste condizioni economiche e cultura libresca: tale, infatti, lo avevo pensato io, suo autore. L’anno prossimo, se devo accontentarvi, farò lo sguattero... o, cosa che mi riuscirà difficilissima e innaturale, il massone. Conclusione: se Franco Cervadoro invece di inventare raccontini infantili e blasfemi assieme, e offendere la nostra Madonna, contasse fino a dieci prima di parlare e misurasse le conseguenze, non gli verrebbe voglia di questi attacchi gratuiti, immotivati o per conto terzi, per cui si è fatto un nemico a gratis, e di quelli che non dimenticano. A proposito: vizi privati e pubbliche virtù: anch’egli, in disparte, parla male del parroco; come del resto fanno almeno due terzi dei membri del Comitato. In palese, preghiere e sorrisi. Un po’ di coerenza, sign... no, scusate, fratelli. PS: Ci vediamo il 10 agosto, giorno che viene dopo il 9. Ulderico Nisticò |
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