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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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SOFISMI E SOLITUDINI
Idem per le graduatorie di scrittori dalla fama più o meno genuina o gonfiata. Ma la rivelazione di Pitaro che i professori che vivono e operano a Soverato ignorino le pubblicazioni su Soverato... beh, mi sono espresso già mille volte, e non mi fate ripetere che certi, troppi professori leggono solo i libri di testo: s’intende, omaggio! Se viene pubblicato un volume di storia cittadina, e un uomo che, secondo la catalogazione burocratica, sarebbe “di cultura”, non solo non l’ha letto, ma non sa manco che esista... beh, è voce del verbo ignorare, il cui participio è ignorante! Ed è segno di pigrizia mentale e morale. “Ma leggono... ”: beh, vorrei vederla di nascosto, la loro biblioteca! E non facciano credere che ignorano la storia locale perché troppo occupati a studiare quella mondiale: vorrei averli sotto mano e interrogarli mezzora! E non è che i libri in parola siano stati stampati alla macchia e nascosti in stanzoni ammuffiti del vecchio castello riciclato a pizzeria. No, sono stati presentati in manifestazioni con centinaia di persone; ne hanno parlato i giornali e le tv... Torno, a dire, certi signori, in che mondo vivono? O i professori vanno solo nei posti “incentivati”, ovvero soldi? Ahimè, forse è così. Purtroppo quello di cui Pitaro sembra vantarsi, e dovrebbero solo vergognarsi tutti, è vero: ignorano. In tutte le occasioni pubbliche di Soverato quelli che mancano sono sempre loro, i professori e annessi, e, in genere, gli intellettuali. Brutta parola, intellettuale! Quei professori che, se scoppia la Terza guerra mondiale e veniamo bombardati atomici, essi non muoiono, perché sul testo la Terza non c’è, e possono morire al massimo fino alla Seconda! Idem per teatro, spettacoli, dibattiti... E non parliamo di politica! Ribadisco però che se io, trovandomi in un luogo diverso dal mio, ne voglio conoscere la storia, non aspetto di incontrare per caso dei Pinchipalli a passeggio, ma mi reco in una libreria o almeno edicola e chiedo se c’è una pubblicazione attendibile. Certo, se il titolo è “Qui sbarcò Ulisse”, mi faccio una risata di compatimento, e passo oltre; ma chi è del mestiere come le due vere o fantasticate vichinghe, annusa a fiuto se il libro vale. E anche se sente dire eresie su Poliporto, Soverato Vecchia, Roccelletta... se uno è del mestiere, si accorge subito quando è vero e quando è una bufala per sentito dire. Può capitare altrove, ahimè, quello che mi è successo a Stoccolma, dove cercavo un minimo di notizie dal punto di vista svedese circa la regina Caterina Jagellone Sforza, figlia di Bona duchessa di Bari e principessa di Rossano, del XVI secolo (dal punto di vista italiano, so tutto quello che mi serve, e oltre), e, in una libreria di fronte al palazzo reale, mica in Lapponia, ho trovato, in inglese, un libello di poche pagine su tutti i re messi assieme: e basta, alla faccia della cultura europea! Ad Helsinki – ella fu prima granduchessa di Finlandia – erano un po’ più informati: sapevano che introdusse tra i rozzi nordici l’uso della forchetta: congratulazioni! Non siamo a Stoccolma, qui, grazie a Dio! A Soverato ci sono le storie generali, come, tornate all’elenco, Suberatum o Soverato, e quelle particolari, sulle chiese, sulle feste. Ebbene, queste sono le più difficili da scrivere senza scadere nel banale; e può farlo solo uno che ha le spalle solide in fatto di storia universale del mondo, e generale della città. Già che una tizia mi mandò a chiedere “se hai qualche notizia sulla chiesa del Rosario perché vuole scrivere un libro”... e questo pochi mesi dopo che, straripante la piazza antistante la chiesa, avevamo presentato La fede tenace, mio e di Fiorita e di don Italo, dove c’erano i minimi particolari sul passato e sul presente! Ma la dotta lo ignorava. Voce del verbo ignorare. Immaginate la risposta che si beccò! Comunque, la prossima volta che la russa Tatiana Kasaciokvna, o il neozelandese Jon Jonson Jonson, o la messicana Mercedes de Todos Santos y Alleluia, o l’arabo Akbar Akbir, o madame Butterfly in finto giapponese Cio Cio San, o altri turisti internazionali veri o meno avranno bisogno di sapere qualcosa su una cosa qualsiasi del luogo e non, questo è il mio numero di cellulare: 347 7127013. Ulderico Nisticò |
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