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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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A RASPA BISOGNA SPIEGARE L’ABC
Che ne sa lui dei convegni di Maida e Mileto e Catanzaro e Soveria Mannelli sull’insurrezione calabrese e meridionale contro i Francesi e poi contro i Piemontesi? Ha letto mai Ciano, Vitale, Helias de Tejada, la Rauti, Romano, le edizioni del Giglio, le riviste meridionaliste... e, perché no, il mio Prontuario oscurantista, AR, Padova; o la Controstoria delle Calabrie, Rubbettino? Solo Mongiana, che poi Fazzari si mangiò e chiuse? È quella più vicina, senza dire di Razzona che fu meno fortunata. Producevano ferro e manufatti di ogni genere, tra cui oggetti d’arte. Ma Pietrarsa era a livello europeo; i cantieri di Castellammare; San Leucio... e un’infinità di opifici tessili, che esportavano dovunque, e tanto che le nascenti industrie statunitensi copiavano illegalmente i brevetti napoletani. L’agricoltura esportava in grandi quantità in Francia. La flotta commerciale era, con cinquemila navi, la terza del mondo. Mai sentite nominare, queste cose? Ma si trovano in innumerevoli libri e riviste; sono di pubblico dominio... La Calabria alla fine del XVIII secolo contava 700.000 abitanti su nemmeno dodici, tredici milioni di Italiani; oggi è assai se siamo due milioni all’anagrafe su sessanta, e di fatto assai di meno. E ci sono solo passacarte e mantenuti. Davvero un bel progresso. Vuole citazioni, Raspa? E se ne becchi una: “...mi duole il constatare per troppe vie officiali o quasi officiali che la sospirata unificazione d'Italia, ahi, troppo più formale che sostanziale, non ha recato alcun profitto nei rami più importanti della convivenza Calabrese; e in molti anzi imprimeva un regresso: come certo nell'agricoltura, nella emigrazione, nella criminalità, nella proprietà, nell'economia, nella morbidità, nella nuzialità, nei morti precoci, nelle scuole; mentre i vantaggi più apparenti che reali, più di vernice che di sostanza, perché o precoci, o inadatti, o insufficienti come le ferrovie, le scuole, i giornali e le rappresentanze politiche divennero nuove fonti di disagio e di criminalità, accumulando a danno degli umili ed a profitto di troppo pochi gli inconvenienti della civiltà insieme a quelli della barbarie”. Queste parole non sono state scritte da un brigante della Sila combattente per Francesco II, o da un superstite reazionario del 1815. L’autore – chi lo sospetterebbe mai? – è un mostro sacro dei più mostri sacri della cultura risorgimentale, e noto per le sue scarse simpatie, persino biologiche e razziali, nei confronti dei Meridionali in genere, è quel mascalzone di Lombroso che si faceva mandare i crani degli insorti uccisi per dimostrare “scientificamente” che erano delinquenti nati. Le leggiamo in Cesare Lombroso in Calabria, edizione originale 1898, ripubblicato nel 2009 dalla Rubbettino, a cura di Luigi Guarnieri, p. 133, € 7,90. Una testimonianza attendibile, mi pare. Se Raspa usasse partecipare alla normale vita pubblica, sarebbe venuto già molti anni fa a visitare la mostra “I Borbone e la Calabria” dell’Università di Reggio, che io, sindaco Calabretta, tenni qui un mese e mezzo al Comune, e delle industrie eccetera mostrava anche i disegni e le foto. Andiamo avanti. Picciotto, in Sicilia, ha un significato solo, tuttora usato. Speriamo che Maroni li finisca di arrestare tutti, così avremo il secondo settentrionale che ci ha fatto del bene. Il primo fu Cesare Mori, mandato da Mussolini a stroncare la mafia. Gli altri... Garibaldi era un gran confusionario ideologico, magari persino simpatico come donnaiolo, avventuriero, divertaiolo, bravaccio, guerriero. Ma possibile che Raspa non sappia quello che sanno anche i gatti, che a Soveria Mannelli non si sparò un colpo, e il fellone Ghio si prese diecimila ducati per arrendersi senza combattere? E a Calatafimi e Palermo andò poco meno così. Non lo sa che il generale Briganti venne ucciso dai soldati borbonici perché esitava ad attaccare i garibaldeschi? Non sa queste e infinite altre cose. Ha mai sentito parlare di Alianello, di Lampedusa, di tutta una pubblicistica, di infiniti convegni e conferenze eccetera. Venga il 30 a Lamezia, dove si parlerà di Risorgimento, e io farò la parte antirisorgimentale. A Lamezia? Così lontano? Mai, l’intellettuale di Soverato arriva al massimo fino a Russomanno, alla Cicera e al Beltrame. Infine, questioni di metodo. Il volantino che verrà diffuso il 19 a Melito P. S. è un volantino, e per sua natura apodittico e sintetico, non un saggio storico di centinaia di pagine. Serve a rompere le uova nel paniere a quelli che con Garibaldi vogliono farsi una cena con la scusa della patria! E, a proposito di patria... quando io e pochissimi altri osavamo, quarant’anni fa pronunziare questa parola, i patrioti di ora erano prontissimi a spaccarmi una spranga in testa; e del resto, i medesimi patrioti demomassosocialliberalcomunisti sono gli stessi che nel 1943, picciotti mafiosi in testa, hanno accolto gli Americani con donne e vino, esattamente come nel 1860 si sbracarono con Garibaldi. Il quale, per ringraziamento, massacrò i contadini di Bronte per difendere gli interessi degli inglesi. O Raspa non sa nemmeno questo? Mi cadono le braccia. E tanti saluti ai Templari, battutaccia compresa. Io non l’ho detta, ma circola, eccome se circola. Ulderico Nisticò (Articolo di Francesco Raspa - Per fortuna Garibaldi è sbarcato...)
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