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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

Numero 165 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it


STORICI DELLA DOMENICA

   


 È facile sbarazzarsi di Raspa, prima scusandomi se in Calabria ci sono pochi nomi e ancor meno cognomi. Se non è lui il templaromane, meglio per lui; anche se non posso scordare che tra quelli che credono ad Ulisse a Tiriolo. Secondo, dire a me che non ho coraggio è come accusare Del Piero di non saper giocare al calcio. La battutaccia non l’ho scritta perché è vecchia quanto il cucco, e  la sanno tutti meno Raspa: non dirla è la figura retorica della preterizione. Recita così: “Se ti presentano una persona e vuoi giudicare se è un cretino, aspetta se entro mezzora ti parla dei Templari”.

 La storia scopiazzando libri altrui. Ma non sono i numeri, chissà come ottenuti, a spiegare nulla: lo sanno fin dai tempi di Virgilio che la Pianura Padana produce di più delle brulle colline calabresi! Ma il resto, il resto... Il Piemonte devastato dai debiti con i peggiori usurai internazionali, lo sfruttamento canagliesco degli operai privi di ogni garanzia, il tradimento di Nizza e Savoia...  Ma se prima del 1860 non emigrò mai nessuno dal Sud, e ciò avvenne solo quarant’anni dopo, mentre da sempre emigravano a masse i Piemontesi e Veneti e la mamma genovese dagli Appennini alle Ande, questo mi basta per credere che si stava meglio qui che altrove. I numeri? Nel Meridione, valgono pochissimo: per esempio, Soverato ha almeno 15.000 abitanti e ne risultano manco 10.000 perché non conviene a qualcuno di rifare i conti. Ecco la differenza tra uno storico e l’impiegato dell’anagrafe; tra una riflessione e una tesina di laurea per gabbare il professore tonto; tra la pedanteria e l’esperienza della vita.

 Ma quando mai poi Raspa si è curato di storia, dai tempi del libro di testo scolastico in poi? Lasci perdere, e resti tra i pochissimi che ancora parlano bene di Garibaldi e magari di Cavour. E sappia che le debolezze dei Meridionali non erano economiche, bensì politiche, come restano tuttora. Più quelle economiche: in Calabria, altro che Mongiana! Industrie zero, agricoltuira quasi zero; c’era l’assistenzialismo, ora ci tolgono – grazie a Dio – anche quello. Viva Garibaldi!

 Passiamo al genuino o sedicente Lojacono, con questa letterina.

Gentile avvocato,

non meriterebbe risposta uno che scrive a colpi di "mi dicono", e “non conosco le sue opere perché sono di Cessaniti”, come se uno di Cessaniti debba essere ignorante per forza, oppure se io, siccome non sono di Firenze o del posto ignoto dove nacque Omero, non possa conoscere Iliade e Divina Commedia; ma certe corbellerie vanno punite, a cominciare dall’attribuire qualifica di storico ad uno che non ha mai pubblicato manco una cartolina illustrata. A parte che lei è di Cessaniti come io sono di Tokyo: trattasi di palese depistaggio! La filologia, mio pane professionale, mi aiuta a decifrare chi è lei davvero. Ci sono due indizi sicuri: la parola “storico” usata come sinonimo di pincopallino qualsiasi; e, come con le turiste danesi inventate, l’idea che le informazioni culturali si raccattino chiacchierando sul Lungomare.

Dove si trovano, invece, i libri miei e i libri in genere? In regolari librerie e biblioteche di dovunque, se lei le frequentasse; e in cataloghi e internet. Si colleghi, si colleghi.

 Nei particolari. Lei la mia edizione della Calabria Illustrata (tre volumi, 1999, 2000, 2001, Rubbettino) non l’ha nemmeno annusata, altrimenti non direbbe che di mio c’è poco, di fronte ad un apparato di circa 10.000 annotazioni. Lei sconosce cosa sia un’edizione critica! E così le mie edizioni dell’Anania, del Destito, del Grano, dell’Ursano, del Romano: lei, le ignora? Che uscita stupida, “non a spese mie”: lei ha mai sentito parlare di case editrici? Ebbene, ci stanno apposta a pagare i libri a spese loro e non degli autori! Quelli che pubblicano a spese loro sono esattamente quelli che se no non li pubblicherebbe nessuno! Gli scrittori non sono mica tipografi!

 Non so quali disinformati le hanno detto (lei non legge, parla, come prima che il dio Theut inventasse la scrittura!) che i miei lavori sarebbero solo “volumetti su Soverato”, che per altro ho scritto e di cui mi onoro: non soffro certo di snobismo, io; e mostrano di ignorare la “Storia delle Calabrie”, il “Prontuario oscurantista”, “Abele e Caino, storie della guerra mondiale 1814-2001”, e la “Controstoria delle Calabrie”. Ignorano, voce del verbo ignorare; participio, ignorante.

 Aggiungiamo, per la collana Città della Calabria, i miei capitoli di storia grecoromana e medioevale in “Borgia”, “Soverato”, e l’imminente “Sibari”. Se li affidano a me, a spese loro, e non a lei e ai suoi amici “storici” senza libri scritti, ci sarà un motivo, penso!

 Parlo solo di storia. Per gli scritti letterari e teatrali, ci aggiorniamo. Anzi, se mi fornisce un e-mail, le mando il mio curriculum completo, a lei e ai suoi chiacchieroni passeggiatori.

  Mi viene da piangere, quando lei, ulteriore storico della domenica, parla di crescita economica della Calabria dopo l’unità: infatti oggi la Calabria è l’ultima regione d’Europa! Ma si informi sopra un Bignamino, prima di osare parlare di storia; lei e i suoi “storici”! Rido a crepapelle invece per la bufalaccia della seta, che, lei lo ignora, c’era almeno dal XII secolo, e rese celebre la Calabria in Europa; e non arrivò con Garibaldi, ma finì dopo Garibaldi, e infatti non c’è più. Poi vi lamentate se vi sbatto in faccia che leggete solo Paperino, anzi, Pinocchio?

 Conclusione: se volete polemizzare, fatelo con un poco di decenza culturale.

 Ulderico Nisticò

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