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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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ERA DA UN PO’...
1. Il degrado generale del territorio, che io, e io solo, vado denunziando in mezzo al più demenziale ottimismo infantile, è arrivato alla sua fase finale: la guerra tra bande. 2. Mentre si spara peggio che a Kabul, tutti, eccetto il sottoscritto, tacciono come tartarughe a colloquio con le giraffe: politici, preti, laici, intellettuali, ciuchi, professori... 3. Il fatto che si spari in mezzo alle gente rende la situazione assai pericolosa anche per chi non fa parte del gioco: perciò non vale più il vecchio caro ragionamento “tanto si ammazzano fra di loro”. Siccome io non faccio parte del gioco e corro lo stesso pericolo di beccarmi una pallottola non mia, vi comunico che ritengo urgente evitarla, impedendo ai birbaccioni di sparare, e perciò arrestandoli, e gettando via la chiave della cella. 4. Gli omicidi non sono certamente dei singoli casi ognuno per conto suo, magari da trattare uno per uno con processi in primo e secondo grado, cassazione e Tar: il caso è uno solo, e come tale va trattato. 5. Il serpente si uccide tagliando la testa, non la coda. 6. La situazione è eccezionale, e richiede rimedi eccezionali. Magari “coperti”. Come diciamo noi a Parigi, à la guerre comme à la guerre, ovvero, au gentilhomme, gentilhomme; au corsaire, corsaire et demi. Quando dico rimedi, non intendo riferirmi a cortei, convegni, chiacchiere e manifestazioni antimafia segue cena. Intendo dire rimedi: ci siamo capiti? “Cum parole”, ci spiega il Machiavelli, “non si mantengono li Stati”, e tanto meno si arrestano gli assassini.Ulderico Nisticò |
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