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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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LA VORAGINE
Non sono un amministratore, io; e nemmeno, in senso stretto, un politico. Sono, di mestiere, professore di lettere; e, per svago, parecchie altre cose, tra cui lo storico in genere e lo storico locale; e per di più posseggo ottima memoria. Perciò ricordo ai miei coetanei, e insegno ai più giovani com’è che siamo arrivati a questo punto. Verso il 1970 i governi di centrosinistra inventarono, con la riforma sanitaria, le Unità Sanitarie Locali, carrozzelle con presidente, vicepresidente, giunta, comitato, maggioranza, opposizione, crisi, rimpasti e ogni diavoleria della Prima repubblica; e stipendi, stipendi, stipendi, e denaro a fiumi. A quei tempi la DC e il PSI e annessi i soldi li stampavano come i coriandoli di Carnevale! E valevano poco di più. La Calabria, dove dell’assistenzialismo abbiamo fatto una welthanschauung, ovvero visione della vita, di UUSSLL ne spuntarono come funghetti nel trentadue (32); e, per venire a qui, una a Soverato, una Chiaravalle, una a Serra. L’operazione venne preceduta da una lunga discussione sulla “pianta organica”, seguita da un’ancora più lunga sull’ “ampliamento della pianta organica”: assunzioni, assunzioni, assunzioni, con ogni più strano pretesto; e giù concorsi interni per le promozioni più incredibili! Incredibili, per modo di dire: credeteci benissimo! Così è fatta la Calabria. A nessuno venne mai a mente che un ospedale è un edificio dove si curano i malati, o una scuola un luogo dove si impartiscono provocazioni culturali: solo “posti”, e, nei dintorni, l’apertura di un bar! Gli assunti e le loro figliolanze, credendo di aver vinto un terno, spesso una tombola, abbandonarono la terra, il gregge, la bottega; e quel poco di autonomia produttiva che ancora la Calabria conservava, se ne andò a diciamo così farfalle! Verso gli anni 1990, se non altro le UUSSLL diventarono AASSLL, e solo, beh, solo, undici; poi cinque; oggi, finalmente, nessuna, grazie al commissariamento! E intanto sparivano i presidenti, le opposizioni e le crisi. E intanto chiudeva di fatto l’ospedale di Chiaravalle, chiusura che il sindaco di sinistra e l’opposizione di destra continuano a chiamare ristrutturazione, persino potenziamento. Le parole, ahimè, hanno smarrito da un pezzo ogni dignità. Quel che è meglio, finirono le assunzioni: chi c’è, c’è; e chi no, a casa! E così la mollezza dei padri ha provocato l’eterna disoccupazione dei figli. Adesso è l’ora di iniziare a fare due conti: spendere per la sanità esattamente quanto serve, senza un solo centesimo di più; e tappare d’urgenza la voragine! Ulderico Nisticò
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