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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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IL 20 SETTEMBRE E AMIRANTE
L’Amirante venne avviato agli studi militari presso la borbonica Nunziatella, però, per ragioni di età, diventò ufficiale quando c’era già il Regno savoiardo. Comandava una batteria di cannoni allorché, il 20 settembre 1870, l’Italia attaccò Roma ancora pontificia. Pio IX ordinò al generale Kanzler di difendere la città con le armi, rivendicando così agli occhi del mondo che cedeva sì alla violenza, ma non rinunciava allo Stato. E fu per questo atto che, nel 1929, il Concordato tra Mussolini e Pio XI restituì alla Chiesa un suo territorio, sia pure ridimensionato. Quel 20 settembre 1870 si combatté dunque davvero, e si contarono morti e feriti e tra i bersaglieri italiani e tra gli zuavi pontifici. Tra i feriti italiani, l’Amirante, che, durante la degenza, subì una crisi spirituale; lasciò quindi la divisa, chiese perdono al papa, divenne sacerdote dotto e caritatevole, e morì in odore di santità. La causa di canonizzazione è promossa e condotta dalla diocesi di Napoli; ed è giunta, lentamente, al secondo grado, quello di Servo di Dio. Per il resto del percorso verso la gloria degli altari, restiamo in attesa. Non fu mai nemmeno iniziata la causa a favore di Francesco Marini da Zumpano, fondatore dell’Ordine degli Agostiniani Riformati, o Zumpani, e della Pietà allora, verso il 1510, territorio di Soverato, oggi di Petrizzi. I suoi monaci lo chiamarono frettolosamente beato, e lo si ripete tuttora, ma infondatamente. Fra Giacomo da Soverato, l’unico dei tre soveratano vero, fu un cappuccino di alto livello culturale, e come tale è ricordato dal suo Ordine. Ma sia Zumpano sia Giacomo possono vantare solo due viuzze sconosciute e bruttine. Purtroppo la toponomastica è tutt’altro che una scienza esatta.Ulderico Nisticò
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