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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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ESQUILACHE
Intanto il principato si era ridotto alla sola città di Squillace, che infine venne venduta ai De Gregorio con il titolo di marchese. È Leopoldo di Squillace quello il cui nome risuona ancora nelle cronache, nella storia, nella toponomastica, nel teatro e nel cinema. Nato a Messina nel 1699, fu ministro di Carlo di Borbone, che dal 1734 era re di Napoli e re di Sicilia; quando egli divenne Carlo III di Spagna, nel 1759, lasciando i troni italiani al figlio Ferdinando IV e III, Leopoldo lo seguì, e, chiamato sempre Esquilache, divenne ministro spagnolo. Di idee illuministe e anticlericali, tentò una serie di riforme di ammodernamento e accentramento amministrativo, che suscitarono una vasta reazione di ecclesiastici, nobili e popolo, anche per i metodi polizieschi di governo, fino ad imporre la foggia dei vestiti! Nel maggio del 1766 insorse Madrid, e l’evento ha nome, nella storiografia iberica, el motin de Esquilache, il moto, l’insurrezione contro Squillace. Carlo III non sostenne abbastanza il suo ministro, e questi si dimise. Nominato ambasciatore a Venezia, vi morì nel 1785. Il motin è immortalato da un quadro del Goya; da un dramma di Antonio Buero Vallejo, “Un soñador para un pueblo”, da cui è stato tratto il film storico di J. Molina Esquilache del 1989, che, ovviamente, nessuna sala cinematografica calabrese ha mai proiettato: e già, noi dobbiamo vedere solo film per depressi e seppie mentali spacciate per capolavori... che se non li proiettassero a spese di Soverato nessuno li vedrebbe mai! Ci sono in Spagna vie intitolate al marques de Esquilache, e vie anche a sua moglie, donna Pastora Paternò. Un corollario. Non è che noi siamo diventati improvvisamente più importati perché nel XVII e XVIII il nome di una città calabrese vagò per le Americhe e la Spagna. Mica siamo provincialotti, noi: quanto meno, io! Però è un pezzettino della nostra storia, ed è meglio saperlo che non saperlo, e comunque non fa male. Sarebbe anche utile approfondire meglio i nostri secolari rapporti con la Spagna: certi cognomi come Pelagi, Lopez... toponimi come Razzona... qualche parola in dialetto come nignu... e chissà se dei calabresi seguirono i feudatari nelle loro avventure americane ed iberiche. Storia vera da studiare, mica lo sbarco di Ulisse e i Templari. Ulderico Nisticò
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