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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
Numero 185 - Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it |
LE STRADE CHE NON CI SONO
Fatta tale premessa di ordine generale, vi informo che sono in possesso di documenti del 1968, dico 1968 – io a luglio, da poco diciottenne, finivo gli esami di Stato; ad ottobre iniziavo a fare il sessantottino a Pisa – in quell’anno alcuni politicanti, e due o tre sono ancora in giro!, si riunivano in Soverato per dichiarare imminente la Superstrada delle Serre. Imminente, dico! Ahimè, di quanto sto per raccontarvi mi viene una vergogna da farmi rosso come il fuoco! Io ero un giovanotto già di notevole esperienza di vita; e altra ne feci a mie spese fino al 1971, anno nel quale intrecciai un’intensa e complicatissima storia d’amore, la quale si svolse a Pisa ma anche a Vibo Valentia, città nella quale io mi recavo, come farei tuttora, via Germaneto, Lamezia e Pizzo, chilometri cento circa. Ahimè, ragazzi, quanto è vero che l’amore è cieco! Il mio doveva essere una mandria di talpe, se un bel giorno dissi, ahimè, sì, lo dissi alla quondam fanciulla del cuore: “Sta’ tranquilla, cara: da un momento all’altro finiranno la Superstrada tra Soverato e Vibo”. Lo dissi davvero, l’ingenuo, e ancora mi vergogno come un ladro! Di lei non so più niente da un pezzo; e la strada non è finita, anzi è iniziata appena! Si fece intanto il 1985, e, saputo che si teneva a Serra un convegno sull’imminente Superstrada, presieduto dall’allora sottosegretario Mario Tassone, tuttora in giro, pensai bene di partecipare. Un importante funzionario dell’ANAS ci distribuì una carta con tutti i numeri. Io, fatti due conti, presi la parola e feci sapere che, stando a loro, c’erano i soldi per un chilometro e settecento metri. Calcolo generoso: alla fine spuntò quel piccolissimo tratto tra il Cucco e Vallelonga. Intanto, tra una lite e l’altra di sindaci, il tracciato era cambiato seicentosessantasei volte, per cui quel chilometro non serve a niente. Seicentosessantasei, numero apocalittico! Sed fugit interea, fugit inreparabile tempus, e arriva il 1994, sotto il primo ed effimero governo Berlusconi. Un bel gruppo di esponenti del centrodestra – me compreso, perché c’era ancora il MSI – annunziò che la strada era “cantierabile”. Manco a dirlo, cadde il governo. Tornò la sinistra, e, in nome della giustizia sociale, ecco che tirò fuori per capriccio un costosissimo svincolo supplementare di Argusto, per cui si dice siano stati dilapidati sette miliardi delle allora lire, che, divisi per i cittadini della nobile cittadina, fanno 9.040 euro di ora a testa! Accadeva intorno al 1997. Oggi, 2010, possiamo percorrere niente di meno che dal suddetto ignobile svincolo alla Razzona; e ammirare due o tre operai che di tanto in tanto lavorano con la raffinatezza del tombolo, facendo presagire che me ne andrò in pensione prima che abbiano finito il tratto Augusto – Gagliato! E non diciamo niente della misteriosa bretella Gagliato – Campo Petrizzi, che, a parte la sua palese inutilità, è ferma da tempo immemorabile dopo che hanno sbancato mezza collina. Un mucchio di soldi triturati. Secondo me, sarebbe l’ora di sbrigarsi, dopo quarant’anni e passa. Il bello è che lo dico solo io, e non protesta nessuno, non grida nessuno... nessuna signora Iolanda trova di ridire! Tutti pecorelle, tutti leprotti, tutti come le vacche in fila nel traffico, a spendere benzina, gomme, usura auto, tempo... E nessuno chiede a deputati, senatori, consiglieri regionali eccetera come mai non abbiamo la strada! E anche alla ditta, che ha impiantato un cantiere da costruire due Colossei, e la strada non cresce lo stesso. Coraggio, chiediamo notizie a tutti i politicanti di passaggio e stanziali. La prima volta, cortesemente. La volta seguente, e le altre ancora, sempre di meno. Meno cortesemente, voglio dire. Ulderico Nisticò
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