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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

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LE MADDALENE PENTITE

   


 Se Raspa si rendesse conto di quante querele rischia ogni volta che parla di me (Vai all'Articolo... ndr)! L’ultima, per avermi definito soggetto psichiatrico. Qualsiasi giudice lo condannerebbe ad una decina di ergastoli. Ma io sono buono, eccome se sono buono! Capisco che la bile e l’invidia gli prendono la mano, e con esse una dimestichezza solo scolastica con la lingua italiana; e lo perdono.

 Ma parliamo d’altro. Si è scatenata una ridda di indignazioni, tutte antiberlusconiane, quindi, presumo, di centrosinistra. Ebbene, ragazzi: vi ricordate quante volte la sinistra ha inneggiato alla libertà sessuale, fino a ridurre il Sessantotto all’invenzione della minigonna? E quanti romanzi, film, canzoni su argomenti erotici? E la teorizzazione dell’edonismo? Ragazzi, non c’è filmaccio intellettuale che, ad una bella metà, non mostri qualche amplesso. L’ultimo, il mitico Moretti con tanto di fellatio in primissimo piano.

 Se Marrazzo va a viados, poco manca che non lo esaltino come studioso della civiltà brasiliana. Kennedy correva dietro la gonnella svolazzante di Marilyn, e mettono il ritratto in chiesa: storico! Se Clinton... vi ricordate, sotto il tavolo? Se Berlusca va a donne... o le donne vanno da lui; e se qualcuno, tra cui Michele ed io, se la piglia a ridere, ci accusano di tutti i reati del mondo, compreso aver lasciato il rubinetto aperto scatenando il diluvio universale.

 Francamente, in un mondo in cui anche per la pubblicità dei trattori ci mettono sopra una donna nuda di qualsiasi età, ce ne vuole faccia tosta a contare se una fanciulla ha o non ha esattamente 18 anni; premesso che, a 18 anni e un giorno, può darsi alla pazza gioia lei e chi con lei. Ragazzi, ma come sperate di farvi prendere sul serio con la vostra faccia da Savonarola calendario alla mano?

 Io non volevo, però mi ci tirate per i capelli, e devo per forza raccontarvi delle antiche storie. Chi è interessato, legga; chi no, se ne vada in giro a fustigare tutte le ragazze che anche per andare al supermercato indossano gonne con ampi spacchi e generose scollature. Procediamo raccontando fatti a ritroso.

 La Prima repubblica è stata accusata, quasi sempre giustamente, di ogni possibile misfatto, tranne che di vizietti personali. I democristiani, per dovere di firma, erano casa, chiesa e parlamento; i comunisti praticavano l’etica leninista del dovere prima di tutto; gli altri facevano poco testo. Oppure tutti fingevano, però bisogna riconoscere, se così fu, che fingevano molto bene.

 Il fascismo fu prevalentemente laico, e, se cattolico, poco clericale e bacchettone. Dannunziani, futuristi e trasgressivi vari riempirono di sé la belle époque, anche tra i politici. “Si fa, ma non si dice” era il ritornello di una canzone di gran successo. Gli amori di Mussolini richiederebbero un articolo a parte. Hitler non diede materia ai pettegolezzi; mentre il suo avversario Churchill, più che alle donne, era attaccato alla bottiglia. A proposito di Britannici, la storia erotica dei loro re va da Enrico VIII alle gesta degli Hannover-Windsor, non escluso lo stalliere della regina Vittoria, e fino ai contemporanei principi e principesse morti e vivi. Elisabetta II fa lodevole e rara eccezione.

 Il periodo risorgimentale italiano, sotto questo profilo, può essere raccontato anche come uno scontro metafisico tra rigorosi osservatori della morale quali Ferdinando II di Borbone o Pio IX, e zuzzurelloni dalla vita sentimentale agitata come Garibaldi dalle molte moglie e amanti, comprese le infedeli, o Vittorio Emanuele II detto “padre della patria e di molti patrioti”. Che abbiano vinto questi e perso quegli altri, fa venire pensieri amorali che è meglio non esternare. Nulla sappiamo di Cavour, ma ci basta la sua parente contessa di Castiglione, diciamo così agente del prefato Vittorio Emanuele.

 Su Napoleone III e di sua moglie Eugenia corre solo qualche pettegolezzo. Ma gli amori dell’illustre zio, da Désirée a Giuseppina alla Waleska a Maria Luigia, con relativi tradimenti di Giuseppina, e “une femme, une femme” gridato la sera di ogni battaglia vinta, sono cose arcinote. A Désirée non riuscì di diventare imperatrice di Francia, ma, sposando Bernadotte invece di Buonaparte, morì regina di Svezia e di Norvegia. L’amore è cieco anche con la geopolitica.

 Gli Asburgo, a sentire loro, erano castissimi e regolatissimi. Ma le avventure di Elisabetta detta Sissi, e la morte misteriosa di suo figlio Rodolfo a Mayerling hanno dato materia a film e libri a iosa.

 Corriamo più velocemente nei millenni andati. Federico II di Prussia amava tanto i suoi soldati che spesso ne voleva uno tenero per compagnia. Però si narra che una sera preferì alle grazie delle giovani reclute le dure e filosofiche carni di Voltaire. Non ebbe eredi diretti.

 Caterina II fu la creatrice della potenza russa. Vedova e sola, si dava da fare. Il valoroso Potemkin, immortalato da Einsenstein e Fantozzi, era chiamato l’imperatore della notte. Ma di giorno la zarina era lei, eccome: ottimo esempio di separazione tra pubblico e privato.

 Il lunghissimo regno di Luigi XIV di Francia fu accompagnato da molti amori, finché la Maintenon, moglie morganatica, lo mise a posto.

 Chissà se è vero che Filippo II di Spagna e il figlio don Carlos vennero a contrasto per amore di Elisabetta di Valois? Il coevo Enrico II di Francia morì torneando per gli occhi belli di Diana di Poitiers.

 Carlo V, imperatore cattolicissimo, lasciò figli spuri dovunque, e la leggenda dei “fo todos barones” per ricompensa di servizi notturni. Non dico nulla dei Borgia, una famiglia o di grandi santi o di grandi peccatori, anche carnali.

 Federico II imperatore ebbe tre mogli ma infinite amanti e relativi figli. È una calunnia, che sua madre Costanza avesse avuto un momento di passione per Satanasso al fine di mettere al mondo l’Anticristo.

 Riccardo Plantageneto detto Cuor di Leone... vedi Federico II di Prussia. Anche Riccardo, ovviamente, restò senza discendenti.

 Roberto Guiscardo, primo fondatore del Regno unitario del Sud, ripudiò Alverada per sposare la longobarda Sighelgaita: mal gliene incolse, perché, secondo una diceria, ella lo avvelenò. Più dolce, finalmente una, è la storia del fratello Ruggero I. Amava Giuditta, della famiglia del duca di Normandia, ma era troppo povero per averla; venne in Italia, si fece potentissimo granconte di Calabria e Sicilia, e poté finalmente coronare il sogno d’amore.

 Cattiverie polemiche e infondate dissero male della contessa Matilde e di papa Gregorio VII.

 Carlo Magno, a parte il ripudio di Ermengarda, venne tacciato niente meno che di incesto e necrofilia!

 Saltiamo ancora indietro. Ad Ottaviano Augusto ormai vecchio piacevano le ragazzine, in ciò trovandosi in buona compagnia del biblico re Davide: e di altri, tra cui Silvio. Giulio Cesare, suo prozio e a quanto pare non solo, amò riamato Cleopatra; ma praticava altri gusti, e un bel dì i suoi fedelissimi soldati gli cantarono così: “Cesare sottomise la Gallia; Nicomede, Cesare”. Era un reuccio della Bitinia, di cui Giulio aveva amato la moglie, ma il re ricambiò il favore. E i soliti soldatacci commentarono che della Bitinia era stato regina e re. Cleopatra amò anche Marco Antonio, e ci provò anche con Ottaviano vincitore. Vista vana la soluzione, non le rimase che l’aspide.

  I Greci non si prendevano molte preoccupazioni in materia, e tutti erano bravissimi nell’arte del non accorgersi di nulla. Pericle ebbe per amante Aspasia, che piaceva anche a Socrate. Gli eroici spartani attraversavano da ragazzi un curioso tirocinio quasi obbligatorio; un esempio seguito, alla lettera, anche dalle fanciulle dai facili e ridottissimi costumi. Paese che vai, usanze che trovi.

 Alessandro Magno aveva un occhio nero e uno azzurro, e per qualcuno fu segno che era figlio di Filippo e di Zeus, o di qualcun altro, secondo se Olimpiade era rimasta fedele o meno. Un mistero del quale non verremo mai a capo.

 Dalle nebbie del remoto passato facciamo emergere solo Semiramide, la quale per evitare di essere criticata come peccatrice, fece una legge che il peccato era lecito. Qualche maligno direbbe che era una legge ad personam.

 Scusate, ma al confronto di questi birbaccioni e birbaccione, Berlusca sembra un monaco certosino!

 Ulderico Nisticò

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POCHISSIME PAROLE A RASPA, SPERO LE ULTIME

   

 

  1. Quando mai io mi sarei pentito o mi sarei accorto di aver sbagliato sul caso Ruby? Continuo a prendermela a ridere su fatti buffi e privati, e che ritengo di nessuna importanza.

  2. Continuo a credere che il peggior Berlusca è meglio della migliore Rosy Bindi, idem per tutti gli altri; e che un giorno da ministro degli Interni di Maroni a colpi di arresti di mafiosi e camorristi vale dieci anni di Gava, Scotti e Rosa Russo Iervolino a soffi di chiacchiere, e di un milione di convegni antimafia segue cena.

  3. Continuo a sperare che il governo acceleri le riforme, infischiandosene di ogni prudenza. L’Italia, ma soprattutto il Sud e la Calabria, hanno bisogno di crisi durissime.

  4. La moralità che io “predico” è un tantino più seria dei peccatucci dalla cintola in giù.

  5. Raspa non si rende conto, sempre a causa della sua scarsa dimestichezza con la lingua italiana, che usa, a sproposito, parole da beccarsi dieci condanne per ogni querela. Buon per lui che non ho nessuna fiducia nei giudici, anzi sono certo che la prima udienza si terrebbe fra un secolo; e dovrei essere davvero matto a buttar via dei soldi per l’anticipo all’avvocato!

  6. Quanto è brutto il complesso di inferiorità!

 Ulderico Nisticò

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