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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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QUANDO CADE LA FRANA, POI...
Il dramma è che, se la frana sulla Panoramica ce la scansiamo per azione della Divina Provvidenza, ancora, e per chissà quanti secoli, il nome di Soverato resta associata alla strage delle Giare; e del resto le frane ci sono anche a Massa, a Messina, eccetera. Ma ognuno piange i guai suoi, e vi comunico che il nostro territorio più vicino è piuttosto in pericolo per ragioni di abbandono e di incuria. Da quando i contadini sono diventati bidelli e infermieri dal giorno alla notte, la campagna è tornata un deserto come prima dell’arrivo degli Enotri, Itali e Greci; dove c’è un rigagnolo che un tempo qualcuno amorosamente puliva, oggi è pieno di fango e di foglie, e bastano due o tre giorni di pioggia perché un microscopico fossato divenga un fiume. I torrenti quasi insignificanti, come l’Alaca, il Beltrame, con una, due notti d’acqua, eccoli un mare! E quando l’acqua incontra un ostacolo, acquista la potenza che si fa devastazione: come alle Giare! Il terreno è quello che è per sua natura, in parte franoso; e gli interventi artificiali sono estemporanei e mai coordinati; e perciò poco utili. Eccetera. Che fare? Occorrerebbe una politica organica di recupero delle aree in abbandono, cioè un sano ritorno all’agricoltura, ovviamente ammodernata non solo nei metodi, ma soprattutto nelle finalità produttive e commerciali; compreso un agriturismo genuino, non pizzeria con pergolato! Tornare alla campagna, dunque. Come? Intanto chiudendo il più possibile di incentivi alla pigrizia; e poi vietando per legge, e più per reazione morale, le famigerate lettere di don Milani dove c’è scritto che se uno è contadino, poveraccio lui; se invece fa l’impiegato, ha vinto un terno al lotto, anzi una “promozione umana”! Se mai, occorrono messaggi di segno contrario. Anche il recupero del territorio è lavoro, sono investimenti produttivi, e creano indotto. Un’impresa ciclopica, di cui però non mancano né la scienza né i mezzi tecnici; servono molti soldi, ma l’alternativa è lasciare le cose come stanno, meglio dire come cadono, e, quando un costone di collina distrugge o uccide, ripetere “un vero e proprio Giustino Fortunato con quel che segue”! Ulderico Nisticò
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