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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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TOPONOMASTICA SELVATICA
Soverato, come del resto quasi tutta Italia, ha una toponomastica selvatica e soggetta a vicissitudini e politiche e di moda; ma più spesso, e in larghissima misura, ad anarchia e caso. Ci sono intitolazioni a perfetti sconosciuti; e intitolazioni palesemente lottizzate; e intitolazioni diciamo così private, che ognuno si fa per conto suo nel senso che mette una targa, e, giacché nessuno gliela toglie, questa resta come se l’avesse deciso un rescritto imperiale in persona! Per umana carità e rispetto, non faccio nomi. Che avete capito? Rispetto nei confronti dei morti, dico. Parce sepulto, insegnano i latini. Intanto mancano in Soverato delle importanti denominazioni anche di ordine locale. Fra Giacomo e fra Zumpano sono trattati malissimo; Mimì Caminiti è senza ricordo. Domande: 1. Per ogni denominazione delle vie di Soverato troveremmo, negli uffici, una regolare delibera comunale? 2. Sono sempre state seguite le procedure, ovvero consultata la Deputazione di storia patria e chiesta l’autorizzazione della Prefettura eccetera? 3. Esiste una commissione della toponomastica? Proposte: occorrono dei criteri definiti, ovvero: a) rispetto della legge: mai intitolazioni prima di dieci anni dal trapasso; se dopo un decennio qualcuno si ricorda ancora del defunto, vuol dire che ne vale la pena, se no meglio lasciar perdere; b) senso delle proporzioni tra l’importanza del personaggio e l’importanza della via; c) niente impuntature ideologiche e ideuzze passeggere: le mode passano, le strade restano. Ulderico Nisticò
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