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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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I DILEMMI DI TIANI
Non so se Giancarlo Tiani prima di invitare me a tenere una relazione storica ha valutato delle altre ipotesi; tra queste, non certo quella di tal Raspa, che di storia sa solo quello che, per l’interrogazione del giorno dopo, ha studiato a scuola; e che deve aver litigato con l’Angelo del dubbio, visto come propone certezze patriottiche che neanche il cavallo impagliato di Garibaldi a Caprera ancora manifesta. Scusate, la cavalla: don Peppino anche nell’ambiente equino preferiva le femmine, noto donnaiolo e tombeur de femmes com’era. Eh, se anche Francesco II e suo padre fossero stati un poco più divertaioli e scampaforche e avventurieri come l’eroe dei due mondi e il suo re Vittorio Emanuele, padre della patria e di molti patrioti, le cose del 1860 forse andavano diversamente. Ah, direbbe Raspa: ma Garibaldi era repubblicano! Così ha letto nell’unico testo di storia che ha. E invece Peppe partì repubblicano da Quarto, però arrivò monarchico a Marsala e a Salemi, dove si proclamò “dittatore in nome di Vittorio Emanuele”. Giro giro tondo, quanto è bello il mondo! Ma Raspa ha letto solo il suo libro di testo a scuola, e non dubita mai. Cave hominem unius libri, insegna san Tommaso d’Aquino. Ma veniamo a Tiani. Io al suo posto, dovendo scegliere uno storico, delle due sarebbe stata l’una: o facevo venire un accademico da fuori, a pagamento salato; e succedevano due cose: una, che costava un pacco di soldi; due, che il paludato dotto si portava cinquanta fogli scritti e li leggeva tutti con lo stesso tono a decibel quasi zero, con effetto soporifero che neanche una tonnellata d’oppio; o chiamava un amico che, a titolo grazioso e per svago, uno, sa le cose, due le racconta con stile e senza angustiare l’uditorio. Ma questo amico, ha i titoli per essere chiamato? Sì, se lo invitano dovunque, anche le amministrazioni: il 16 mattina era a Montepaone, il 17 mattina a Palmi, il 17 sera a Soverato; eccetera. Sì, se ha scritto ponderosi tomi di storia: Storia delle Calabrie; Prontuario oscurantista; Abele e Caino, storie della guerra mondiale 1814-2001; Controstoria delle Calabrie; ed edizioni critiche di antichi storici; e infiniti saggi e articoli e conferenze e relazioni; nonché volumi di storia cittadina e da solo e con Fiorita e altri. È socio della Deputazione di storia patria; ha ottenuto per opere storiche tre volte il Premio Presidenza del Consiglio dei Ministri… Insomma, ha qualche titolo. Se anche gli altri ne hanno, li tirino fuori. Del resto, il Consiglio Comunale convocato da Tiani è aperto. Raspa può, brevemente, intervenire, e se ha argomenti, li esponga. Argomenti, non bolsa e trita retorica, parole vuote e bile e invidia. Se no, meglio star zitto! Un momento: e i Borbone? Ma, ragazzi, volete che uno storico serio si beva la bufala crociana che la storia d’Italia sia iniziata nel 1861? A parte il re Italo, il Regno meridionale c’era già quando in quasi tutto il resto d’Europa non sapevano farsi la barba. Dal 1734 venne riportato alla piena indipendenza dai Borbone; questi ebbero degli oppositori tra i borghesi e nobili, ma la fedeltà di gran parte del popolo. Mongiana c’era davvero, e anche Razzona e molto altro, secondo i tempi. Oggi, centocinquantesimo dell’unificazione, alla Calabria sono rimasti solo gli occhi per piangere e qualche residuo assistenzialismo avvelenato, anzi nemmeno quello. Ulderico Nisticò ARTICOLO CORRELATO
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