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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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DUE FRATELLI E I MIEI AMICI DI SQUILLACE
Don Gregorio Pepe ebbe ventidue figli. Florestano, uscito dalla Nunziatella, divenne ufficiale nel 1796; aderì alla Repubblica Partenopea, un organismo creato dagli occupanti francesi e di fatto privo di ogni potere, ma che raccoglieva ideologici illuministi e “giacobini”. Quando gli stranieri vennero cacciati dalle Masse calabresi di Santa Fede guidati dal cardinale Fabrizio Ruffo, i repubblicani napoletani ebbero qualche giorno di libertà, e si batterono con coraggio. Alcuni dei capi, un centinaio, vennero processati e condannati a morte; gli altri poterono esulare in Francia. Florestano tornò con la nuova occupazione francese, questa volta monarchica, del 1806, e militò sotto i due “re” napoleonidi Giuseppe Buonaparte e, nel 1808, Gioacchino Murat. Questi, anche in contrasto con l’imperiale cognato, cercava di mantenere una certa autonomia per il Meridione, e favoriva la formazione di ufficiali e funzionari napoletani. Murat tuttavia partecipò alla spedizione di Russia, presto conclusa con il disastro della Grande Armata. Florestano comandava i cavalleggeri che, il 5 dicembre 1813, respinsero i cosacchi e scortarono Napoleone fino a Vilna (Vilnius). Florestano poi difese Danzica; e, dopo Lipsia, tornò con Murat nel Regno. L’ondivaga politica di Gioacchino portò, nel maggio 1815, ad una breve e infelice guerra contro l’Austria, conclusa con la sconfitta di Tolentino. Mentre Murat fuggiva in Francia, Florestano ricondusse intatto l’esercito in patria, e negoziò la Convenzione di Casalanza con Ferdinando, riconoscendolo re a patto che egli riconoscesse titolo e terre ai murattiani: un compromesso foriero di tutti i nostri futuri mali! Florestano si ritirò in aspettativa; ma quando nel 1820 Ferdinando, su pressione di Guglielmo, concesse la costituzione, ma la Sicilia si ribellò a Napoli, il governo inviò nell’isola Florestano. Questi aveva trovato un accordo con i siciliani; ma l’ottuso giacobinismo centralista del parlamento napoletano vanificò il suo buon senso con la furia cieca di Pietro Colletta. Nella seguente primavera, un esercito austriaco, in mezzo al quale c’era Ferdinando, marciò contro il Meridione: Florestano, capo di Stato Maggiore, aveva concepito un buon piano; ma le ambizioni e le liti tra il fratello, il Colletta, il Carascosa, e l’evidenza che i soldati non avrebbero combattuto contro il re, lo fecero fallire. Ritiratosi a vita privata e indisturbato, morì a Napoli nel 1851. Le vicende giovanili di Guglielmo, sono simili a quelle di Florestano. Con i francesi di Napoleone combatté in Spagna, poi nel 1806 tornò a Napoli. Una pessima pagina della sua storia fu l’assalto e saccheggio di S. Andrea [Apostolo Ionio] da parte di soldataglia francese, tra cui c’era però Guglielmo! Era generale borbonico in servizio quando, nel 1820, si mise alla testa del moto costituzionale; tentò di formare un governo; nel 1821 di sua iniziativa attaccò gli austriaci a Rieti, venendo sconfitto, e andando in esilio. Tornato nel 1848, quando Ferdinando II concesse la costituzione, e brevemente al governo, propose al re che assumesse il comando dell’esercito e marciasse assieme a Carlo Alberto contro l’Austria; Ferdinando, sospettoso, inviò Guglielmo. Questi, assieme ai volontari toscani, ottenne un successo a Curtatone e Montanara, consentendo al Savoia la vittoria di Goito. All’ordine del re di tornare a Napoli, disobbedì e passò a Venezia, assumendo il comando della città, e divenendo una sorta di memoria storica veneziana, come si legge nel Nievo, e si vede nel solenne monumento che accoglie ogni visitatore. Morì a Torino nel 1855. Due figure importanti, come si vede; ma mentre Guglielmo interessa, o, se volete, affascina per il suo ruolo politico e le sue avventure anche umane e amorose, non ‘è dubbio che, quanto a qualità militari, Florestano lo sovrasta di gran lunga. Infatti la caserma catanzarese Pepe è intitolata a lui, a Florestano, mica a Guglielmo. Gli storici militari sanno il fatto loro. Tutto qui, mica è tanto terribile, cari amici di Squillace!Ulderico Nisticò
Per eventuali Commenti su questo articolo scrivere a: info@soveratoweb.it Nell'articolo di Ulderico Nisticò sui Pepe, si parla di una battaglia di
"Curiosone e Montanara". Sicuro che si tratti di "Curiosone" e non di "Curtatone"?
Anonimo Risposta di Ulderico Nisticò Vero che chi firma è sempre responsabile; però la colpa non è mia, bensì
di una recente istallazione di un programma di videoscrittura che, se uno
non si ricorda di modificarlo d'urgenza, ha una maledetta funzione di
correzione automatica. Per esempio, se scrivete Soverato, esce Noverato. Mi
assumo lo stesso la responsabilità, e mi percuoto il petto e cospargo il
capo di cenere, e come quasi compaesano dei Pepe e come studente di Pisa, il
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