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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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CI MANCA SOLO PINO APRILE
Però, uno che si picca di storia, dovrebbe almeno possedere alcune nozioni di base, e tra queste una banalissima: monarchia assoluta non vuol dire che il re si può giocare a carte un’industria, un incrociatore, oppure i sudditi... Anche solo pensarlo, vuol dire far storia con i film americani di caricatura del passato! La fabbrica di Mongiana e le moltissime altre del Regno, o erano private (Razzona, per esempio, dei Filangieri) o erano dello Stato, non personalmente del re. Non me lo fate ripetere, o è come se mi costringeste ad insegnarvi che in una partita di calcio vince chi segna di più: è un assioma, e gli assiomi sono evidenti. Se no, non parlate di calcio e di storia. Infine, caro Normanno: ma lei ha mai letto il De Sivo, che osa citare a sostegno di tesi antiborboniche? Ahimè, certamente no! Giacinto De Sivo, nato nel 1814, uomo di legge e storiografo, restò qualche mese a Napoli dopo l’esilio di Francesco II, combattendo una battaglia culturale e giornalistica contro i Savoia; venne arrestato due volte, e la sua casa saccheggiata dai garibaldini; passò presso il re a Roma, dove morì nel 1867. Pubblicò nel 1863 la Storia delle Due Sicilie dal 1847 al 1861, narrando le vicende da un punto di vista dichiaratamente e squisitamente napoletano e borbonico; e proponendo una confederazione di Stati italiani; anche se, con molta onestà di storico, non manca di evidenziare i difetti del nostro Regno. Caro Normanno, citazione davvero inopportuna, anzi tirata a indovinare sperando che nessuno sappia niente del De Sivo. Ma qui ci sono io, e lei capita male! Ma almeno lei, Normanno, ci prova a nominare un autore che non sia il libro di testo omaggio: congratulazioni. Ora aspettiamo gli apriletti scopiazzatori nostrani. Ricompare Caterinella ella ella. Questa volta non vomita, anzi mostra uno stile pesante da professore di diritto. Ecco un’altra prova che Caterinetta non esiste, è un nome fasullo sotto il quale si nascondono uno o più d’uno. Dal fraseggio astratto e involuto, con opinioni che si infilano sotto altre opinioni (e “sempre l’uomo in cui pensier rampolla sovra pensier da sé dilunga il segno”, scrive un poeta: chissà chi), i miei sospetti si confermano. Ciao, Caterinuccio.Ulderico Nisticò ARTICOLI CORRELATI
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