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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò

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TURISMO AFFIDATO ALLA BUONA FORTUNA

  


 Secondo me turista è uno che, pensando d’inverno alle ferie d’estate, entra a gennaio, massimo marzo in un’agenzia, chiede dove possa andare di bello; espone le sue esigenze e i suoi eventuali limiti di spesa; si sente elencare alcune località con le diverse tipologie, e sceglie, per esempio, Soverato esattamente come potrebbe scegliere San Filiu in Catalogna o Lemno in Grecia; prenota e paga un anticipo; nel periodo prestabilito, giunto nella località prescelta, occupa una stanza d’albergo, un ombrellone presso un lido, dei coperti in ristorante; partecipa a gite culturali, spettacoli, concerti; infine se ne torna soddisfatto per essersi svagato, aver visto cose belle e aver pagato il giusto. Domanda: quanti dei forestieri che ad agosto vagano per Soverato somiglia anche solo un po’ alla suddetta definizione? Secondo me, molto, molto pochi. I più sono nobilissimi emigranti di ritorno, che non “scelgono” la Calabria, bensì hanno gratis la casa di mamma; e tanto meno “scelgono” Soverato o Montepaone o Davoli, ma è il mare più vicino; e tanto meno alloggiano in albergo e sotto un ombrellone di stabilimento balneare. C’è qualche coraggioso turista vero, che prende una stanza in un albergo vero, ma i posti letto della Perla dello Ionio non arrivano a 400 (quattrocento), cioè un’ala marginale del più scassato hotel di Lloret de mar o Rimini.

 Diciamo dunque: il 10% in albergo; il 50 a casa di mamma nei paesi; resta un 40% che vediamo un po’ dove abitano. Dove? Negli appartamenti affittati in nero e senza scontrini e fatture, e, peggio, senza il minimo controllo di ordine pubblico. Potrebbero essere mafiosi, terroristi palestinesi o agenti israeliani entrambe categorie di bombaroli, o cortesi ospiti di qualche Centro di accoglienza e da lì fuggiti, eccetera. Bisognerebbe chiedere loro la carta d’identità come in albergo, e invece non gliela chiede nessuno. Mezza Soverato è stata costruita, e malamente, proprio allo scopo di affittarla in nero; e questa pessima pratica ha guastato un’attività turistica che fino agli anni 1980 era ancora fiorente non tanto per numero quanto per qualità, e generava indotto e lavoro.

 Questo sconcio deve sparire. Come? Obbligando i proprietari a mettere sul mercato ufficiale le offerte, con prezzi chiari e rispettando livelli decenti di strutture e igiene; e affittando anche a settimana, tanto il mese intero non lo fa più nessuno. Sarebbe, in pratica, un albergo diffuso. In albergo va di solito un turista di qualità. Di qualità: magari! E come?

 Il turista non va per caso in un posto; è il posto che se lo procura, con opportune campagne pubblicitarie non fondate su bufale come il bel mare, perché il mare è acqua salata azzurra da tutte le parti del pianeta, e diventa attrattiva solo quando è attrezzato di qualcosa di meglio della spiaggia e dell’acqua suddetta; e noi offriamo solo acqua e sabbia. Del tutto assenti sono poi tutte le altre forme di turismo: culturale, religioso, di salute, della terza età, congressuale, ambientalistico... Quanti forestieri sono mai stati accompagnati a vedere la Pietà, e figuratevi Serra, Roccelletta, Stilo? Rarissimi, penso. Del resto, so di fior di “intellettuali” di Soverato e Catanzaro che a Roccelletta non hanno mai messo piede manco se il pullman si è guastato all’altezza del bivio di Borgia!

 Di chi è la colpa? Degli operatori turistici, con qualche sporadica eccezione. Qual è il rimedio? Chiamare un esperto di scienze turistiche e affidargli la gestione di Soverato e dintorni, con pieni e assoluti poteri. Invece i dintorni e Soverato si affidano solo alla buona fortuna! E il sedicente turismo dura due settimane di chiasso ad agosto, e poi il silenzio.

 Ulderico Nisticò

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