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A parte il nomme de plume o pseudonimo che dir si voglia, il
Plinta ha compiuto un’operazione corretta, proponendo una soluzione per un
problema che la Calabria e Soverato non sanno affrontare, e che non è la
cultura in sé (ne abbiamo a covoni dai tempi del re Italo), ma
l’organizzazione della cultura. Un assessore alla cultura, infatti, non è
uno che sa le cose o che scrive e tiene conferenze, anzi potrebbe essere
anche ignorante come una scarpa, e assolvere lo stesso al suo compito, che è
di favorire la diffusione popolare della cultura altrui; se poi diffonde
anche la propria, magari è un risparmio. Nelle calabri terre, ahimè, c’è
sempre l’idea che la cultura sia una cosa per vecchi barbogi fuori dal
mondo, una cosa noiosa, bacchettona e falsamente moralistica, seriosa,
pesante, da eruditi, da grammatici; e soprattutto che non porta alcun
beneficio tangibile. Niente di più sbagliato: la cultura è intanto una
potentissima arma politica; poi una funzione educativa (o diseducativa, se è
cattiva!); e poi costruisce attorno a sé socialità e lavoro, e fa girare
denaro. Occorre un Mecenate, quel grande che non scrisse nulla, però
consentì di scrivere a Virgilio, Orazio...
Ecco cosa deve fare un
assessore alla cultura. Soverato sarebbe un ottimo banco di prova per chi
intendesse cimentarsi con un compito siffatto:
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Ha una tradizione secolare di studi; è attualmente un polo scolastico
variegato e con varietà di indirizzi: tutto questo però non si riverbera
sulla socialità, e, se mai, sono spesso proprio i professionisti, e i
professori in specie, ad estraniarsi dai contesti sociali e politici;
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Non manca di una tradizione di creatività: notevole è la produzione
storiografica e letteraria; e lunga è la tradizione teatrale e dello
spettacolo;
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Il pubblico della città, se sollecitato intelligentemente, risponde con
interesse ed entusiasmo;
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Soverato vanta un patrimonio storico e artistico, ed è al centro di un
vasto territorio ricco di mete degne di turismo culturale;
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La città offre strutture pubbliche e private adatte all’ambientazione di
eventi; penso soprattutto al teatro, una grande potenzialità finora non
bene utilizzata, e che ha bisogno di una gestione che ne esalti la
funzione;
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Sempre dimenticata dalla Regione, Soverato può e deve pretendere
attenzione, volgarmente detta anche adeguati finanziamenti.
Dite voi: “Ecco che
accetta al volo, e aspetta con ansia che lo nominino”. E invece no, miei
cari: se mai qualche futuro sindaco dovesse (e potesse!) trasformare l’idea
di “Plinta” in una proposta seriamente rivolta a me, sarebbe, spero, una
proposta politica nel senso più nobile, e meriterebbe una risposta politica
altrettanto nobile; e sarebbe che uno come chi scrive può accettare solo a
condizione di avere mano libera, senza interventi di chicchessia, e
obbedendo solo a criteri culturali nel senso più letterale. In termini anche
leggermente diversi, non ci pensate nemmeno, perdereste solo tempo in attesa
che vi dica un rotondissimo no.
Ulderico Nisticò
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