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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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CULTURA E TURISMO E SOLDI
C’ero stato più volte, soprattutto per vedere la singolare chiesa di S. Maria della Consolazione e la tomba di Filippo da Sangineto, guerriero e governatore di Toscana e Provenza; ma anche il Museo, la Torre Normanna... Rivedo il paese, e, a cena, mi piace ripetere al sindaco Coppola e all’assessore Barbieri quanto più d’una volta ho scritto su diverse testate e detto: che in Calabria il turismo culturale lo si sa fare seriamente solo in due luoghi: Santa Severina e appunto Altomonte, qui è stato senza meno merito di Belluscio (sorvoliamo su certe appartenenze), di cui l’attuale sindaco era vice; e tutti conosciamo la qualità del ristorante Barbieri. Un paesino, Altomonte, senza mare e senza piste di sci, eppure attrae e per le opere d’arte e per la capacità di creare iniziative, situazioni, occasioni. Ciò significa prestigio e onore per la cittadinanza, però, è ovvio, significa anche lavoro, significa che i visitatori spendono e il denaro circola e diventa volano di sana economia. Lo stesso è accaduto a Santa Severina, cui vorrò dedicare un pezzo in altro momento. Mi chiedo ora: ma dei passeggeri, dei bagnanti e persino dei turisti veri e propri che vengono a Soverato e dintorni (lasciamo stare le cifre fantasmagoriche, però ne vengono), quanti sono mai stati indirizzati a vedere la Pietà del Gagini e le altre opere d’arte di Soverato Superiore? Forse il 10%, temo il 5. E che meraviglia, se alcuni nostri concittadini, ritenuti dalla leggenda metropolitana illustrissimi e famosissimi uomini di cultura mi hanno o esplicitamente confessato o fatto capire di non essere mai stati, dico mai, a Roccelletta a dare un’occhiata a un’intera città romana con ipotizzabili antecedenti greci e con palesi seguenti medioevali? Il nostro territorio avrebbe da mostrare, da Squillace alla Certosa e alle chiese di Serra, all’archeologia industriale borbonica di Mongiana e Razzona, alla greca Caulonia (Monasterace), ai castelli e torri eccetera. Ciò consentirebbe ai forestieri di annoiarsi si meno tra mare e disperata passeggiata, e di tornare raccontando che qui non c’è sole e mare come in Polinesia, ma molti millenni di civiltà. Non mi ripeto sui vantaggi economici del turismo culturale. Ragazzi, se non lo sappiamo fare, mica è colpa mia: io a Roccelletta ci andavo scavalcando i muri quando era ancora proprietà privata; idem per il castello di Squillace quando era abbandonato. Ho scritto su tutto ciò dei libri. Il resto dovrebbero farlo i pubblici poteri e soprattutto gli operatori turistici.Ulderico Nisticò
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