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Rubrica di Società e Cultura di Ulderico Nisticò |
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TURISTI E SURROGATI
Secondo me, turista è uno che si chiama, verbigrazia, Brambilla Ambrogio, figlio e nipote e discendente di Lombardi almeno dai tempi di Gian Galeazzo Visconti se non di Teodolinda; che, entrato in un’Agenzia qualsiasi, si vede consigliare dieci giorni di ferie a, verbigrazia, Soverato, località e dintorni dove non ha parenti, e, attratto dall’offerta, prenota; e l’Agenzia gli fissa albergo e lido, anzi egli verrà qua munito di voucher; e, nei dieci giorni, starà al mare, mangerà roba locale; e la sera ascolterà musica e vedrà spettacoli, comprerà libri sul territorio; e verrà accompagnato a visitare almeno la Pietà del Gagini, la Roccelletta, Stilo, la Certosa... Orbene, quando, verso il 5 agosto e non prima e nemmeno tanto dopo, un passante gettasse lo sguardo sopra una spiaggia soveratese, forse pronunzierebbe la frase storica “Quanta gente”. Magari è mezzo vero, in quei pochi giorni agostarici: ma quanti di quei signori rispondono alla definizione di turista di cui al capoverso primo? Praticamente nessuno; al contrario, sono quasi tutti Macrì, Nisticò, Tassone, Donato, Rotiroti, Caporale... o stabilmente domiciliati a Chiaravalle, Badolato, Cardinale, Spadola... oppure, originari di Badolato, Cardinale, Spadola, Chiaravalle, e domiciliati a Torino e Milano per lavoro, sono tornati per le ferie; gli altri, i Soveratesi, i quali siamo pur sempre ufficialmente meno di diecimila, di fatto cinquemila in più, e dobbiamo pur fare i bagni. Anzi, io pago cabina e ombrellone; molti cortesi ospiti, stanno a spiaggia libera: e non sparate la bufala che sono poveri. Ecco spiegata la frase storica “Por mi vida, que de gente”, per i cultori del Manzoni. Quella “Quanta gente” che è stata fin dal 1970 la droga del turismo, l’endorfina artificiale che ci ha illusi di essere la Rimini del Sud, la Taormina del Nord, la Rodi dell’Ovest e l’Ibiza dell’Est. E invece di turisti veri non ne vengono almeno dal 1980; e del resto offriamo loro 380 posti letto, cioè meno di un’ala di un alberguccio solo di Milano Marittima. Gente, non turisti! Soverato è città di flusso, e anche lunedì mattina di gennaio arrivano migliaia di studenti e professori, eccetera. Surrogato di turismo, dunque, accontentarsi di panini e birre venduti a passanti. L’estate 2011 sarà uguale, anche perché nessuno ha fatto nulla, e dico nulla, per renderla diversa e un po’ migliore. Si può fare qualcosa, e mi ripeto solo in sintesi: 1. Mettere il turismo in mano solo a professionisti, al fine di elevarne il livello; 2. Impedire, anche per ragioni di ordine pubblico, l’affittanza in nero: gli appartamenti devono divenire albergo diffuso, alla luce del sole e con decorosi livelli di qualità; 3. Non limitarsi al mare, che tanto ormai interessa poco e niente; e se mare, che sia mare attrezzato; 4. Incentivare turismo culturale, di salute, religioso, di studio, degli anziani... Deve darsi da fare anche il (futuro?) assessore; ma è mestiere soprattutto degli operatori, e dovrebbe essere interesse di tutti. Turismo che funziona, significa lavoro e denaro che circola: e in paese ridotto a stipendi piuttosto bassi, è una risorsa che non possiamo permetterci il lusso di sprecare. Ulderico Nisticò
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